La notizia era nell’aria e stanotte è arrivata anche l’ufficialità: Antonio Conte non è più l’allenatore del Tottenham e chiude la sua era alla guida degli Spurs che ha portato tante aspettative, ma anche tante delusioni. Si chiude il secondo percorso del tecnico italiano in Premier League e stavolta è stato decisamente meno importante rispetto alla sua precedente esperienza a Londra, a capo del Chelsea. Il futuro è già vibrante per l’allenatore leccese che, secondo molti, ha tanta voglia di tornare in Italia. Le soluzioni per il suo futuro, però, almeno per il momento, non sembrano essere così tante.
Ci sono momenti in cui il futuro accelera e prende delle sterzate impossibili da prevedere, altri in cui semplicemente le separazioni arrivano quando devono arrivare, perché la misura è colma e gli scollamenti sembrano ormai impossibili da riparare. L’addio di Conte al Tottenham appartiene a questo secondo tipo, inevitabilmente. Il tecnico si era reso protagonista di un attacco diretto ai suoi calciatori dopo un pareggio rocambolesco in Premier League, ma quando le cose erano già precipitate per l’eliminazione degli Spurs dalla Champions League per mano del Milan. Ora in molti si chiedono cosa succederà nel futuro del tecnico con la Serie A che potrebbe presto riaccoglierlo. Non si tratta, però, di ipotesi scontate, visto che i nostri club, proprio in questa stagione, hanno dimostrato di poter dire la loro anche nelle massime competizione europee. Chi potrebbe accoglierlo nei prossimi mesi e soprattutto accollarsi l’importante ingaggio dell’ex Juventus e Inter?
Non si poteva proprio più andare avanti, non così. Conte non è più l’allenatore del Tottenham e la sensazione che questa notizia animasse la ripresa della settimana, proprio quando ripartono i campionati per club, era nell’aria da un po’. Gli Spurs hanno vissuto nell’ennesima stagione altalenante in Premier League, ma soprattutto in Champions League. Il passaggio del girone era arrivato per il rotto della cuffia e il doppio match contro il Milan ha evidenziato tutte le difficoltà della squadra a esprimere il gioco e il ritmo voluti dall’allenatore.
Quando poi è arrivata anche l’eliminazione in un confronto sulla carta abbordabile, probabilmente la misura era già colmo. Il gruppo, in alcuni dei suoi uomini fondamentali, non dava più l’impressione di poter seguire l’allenatore e le critiche erano arrivate anche da alcuni dei maggiori talenti a disposizione, come Richarlison. Poi, dopo il rocambolesco pareggio per 3-3 contro il Southampton e la rimonta subita, Conte non aveva risparmiato grosse critiche ai suoi calciatori per il risultato portato a casa, accusandoli per gli insuccessi recenti del club. Il suo sfogo davanti alla stampa, carico di frustrazione e rabbia, ha scoperchiato il vaso di Pandora. Sono saltati gli alibi e con frasi pesanti per responsabilizzare chi va in campo: “Dove sono i calciatori?” oppure “Sono undici calciatori che giocano per loro stessi, egoisti. I tifosi meritano di meglio”. Aveva fatto scalpore anche la frase in cui Conte sottolineava che il Tottenham non riusciva a vincere da anni e che aveva creato non poco fastidio alla società londinese, nonostante poi l’allenatore abbia chiarito che si trattava dell’ennesimo modo per stuzzicare i suoi uomini, se così si poteva definirli.
Insomma, c’era veramente poco da salvare a questo punto e con un finale di stagione che per tanti ha ancora in ballo trionfi, successi e lotte per i trofei. Non per l’ex Ct della Nazionale italiana, ormai fuori da tutti gli obiettivi che contano già a marzo. Non si poteva più andare avanti, questo è chiaro. Per questo, stamattina ci siamo svegliati con un annuncio ufficiale che ormai era nell’aria, quello della separazione consensuale tra gli Spurs e il loro, ormai, ex allenatore. Il comunicato è comparso sul sito ufficiale e sui profili social del club: “Possiamo annunciare che il capo allenatore Antonio Conte ha lasciato il Club di comune accordo. Abbiamo raggiunto la qualificazione alla Champions League nella prima stagione di Antonio al Club. Ringraziamo Antonio per il suo contributo e gli auguriamo ogni bene per il futuro”.
Un modo per liquidarlo, sì, ma anche per aprire una stagione differente e con nuovi intenti rispetto a quelli del tecnico leccese. Un bene per tutti probabilmente, a questo punto. Il presidente Daniel Levy, infatti, ha voluto rassicurare anche sui progetti del club, che sarà guidato fino a fine anno dal secondo di Conte, Cristian Stellini: “Abbiamo dieci partite di Premier League rimanenti e abbiamo una lotta tra le mani per un posto in Champions League. Dobbiamo tutti unirci. Tutti hanno un passo avanti per garantire il finale più alto possibile per il nostro Club e fantastici e fedeli sostenitori”. Ora non resta che guardare oltre e chiudere un capitolo che è stato insoddisfacente per entrambi, ma il futuro non sembra, in tutti e due i casi, così facile da pronosticare.
Sembra follia che un allenatore come Conte resti senza casa e senza reali obiettivi per cui lottare già a questo punto dell’anno. Una stagione che, tra problemi fisici e personali, perdite enormi e una sintonia che ha sempre fatto fatica a decollare si è profilata, fin dai suoi arbori, estremamente complicata. D’altronde, oltre alla mancanza di cattiveria agonistica e di altruismo sportivo, secondo l’allenatore, con il Tottenham pesava anche un contratto in scadenza a giugno 2023 e un rinnovo sempre più complicato da siglare.
Insomma, in un quadro del genere, la società non poteva far altro se non schierarsi dalla parte dei giocatori, o meglio contro un tecnico che non è riuscito a realizzare ciò che prometteva. Un Conte annichilito, rassegnato, così tanto arrabbiato con quelli che nel suo immaginario sono la sua immagine, i suoi scudieri in campo probabilmente non l’avevamo mai visto. Il tecnico leccese ha bisogno di creare un bunker intorno alla squadra, di vedere che tutti lo seguono in guerra e con movimenti indicati al lumicino in ogni momento della partita.
C’è a chi piace e a chi no, ma è un mantra che ha funzionato prima alla Juventus e poi all’Inter – ma anche al Chelsea – portando in dote titoli nazionali in serie dopo anni di carestie. Per questo non può essere come tutti gli altri, e non solo tra i nostri confini, soprattutto se si tratta di avviare un nuovo progetto dalle macerie, quello in cui l’ex centrocampista probabilmente è tra i più bravi in assoluto.
E ancora per questa ragione, nonostante le cose quest’anno stia andando decisamente bene per le big della nostra Serie A, nessuno può essere insensibile a un allenatore del genere sul calciomercato. Conte, con ogni probabilità, non avrebbe comunque rinnovato il contratto con il Tottenham da qui al termine della stagione, e in molti già l’avevano capito, ma avere la certezza di un condottiero come lui a piede libero di sicuro potrebbe stuzzicare la voglia di cambiamento di qualcuno.
In prima fila, neanche a dirlo, ci sono Juventus e Inter, ma in due momenti decisamente particolari della loro storia. I bianconeri, infatti, sono alle prese con le vicende giudiziarie e parallelamente con una fase di netta risalita sul campo. Oggi è in corso l’udienza preliminare, poi dovrà esprimere il suo giudizio il CONI, mentre la giustizia sportiva va avanti e potrebbe profilarsi anche la scure dell’UEFA. Insomma, non proprio una situazione bella, che potrebbe decidere a conti fatti anche del futuro del club e con quella penalizzazione da quindici punti a stagione in corso che ha cambiato drasticamente i piani della Vecchia Signora. Certo, in questo marasma giudiziario, ha acquisito sempre più forza la posizione di Massimiliano Allegri.
Il tecnico livornese ha dimostrato di saper essere l’uomo giusto al momento giusto per mantenere le redini della parte sportiva del club, ha messo in serie vittorie consecutive e un percorso comunque di primo piano in Europa League. Se la Juventus sta macinando punti e voglia di rimonta è soprattutto merito suo, ormai uomo di fiducia di una società che non sembra intenzionata a farne a meno. Certo, poi c’è anche quello stipendio alto, altissimo che la nuova dirigenza dovrebbe continuare a pagargli in caso di esonero, e al momento non avrebbe la possibilità di permetterselo, soprattutto in coppia con quello di Conte.
D’altra parte, un dato che va in senso opposto va comunque preso in considerazione. L’addio di Andrea Agnelli rappresenta un fattore predisponente importante per liberare la via che riporterebbe il tecnico leccese a Torino, dove ha già scritto la storia prima da giocatore e poi da allenatore. La cosa, però, non convince del tutto e soprattutto è difficile che la Juventus possa garantire il lauto calciomercato che probabilmente Conte chiederebbe. Insomma, prima che i tasselli vadano tutti al loro posto ce ne sono alcuni indispensabili da collocare e non è detto che succeda mai.
Un discorso analogo, ma fino a un certo punto, si può fare anche per l’Inter. In questo caso, la posizione di Simone Inzaghi pare essere molto più in discussione e soprattutto dipendente dai risultati del club da qui a fine anno, prima ancora che dalle idee della dirigenza. I nerazzurri stanno vivendo una stagione schizofrenica, in cui hanno raccolto finora prestazioni storiche e dalla precisa identità in Champions League e fortemente deludenti in campionato. Alla lunga, l’impalcatura messa in piedi dal tecnico ex Lazio ha dimostrato di potersi sgretolare rapidamente di fronte ad avversità un po’ più consistenti. In Serie A sono già nove le sconfitte totalizzate e non succedeva da tanto tempo. Lo scudetto ormai è irraggiungibile e anche il quarto posto è in discussione.
Sicuramente il trio formato da Marotta, Ausilio e Baccin non si aspettava di essere così lontano dal Napoli, ma neppure di superare il girone di ferro nella massima competizione europea e di poter mettere a bilancio l’ingresso ai quarti di finale, con tutto ciò che comporta. In più, l’Inter è in semifinale di Coppa Italia e ha già vinto la Supercoppa italiana, ai danni del Milan. È chiaro che Inzaghi si giocherà il futuro nel doppio confronto contro il Benfica: se dovesse centrare un piazzamento europeo dalla porta principale e soprattutto se dovesse riuscire a eliminare i lusitani dalla Champions, allora sarebbe davvero difficile pensare a una separazione. Al contrario, Marotta dovrebbe tenere conto di tutti gli errori commessi e potrebbe decidere di puntare su altri, su chi conosce meglio di tutti.
In ogni caso, ci sarebbe da superare un ostacolo niente male costituito dal mondo in cui Conte aveva lasciato Suning e Steven Zhang. Il ridimensionamento economico della società non aderiva ai piani del tecnico leccese, alle sue ambizioni per continuare a vincere, allora ha preferito incassare la buonuscita per sé e per il suo staff e andare via. Non esattamente il modo di lasciarsi bene e potrebbe essere decisivo, ora come ora. Al netto di nuovi possibili stravolgimenti che potrebbero riguardare la società nerazzurra e cambiare del tutto i piani. Anche perché non sarebbe lui l’unico nome nella lista di Marotta, pronto a puntare anche su allenatori di prospettiva come Thiago Motta e Roberto De Zerbi, ma con l’idea Diego Simeone che verrebbe sponsorizzata direttamente da Javier Zanetti. Troppo presto per parlare di futuro, ora come ora, ma con la consapevolezza che, in un modo o nell’altro, Conte sarebbe in lizza.
Infine, dato che Stefano Pioli sembra ancora saldo sulla panchina del Milan – almeno per ora e fino a prova contraria – e che la società punterebbe comunque su un profilo diverso, c’è da parlare della Roma. I tifosi giallorossi ora si identificano in tutto e per tutto con José Mourinho, un condottiero che comunque, al netto di un gioco non spettacolare, sta portando in dote trofei, punti e ambizioni rinnovate. L’addio, però, resta comunque un’ipotesi importante sul tavolo e a fine anno le parti dovranno sedersi insieme per decidere se andare avanti insieme o farla finita una volta per tutte. Di certo, in quel caso, le ambizioni dei Friedkin potrebbero avere la meglio e dimostrando di potersi permettere un allenatore come Conte alla guida della loro squadra. Ci sono riusciti con lo stadio, poi con Paulo Dybala: di fronte a un obiettivo concreto non si fermano davanti a nulla e a nessuno, come è giusto che sia. Ma chi vuole Conte deve garantire anche la possibilità di vincere subito e spese sul calciomercato di un certo tipo, questo non dimentichiamolo.
Infine, almeno allo stato attuale delle cose, non è affatto da scartare (anzi, le possibilità sono in aumento) la decisione di un nuovo anno sabbatico. Non sarebbe una novità per l’allenatore che già dopo l’esperienza al Chelsea aveva deciso di fermarsi per prendere in considerazione tutte le nuove esperienze al vaglio e soprattutto per ricaricare le batterie dopo stagioni intense e che lui vive sempre al massimo dello stress.
Ad avvalorare questa teoria c’è l’annata terribile che Conte ha dovuto vivere dal punto di vista umano. Ha visto morire amici come Ventrone, Mihajlovic e Vialli, gente che ha costituito tasselli importanti del suo percorso ed eventi che gli hanno stimolato la voglia di concedersi del tempo in famiglia, per se stesso, nelle full immersion ossessionanti verso la vittoria a tutti i costi. Potrebbe essere il momento giusto per una tabula rasa, anche per rinnovare alcuni principi del suo gioco, per poi tornare più forte di prima e con tante motivazioni in più. Anche perché, se invece si guarda all’esterno, non sono tante le soluzioni calde per lui.
Di certo, conta anche il punto di vista dei tifosi e, anche in questo caso, la platea si sta dividendo in chi ci punterebbe il prima possibile, rivolendolo sulle panchine più prestigiose della nostra Serie A e chi, invece, si negherebbe questa possibilità e non crede più in lui, soprattutto per un progetto a medio o lungo termine.
Di certo, tentare ora, a poche ore dall’esonero, di capire dove allenerà in futuro Conte è come giocare a carte con il destino senza sapere le carte che si hanno in mano. In tanti, tendono a scartare a prescindere la possibilità di un anno sabbatico senza prendere in considerazione le necessità dell’uomo, prima ancora dell’allenatore e uno stop forse sarebbe la cosa migliore possibile per rimettere tutto in ordine. Sicuramente, però, una panchina top in Serie A non è affatto un’ipotesi da scartare, anche se sul mercato italiano ha sicuramente un po’ meno appeal rispetto a un paio di anni fa. Dipenderà dal finale di stagione, ve lo ripetiamo: quindi, prima di sbilanciarsi verso ulteriori giudizi, occhio al campo, a chi dovesse fallire, ai possibili stravolgimenti societari ed economici, perché i risultati contano quanto i progetti – e questo nel calcio è vero sempre, quanto è ingiusto – e a quel punto il pressing per Conte potrebbe tornare a farsi ossessivo, per alcuni più che per altri.
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