Sul contratto a tempo determinato arrivano delle nuove disposizioni. Le proroghe consentite alle imprese, nell’arco di 36 mesi, si riducono da 8 a 5. E’ stato questo ciò che è stabilito da un emendamento del PD al decreto legge sul mercato del lavoro. Sono state, infatti, apportate delle modifiche, tra le quali quella che introduce l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato per quei datori di lavoro che stipulano contratti a termine oltre il 20%. Un altro emendamento prevede che le madri con contratto a tempo determinato possono far valere il periodo di congedo di maternità, fra quei requisiti che occorrono per avere la precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato. Alle lavoratrici è stato riconosciuto anche il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo determinato, che il datore di lavoro mette a punto entro i 12 mesi successivi alla maternità.
In data 21 marzo il Governo presieduto da Matteo Renzi ha introdotto una serie di nuove norme, che andranno a rivoluzionare in parte il mondo dei contratti di lavoro. A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge numero 34 “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”, sarà soprattutto il contratto a tempo determinato a subire le maggiori modificazioni. Sebbene l’obiettivo promosso da Renzi sia quello di rilanciare l’economia ormai immobile del Paese e soprattutto ridurre la rigidità del sistema contrattuale, le nuove regole non sembrano davvero risolvere la questione dei lavoratori precari, sempre più scontenti della loro situazione.
Ma guardiamo alle principali novità volute e introdotte dal Premier Renzi. Prima fra tutte, la durata del contratto a tempo determinato sale da 12 a 36 mesi. Viene poi eliminato l’obbligo di inserire una “causale” per specificare i motivi produttivo-organizzativi che determinano l’apposizione di un termine al contratto. L’acausalità fino a 36 mesi si applica nel limite dei tre anni.
Ma le novità che renderanno sempre più precari i già precari, riguardano in particolare le norme relative alle proroghe. Se in precedenza infatti, la proroga dei contratti a termine era prevista per una sola volta con esplicita causale.
A seguito dell’introduzione di queste novità, Marco Venturi, Presidente nazionale Confesercenti, ha dichiarato: “Mi pare che l’impostazione sia abbastanza positiva, anche se bisogna studiarne bene i dettagli, che sono sempre molto importanti. Il nostro obiettivo è semplificare gli adempimenti e ridurre i costi per le imprese ma anche creare opportunità per lo sviluppo, altrimenti è chiaro che non riusciamo a essere competitivi”
Il Dl lavoro deve essere modificato nella parte che riguarda i contratti a termine afferma invece il leader della Uil, Luigi Angeletti. “Irrilevante” invece, secondo il dirigente sindacale, è la modifica dell’articolo 18 per una maggiore flessibilità delle regole in entrata e in uscita. “L’unica cosa che deve essere modificata è quella sui contratti a termine – spiega Angeletti – Rinnovare otto volte un contratto per la stessa persona nello stesso posto di lavoro ha poco senso”.
Ricordiamo che la precedente Riforma del Lavoro aveva allungato le pause obbligatorie fra un contratto e l’altro: 60 giorni per i contratti fino a sei mesi (prima erano 10 giorni) e 90 giorni per i contratti più lunghi (prima erano 20 giorni). Oggi con il Decreto Lavoro, tuttavia, le pause sono tornate ai livelli pre-riforma (10 e 20 giorni) a secondo che il contratto duri o meno più di sei mesi.
Subiscono anche un notevole allungamento anche i tempi per impugnare il contratto a termine mentre si riducono quelli per il ricorso. Per la precisione la nuova norma (art. 11) prevede: 120 giorni per l’impugnazione, anche extragiudiziale (prima erano 60 giorni) e 180 giorni per il ricorso (prima erano 270).