Sergio Dompè spiega l’importanza del contratto di sviluppo per favorisce la competitività delle imprese sul mercato. “Il contratto di sviluppo è stato molto importante perché ci ha cementato nei confronti di una decisione di investimento significativo, aiutandoci a prendere la decisione e a supportarci per la parte finanziaria che era estremamente rilevante. Gli investimenti industriali fatti, in particolare, sull’industria della conoscenza sono vitali perché non solo comportano una prospettiva di tipo industriale, ma anche un’occupazione estremamente qualificata e oggi tutti i paesi cercano di attrarre questi investimenti”.
Prosegue poi il commento di Sergio Dompè, presidente e amministratore delegato della Dompè Spa – azienda leader nel settore farmaceutico impegnata nella ricerca e nella produzione di farmaci – sul contratto di sviluppo, l’incentivo gestito da Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo) per sostenere gli investimenti di aziende di grandi dimensioni.
“Ecco perché noi, ovviamente facilitati dal fatto che amiamo moltissimo il nostro territorio, con questo strumento ci siamo ancora di più determinati a fare questo tipo di attività qui in Italia. Questa attività, unita alle altre, aumenta la massa critica dell’investimento complessivo, che nel nostro caso supera largamente i 200 milioni di euro nei 25 anni, e dà anche la possibilità di essere parte di un network internazionale competitivo sulle life sciences, cosa che noi in Italia abbiamo già sviluppato in una maniera non indifferente. Quindi, è uno dei contratti che, secondo me, hanno contribuito a rispettare quello che è il presupposto di queste iniziative, che è di supportare e stimolare la competitività del nostro paese”, sottolinea.
Un progetto di investimento industriale, consistente nell’adeguamento dello stabilimento per produzioni a maggiore contenuto tecnologico e prospettive di crescita (Progetto Oki Plant), un nuovo reparto di confezionamento e nuovo magazzino per lo stoccaggio sono stati gli obiettivi del contratto di sviluppo, che è stato sottoscritto nel novembre 2014. Ad oggi, il relativo progetto risulta completamente realizzato, grazie a un investimento complessivo di 40 milioni di euro, di cui 10 milioni dall’agevolazione concessa, e un impatto occupazionale di 22 addetti (che sono passati da 260 a 282).
“In questo percorso, Invitalia è stato decisamente un buon partner, un partner – aggiunge Dompè – che non ha avuto eccessi di burocrazia e questo nel nostro paese ha un particolare significato. Laddove ci sono stati dei cambiamenti, delle modifiche, ci sono state le necessarie flessibilità, ovviamente con tutti i controlli del caso, che siamo i primi a ritenere appropriati e necessari. Abbiamo avuto un dialogo molto fluido con Invitalia”.
Il progetto ha permesso di ampliare un impianto biotech utilizzato per la produzione di anticorpi monoclonali, presso lo stabilimento dell’Aquila. Un polo dove l’azienda concentra le proprie attività produttive che vanta un centro di ricerche interamente dedicato all’individuazione di nuovi rimedi terapeutici per malattie rare e orfane.
Oltre al progetto di sviluppo industriale, ne è stato realizzato uno di ricerca industriale e uno di sviluppo sperimentale, volti a identificare nuove formulazioni idonee al trattamento di patologie dermatologiche e basate su rhNGF per il trattamento di patologie degenerative della parte posteriore dell’occhio.
“Il nostro Sud ha molte risorse qualificate, a costi molto competitivi, che hanno la possibilità di essere generatore di valore per il nostro paese”, afferma il presidente e ad, ribadendo come il contratto di sviluppo sia uno strumento “assolutamente positivo e, in un momento in cui l’economia non soltanto italiana ma internazionale mostra segni di rallentamento, l’investimento qualificato è quello che può meglio di altri combattere questo tipo di declino”. “E, se questo viene fatto sulle scienze della vita e sulla cosiddetta economia della conoscenza, l’investimento ha ancora maggiore significato”, aggiunge.
Dompè ricorda: “recentemente abbiamo fatto uno sviluppo a Napoli e devo dire che siamo contentissimi e prevediamo di aumentare per conto nostro del 60-70% le presenze nei prossimi 2-3 anni di persone super-laureate, in qualche caso anche italiani che sono tornati da attività che avevano trovato all’estero”.
“Che il contratto di sviluppo attragga investimenti è fuori discussione”, e “per il Sud – osserva – questo è ancora più importante”. “Ovviamente con la cura di inserire questi investimenti non in situazioni che non siano collegate a una chiara catena di competenze e competitività: senza questo diventa negativo; se invece si fa questo si dà un grande sostegno non soltanto alla crescita del Sud ma alla crescita del paese, che nel Sud trova delle risorse di particolare valore, con un rapporto di costo che è molto più competitivo della stragrande maggioranza degli altri paesi europei”.
In collaborazione con AdnKronos
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