La notizia della convertibilità tra lira ed euro aveva fatto tirare un sospiro di sollievo ai tantissimi italiani che ancora posseggono le vecchie banconote. Qualcosa però non sembra essere andato per il verso giusto se, come ha ricordato l’Unione Nazionale Consumatori, negli ultimi giorni i loro centralini sono intasati di richieste. Tutto verte intorno alla scadenza del cambio che, in base alla sentenza della Consulta, era il 28 gennaio 2016, mentre da Bankitalia arriva la dichiarazione che non esiste la prescrizione e che si è sempre in tempo a fare l’operazione di cambio. Cosa sta succedendo? Davvero non c’è più tempo per convertire le lire in euro?
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Intervenuta alla trasmissione “Mi Manda Raitre” nella mattina del 28 gennaio, la dottoressa Enrica Teresa Vignoli, Capo Servizio Cassa Generale di Bankitalia, ha dichiarato che non esistono termini di prescrizione per presentarsi agli sportelli delle filiali di Banca d’Italia e che la data del 28 gennaio come termine ultimo non esiste.
“Peccato che non sia così ed è una vergogna che un’istituzione importante come Bankitalia disinformi i cittadini”, ha invece spiegato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
Secondo quanto dichiarato da Dona e, come confermato dalla stessa dott.ssa Vignoli, non c’è una data di scadenza solo per coloro che hanno le prove di aver fatto richiesta di cambio tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012 e che hanno così bloccato i termini di prescrizione decennali, in scadenza il 28 febbraio 2012.
Chi invece si è fidato del decreto Salva Italia e sugli avvisi di Bankitalia per cui non era più possibile effettuare la conversione (e sono la maggioranza), deve fare riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale che ha riaperto i termini “solo per quel numero di giorni che restavano tra il 6 dicembre 2011 ed il 28 febbraio 2012” ha proseguito Dona.
In pratica, secondo i calcoli dell’UNC, la scadenza del 28 gennaio 2016 esisteva; probabile che si possa arrivare fino al 3 febbraio 2016, al massimo al 5 febbraio. In ogni caso, l’Unione consumatori invita a inviare una diffida così da poter direttamente avviare, in caso di rifiuto, le azioni contro la Banca d’Italia.
La sentenza della Consulta riapre i giochi
La sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo un articolo di un decreto dell’ex-Governo Monti, considerandolo non rispettoso dell’articolo 3 della stessa Costituzione e rendendo ancora possibile recarsi in banca per cambiare le proprie lire con nuovi euro. A tal proposito, Elio Lanutti di Adusbef ha dichiarato: ‘La sentenza della Corte costituzionale che in ottemperanza alla legge del 2002, offriva il diritto di convertire in euro le banconote e le monete metalliche in lire, fino al termine decennale di prescrizione, ossia fino al 28 febbraio 2012, che il governo Monti aveva anticipato al novembre 2011, offre la possibilità di poter cambiare da domani (oggi, ndr), negli sportelli della Banca d’Italia, banconote e monete in lire ritrovate in casa da migliaia di cittadini’.
La vecchia moneta era stata liquidata troppo in fretta, da alcune stime infatti, le lire ancora custodite nelle case degli italiani dovrebbero aggirarsi intorno al 1,4 miliardi di euro.
La sentenza afferma inoltre che la chiusura anticipata della possibilità di cambio della moneta vecchia con quella nuova non è giustificabile nemmeno nell’ottica della riduzione del debito:
‘Nemmeno la sopravvenienza dell’interesse dello Stato alla riduzione del debito pubblico, può costituire adeguata giustificazione di un intervento così radicale in danno ai possessori della vecchia valuta. Nel caso in esame non risulta operato alcun bilanciamento fra l’interesse pubblico perseguito dal legislatore e il grave sacrificio imposto ai possessori di banconote in lire, dal momento che l’incisione con effetto immediato delle posizioni consolidate di questi ultimi appare radicale ed irreversibile, nel senso che la disposizione non lascia alcun termine residuo, fosse anche minimo, per la conversione’.
E’ del medesimo avviso anche Massimiliano Dona, dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha aggiunto:
‘Dopo la decisione della Corte Costituzionale, che ha giudicato illegittima la prescrizione anticipata della lira decisa dal governo Monti, tutti gli italiani che posseggono ancora il vecchio conio possono ottenere il cambio lira/euro’.
Pronti quindi a convertire le vostre vecchie lire in nuovi euro? Per farlo vi basterà compilare il modulo pubblicato dall’Aduc, che trovate qui sopra, e spedirlo alle Filiali della Banca d’Italia, sempre se avete le prove di aver fatto richiesta tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012.
Le storie dei cittadini con le lire in tasca
Alla notizia che c’era ancora qualche speranza di poter convertire le proprie lire in euro, molti si sono precipitati, ma non a tutti è andata secondo le attese. E’ il caso della signora Angela Vargas, 60 anni, che si è vista rifiutare la piccola eredità inaspettata della madre. Lo scorso giugno, nella sua casa vicina al porto di Genova, è stata colta da un colpo di fortuna: ‘Ero con mia figlia Luisa, stavamo sistemando la soffitta. Cianfrusaglie e roba vecchia, accumulate negli anni da mia madre, morta a 90 anni nel 2006’, ha raccontato la signora Vargas. A differenza della figlia che avrebbe buttato via tutto senza pensarci troppo, la madre ha controllato con attenzione ogni angolo, ogni cassetto e per fortuna, perché dentro lo scrittoio ha trovato un rotolo: ‘Era avvolto in carta da pacchi, quando l’abbiamo aperto non potevamo credere ai nostri occhi. Erano banconote, in lire, soprattutto biglietti da 100 mila’. Dai conteggi è risultato un bottino di 37 milioni. Purtroppo però, la gioia e l’entusiasmo incontenibile della signora Angela è stato immediatamente stroncato dalla Banca d’Italia: ‘Abbiamo parlato con un funzionario della sede di Roma. Ci ha detto che i termini per convertire le lire in euro erano scaduti, che non poteva fare più nulla’.
Diverso destino è invece toccato a una donna rimasta vedova, che subito dopo la morte del marito, ha scoperto che in una scatola di scarpe erano custoditi 16 milioni e 200 mila lire. Non ha avuto esitazioni e ha deciso di donarli ai Padri Somaschi di Como, dicendo a padre Francesco Redaelli: ‘Non valgono niente ma vedete se riuscite a farveli cambiare’.
La vicenda risale al 2012 e anche in questo caso l’istanza di cambio era stata presentata fuori termine massimo, tuttavia i religiosi non si sono lasciati scoraggiare e hanno chiesto aiuto all’avvocato Pierpaolo Livio. Dopo quattro anni di battaglia legale, hanno avuto la meglio sulla Banca d’Italia. Il 26 maggio 2016 hanno ottenuto i soldi: 7 mila euro in contanti. ‘Settimana scorsa mi ha chiamato la Banca d’Italia per annunciarmi la bella notizia’, ha raccontato entusiasta l’avvocato Livio, che ormai aveva perso ogni speranza: ‘Mi hanno detto: Cosa fa, non viene a prendere i soldi per padre Redaelli? E giovedì finalmente abbiamo ricevuto i soldi’.
Tuttavia la battaglia per ottenere il tesoretto nascosto non è stata affatto semplice: ‘Ho presentato la richiesta alla Banca d’Italia, al ministero del Tesoro e all’allora Presidente del Consiglio Mario Monti sostenendo l’illegittimità costituzionale della norma e allegando anche una fotocopia di tutte le banconote che la signora aveva lasciato in dono alla parrocchia. All’inizio la Banca d’Italia non rispose. E in tanti mi dicevano un po’ sorpresi: Cosa ti sei messo in testa, di sfidare la Banca d’Italia? Ma con padre Redaelli eravamo determinati e oggi finalmente abbiamo ottenuto giustizia. La nostra è stata una delle pochissime istanze accolte in Italia. Siamo stati fortunati ma ci abbiamo anche creduto. Tantissime persone si presentarono allo sportello all’epoca però in pochi hanno fatto una domanda formale’, ha spiegato il legale dei Padri Somaschi.
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