Da molti mesi le pagine di giornali e blog specializzati sulle tematiche ambientali hanno concentrato la loro attenzione sulla Cop21, una sigla che indica la 21esima Conferenza delle parti, ma di preciso cos’è e qual è la storia di questo appuntamento internazionale incentrato sui cambiamenti climatici forse non tutti i lettori ne sono a conoscenza. Tutto nasce dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite (UNFCCC), un trattato ambientale internazionale siglato nel 1992 a Rio de Janeiro, durante un incontro passato alle cronache mediatiche come Summit della Terra: da allora la riduzione delle emissioni dei gas serra per arginare il riscaldamento globale sono diventati la stella polare dei 196 Paesi ratificatori, l’obiettivo da raggiungere con enormi sforzi da parte del mondo intero. A Parigi dal 30 novembre si terrà la 21esima di queste conferenze internazionali, e secondo molti addetti ai lavori si tratterà di un momento cruciale che passerà alla Storia, in un senso o in un altro, per le decisioni che verranno assunte.
L’UNFCCC è entrato in vigore il 21 marzo 1994, con l’obiettivo dichiarato di ‘raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico’, e nel corso degli anni ha visto crescere esponenzialmente gli impegni formali da rispettare per i Paesi aderenti, mentre ai tempi della sua gestazione tale obiettivo era ancora non vincolante. In questo senso furono molto importanti le prime due Conferenze delle parti a Berlino nel 1995 e Ginevra l’anno successivo, laddove i timori sull’inadeguatezza delle azioni dei vari governi ad adempiere gli obblighi della Convenzione portarono alla necessità di armonizzare le politiche degli Stati e a fissare degli obblighi vincolanti, prendendo atto dei rilievi scientifici sui mutamenti climatici esistenti come un dato incontrovertibile.
Protocollo di Kyoto
Uno dei momenti storicamente più importanti fu la Cop3, quando dopo tese negoziazioni venne elaborato il Protocollo di Kyoto, che fissava delle riduzioni legalmente vincolanti riguardo le emissioni di gas serra, in media tra il 6 e l’8 per cento rispetto ai livelli del 1990, negli anni compresi tra il 2008 e 2012. Negli anni successivi la ratificazione del protocollo ha conosciuto accelerazioni e brusche frenate, tentativi di compromessi e radicalità di posizioni come quella degli Stati Uniti, allora numero uno tra i Paesi inquinatori prima dell’espansione della Cina, che rigettò il Protocollo di Kyoto dopo l’elezione a Presidente di George W. Bush.
Conferenze successive
Il Protocollo di Kyoto è stato un momento cardine ma di certo non l’unica decisione importante concordata durante le varie Cop che si sono susseguite negli anni: i progetti di riduzione delle emissioni si sono susseguiti fissando altri ambiziosi obiettivi come l’abbattimento del carbonio, ricerca di meccanismi e procedure per creare fondi di sostegno per i Paesi meno industrializzati, progetti di riforestazione e molto altro ancora. Nel 2012 ad esempio si è tenuta la Cop 12 a Nairobi, in Kenya, incentrata sul maggiore coinvolgimento delle nazioni africane, che ha rappresentato anche un passo in avanti verso la definizione di nuovi obiettivi di riduzione per il periodo successivo al 2012. Altri tentativi per raggiungere accordi vincolanti hanno subito brusche battute d’arresto, come durante la Cop15 di Copenaghen, dove per la prima volta venne registrato uno stallo dei negoziati per contenere il surriscaldamento del pianeta al di sotto dei 2 gradi centigradi, a causa dei veti incrociati tra Paesi emergenti e Paesi sviluppati. L’aggravarsi dei cambiamenti climatici negli ultimi anni sembra aver portato molti Stati a più miti consigli, e la Cop21 di Parigi sarà il banco di prova per capire come arrestare le conseguenze di un clima profondamente mutato negli ultimi 20 anni, e soprattutto se davvero chi ci governa avrà il coraggio di assumere posizioni importanti per garantire un futuro alle prossime generazioni.