Cosa è successo a un professore che ha vinto un concorso all’Università di Messina presentando un saggio in gran parte copiato? Niente: è rimasto al suo posto. Secondo il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca non c’era infatti motivo per prendere provvedimenti. Copiare: non è mica un reato! O sarà che il protagonista di questa vicenda è il figlio dell’ex rettore?
La storia la racconta Gian Antonio Stella sul Corriere della sera. A Messina viene indetto il concorso per l’abilitazione in Letteratura italiana contemporanea. Tra i candidati Dario Tomasello e Giuseppe Fontanelli, entrambi professori associati. Tomasello, associato dal 2006, è il figlio del rettore rimasto in carica fino al 2013 tra le polemiche. Uno potente, si dice a Messina. Sia Tomasello che Fontanelli hanno avuto come professore lo storico luminare Giuseppe Amoroso.
Passano i mesi, i due presentano il saggio per il concorso. La risposta della commissione premia Tomasello che lo vince. Fontanelli, più anziano e orgoglioso, non si dà pace: com’è possibile? Si mette a leggere il saggio vincitore e scopre l’inghippo: secondo lui è copiato dai testi di Amoroso. Fontanelli legge con attenzione i due testi e raccoglie le prove, mettendo a confronto le parti incriminate e ricopiandole nella relazione da presentare al ministero. “Ho riconosciuto qua e là nei lavori del Tomasello non solo i pensieri ma le parole stesse di Amoroso e sono andato a controllare – racconta – c’erano pagine e pagine non ispirate ma riprese da questo o quel libro con il copia incolla. Senza virgolette e citazione dei testi originali”.
Parte la denuncia al ministero e alla procura di Milano. Amoroso giura di non essersi accorto del presunto plagio: “Ho una produzione sterminata e, confesso, non mi ero proprio accorto del presunto saccheggio. Non sono Proust, non pretendo che venissero riconosciuti la mia mano, il mio tratto. Questo mai. Non mi permetterei”. Tomasello si difende: “Ho sempre agito con correttezza e professionalità”.
Inevitabile la sospensione in attesa della decisione della commissione. Che arriva lasciando tutti di stucco con una lettera del direttore generale del Miur Daniele Livon: “Visionata la documentazione” la commissione stabilisce di “non dover modificare il giudizio di abilitazione già reso nei riguardi del prof. Tomasello”, il quale si prende anche le lodi per “i contributi originali”.
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