Continua ad alimentarsi di nuovi terrificanti dettagli il caso del medico e dell’infermiera dell’ospedale di Saronno, in provincia di Varese, arrestati con l’accusa di aver compiuto diversi omicidi. A finire sotto la lente di ingrandimento degli investigatori ora sono quarantacinque decessi sospetti, avvenuti tra il 2011 e il 2014, quando di turno, nel reparto di Pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, c’era sempre il vice-primario Leonardo Cazzaniga. Di questi 45 decessi, circa venti sono già stati analizzati: cinque, tra cui quelli di Massimo Guerra e Maria Rita Clerici, marito e madre dell’infermiera Taroni, amante del medico sotto accusa, sono già stati classificati come omicidi; altri sei sono al momento solo sospetti. I rimanenti nove rientrano nella ‘normalità’, ovvero non sono stati evidenziati sovradosaggi di farmaci. Infine, tra le morti sospette, ci sarebbe anche il padre di Cazzaniga, anch’egli morto presso l’ospedale di Saronno.
LE INDAGINI SUI 5 OMICIDI
Si chiama Leonardo Cazzaniga (60 anni) il medico anestesista arrestato, in principio, con l’accusa di omicidio di 4 anziani pazienti dell’ospedale di Saronno, e del marito della sua amante, Laura Taroni, 40 anni, infermiera coinvolta nel delitto.
Su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Busto Arsizio Luca Labianca, i due sono stati arrestati, dopo che l’attività dei Carabinieri, in collaborazione con i militari del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Varese, ha permesso di accertare la responsabilità del medico anestesista e dell’infermiera.
Sono tutte anziane le vittime di questa terribile vicenda: tutti pazienti giunti al pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, a cui il medico sotto accusa avrebbe somministrato dosi letali di farmaci, nello specifico, clorpromazina, midazolam, morfina, propofol e promazina. Al marito dell’infermiera complice del medico, sono invece stati somministrati altri farmaci, per un lungo periodo di tempo, medicine del tutto incompatibili con lo stato di salute dell’uomo, che lo hanno condotto alla morte.
Il medico anestesista, ora trasferito ad altro ufficio, deve rispondere in tribunale di omicidio volontario per 4 pazienti deceduti il 18 febbraio e il 30 aprile 2012, il 15 febbraio e il 9 aprile 2013. Secondo gli inquirenti tuttavia, non si tratterebbe di omicidi a sfondo economico.
Il delitto del marito dell’infermiera, con cui il medico aveva una relazione sentimentale, risale invece al 30 aprile 2013: di questo omicidio devono rispondere entrambi.
L’inchiesta a carico dei due è partita nel giugno 2014, dopo la denuncia da parte di un’infermiera dell’ospedale di Saronno.
L’OMICIDIO DEL MARITO DI LAURA TARONI
Laura Taroni e il dott. Leonardo Cazzaniga, tra gli altri, hanno anche organizzato l’omicidio del marito della donna, Massimo Guerra, e la cremazione del suo corpo. Gli investigatori sospettano che i due abbiano ucciso anche la madre dell’infermiera, che si era opposta al legame della figlia col dottore. Il metodo utilizzato sarebbe sempre lo stesso: la somministrazione smisurata di alcuni farmaci. ‘Tu hai avuto un’eccellente idea, oltretutto…’, è ciò che ha detto il medico alla donna, in riferimento all’idea della cremazione.
Massimo Guerra è stato trovato morto ‘disteso sul divano nel salone vicino all’ingresso di casa’. Era un uomo sano, che si era convinto di essere affetto da diabete e problemi cardiaci, patologie in realtà inventate dalla moglie-infermiera, con la complicità del Dott. Cazzaniga. L’anestesista falsificava esami del sangue e referti medici. L’uomo era anche stato ricoverato diverse volte, tuttavia i medici non erano mai riusciti a scoprire la causa dei suoi malesseri. La verità è che a portarlo lentamente alla morte sono state le dosi di insulina, ogni giorno più potenti, che la moglie gli somministrava. La donna aveva anche introdotto nel 2011, degli antidepressivi, per ridurre la libido. Il fatto però è che Massimo era piuttosto ‘resistente’ e non moriva.
Laura Taroni è sospettata di aver commesso anche altri due omicidi: quello del suocero e di uno zio del marito, ‘sepolto’ in una vasca di liquami nell’azienda agricola ‘Regina’ di Lomazzo. In una intercettazione, l’infermiera si lascia andare a una dichiarazione shock: ‘Io ogni tanto ho questa voglia di… uccidere qualcuno’.
IL DOTT. CAZZANIGA, L’ANGELO DELLA MORTE
Dall’intricato intreccio relazionale tra la Taroni e il Dott. Cazzaniga, emerge un altro aspetto scioccante: il medico amava farsi chiamare ‘Dio’ o ‘Angelo della Morte’. Un’infermiera ha raccontato che lo ripeteva anche dinanzi ai pazienti: ‘Con questo paziente dispiego le mie ali dell’angelo della morte’. Una OS invece ha spiegato ai carabinieri di Saronno di averlo sentito diverse volte dire: ‘io sono dio’; inoltre ha confermato che il dottore applicava ai malati terminali il cosiddetto ‘Protocollo Cazzaniga’, ovvero il famoso cocktail letale di farmaci.
L’angelo della morte, ovvero il Dott. Cazzaniga ha ucciso nell’ordine: il signor Angelo Lauria, 69 anni, malato di tumore, con una dose di Propofol cinque volte superiore al normale; Giuseppe Pancrazio Vergani, 71 anni, parkinson in fase avanzata, con una dose di morfina dieci volte oltre il consentito; Luigia Lattuada, 77 anni, malata di tumore, e il signor Antonino Isgrò, che a 93 anni è arrivato al pronto soccorso solo con un femore rotto e ne è uscito senza vita.
Purtroppo non si esaurisce qui l’istinto omicida della coppia: nelle 61 pagine di ordinanza di custodia cautelare, medici e infermieri raccontano di diverse morti non ‘normali’. Per questo chi sapeva di essere nello stesso turno lavorativo del Dott. Morte si faceva spostare; poi c’è stato anche qualcuno che ha avuto il coraggio di inviare una segnalazione alle forze dell’ordine, ma quel fax pare sia rimasto sulla scrivania di un maresciallo dei carabinieri, attualmente indagato.
ASSUNZIONI IN CAMBIO DEL SILENZIO E ALTRE FOLLIE
Nell’ombra dell’intricata storia del Dott. Cazzaniga e dell’infermiera-amante Laura Taroni, si nascondono anche ricatti, episodi di glaciale indifferenza e sprazzi di una brutalità inaudita. C’era qualcuno in ospedale che sapeva tutto ma non parlava: è il caso di Simona Sangion, una dottoressa assunta solo purché mantenesse il silenzio sull’intera vicenda: ‘Se non ho un lavoro faccio scoppiare un casino! E ho le carte in mano per farlo scoppiare davvero perché adesso sono veramente stanca di essere presa per il c…’, sono le parole che aveva rivolto al telefono al primario dell’ospedale di Saronno Nicola Scoppetta (a cui il gip ha negato i domiciliari) l’anno scorso. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il medico era arrabbiato perché non vedeva più il suo nome nel piano turni, visto che il suo contratto era in scadenza. La donna aveva minacciato di dire tutto ai parenti dei pazienti morti. Così il primario a settembre le ha confidato: ‘Ti stiamo preparando un bando ad hoc’. A ottobre la dottoressa Sangion ha ottenuto il suo posto di lavoro, ora però è indagata per falso deontologico.
Un altro fatto agghiacciante è avvenuto nel 2013, poco prima del funerale del marito della Taroni: l’infermiera killer si è bonificata 2000 euro dal conto del suocero appena sepolto, per andare a comprare un iPhone 4s, subito dopo la cerimonia funebre.