Il poeta indiano Sir Tagore riuscì a trovare la definizione più suggestiva e realistica della Corea: il paese del calmo mattino. All’epoca – fine dell’800 – la nazione era guidata dalla dinastia Joseon da ormai cinque secoli e il premio Nobel per la letteratura nel 1913, originario di Calcutta, aveva riconosciuto la potenza della natura che si manifesta quando tace e si lascia ammirare per intera. Non avrebbe però mai immaginato che quelle pianure fertili sarebbero state teatro di una drammatica e brutale colonizzazione da parte (ancora una volta) del Giappone, né che i fiumi così cristallini avrebbero raccolto il sangue di due guerre mondiali e mezza. E che, infine, le sue maestose montagne sarebbero state linea di confine di una nazione tranciata in due, separando famiglie e creando la più straziante differenza di evoluzione. Ma la Corea si è rialzata ed è diventato uno dei paesi più seducenti e affascinanti che si possano visitare e conoscere. Siamo pronti a raccontarvelo, in modo diverso dal solito.
La Corea del Sud sarà così al centro di un reportage che non sarà un semplice approfondimento per il turismo. Sarà un racconto dei suoi contrasti, delle sue meraviglie nascoste (spesso, nelle piccole cose della quotidianità) e il suo essere così lontano e agli antipodi dell’Italia e, allo stesso tempo, spesso sorprendentemente vicino. Farà affiorare curiosità e sorprese. Come vivono i coreani? Quanto funzionano lo stato e i suoi servizi? Com’è davvero la situazione con la Corea del Nord e con il suo dittatore? Quanto ci si mette ad aprire un ristorante o a chiedere un documento? Come è possibile che Seoul sia una delle metropoli più sicure al mondo nonostante si trovi a soli 60 km dal confine dove la guerra è (quasi) dormiente seppur tuttora attiva? E poi le religioni, i luoghi comuni e le linee d’ombra.
Queste e altre domande saranno protagoniste di un viaggio tra la zona demilitarizzata più lunga al mondo e monaci che telefonano con gli ultimi smartphone di Samsung e LG, tra spiagge dove si fa il bagno quasi completamente vestiti e bagni pubblici dove si è tutti belli nudi, tra l’immensa capitale con la sua metropolitana più lunga al mondo e la sua ragnatela di città satelliti dove vive circa la metà della popolazione.
Perché parlare di questo paese? Piccolo e inevitabile prologo: ho trascorso molto tempo in Corea del Sud negli ultimi due anni e mezzo, per questioni di lavoro prima e di affetti poi, la mia ragazza Seongeun è originaria di Tongyeong, città soprannominata nientemeno che la Napoli dell’Asia e per circa un mese rimarremo sul territorio della penisola per far visita alla sua famiglia e perché devo raccogliere materiale per un libro di prossima uscita. Motivazioni personali a parte, qui su Nanopress andremo alla scoperta di questo paese con un appuntamento a puntate per esplorare un mondo che può farci le scarpe in tanti ambiti e che può definirsi senza problemi più evoluto civilmente di noi, ma che per altri versi è dominato da chiaroscuri e da contraddizioni.
In questa prima puntata parleremo di geografia, un piccolo antipasto per inquadrare la nazione. Quanto è grande la Corea del Sud e quanti abitanti ha? Si estende per circa un terzo dell’Italia, ma conta su 50 milioni di abitanti, solamente 10 milioni in meno rispetto a noi. Come da nome, occupa la porzione meridionale della penisola, ma è a tutti gli effetti un’isola dato che è impossibile il transito via Nord, dunque gli unici modi per spostarsi sono aereo verso tutto il mondo (tranne, ancora una volta, il Nord) oppure con un traghetto verso il Giappone, Cina o Russia. La latitudine è paragonabile a quella tra il Sud Italia e il Nord Africa, con il 38esimo parallelo che divide le due Coree che transita anche presso Palermo. Qual è il clima della Corea? Le temperature soffrono un’escursione più elevata visto che l’Italia è protetta dalle Alpi e dal Mar Mediterraneo. La Corea è più esposta, è soggetta a piogge paragonabili a quelle monsoniche (a giugno soprattutto) e a tifoni, d’estate il caldo è come il nostro, ma molto più umido e, dunque, più soffocante. L’inverno è rigido: più secco e soleggiato, ma con temperature che possono crollare anche a oltre -20 gradi se arrivano le correnti dalla Russia/Mongolia. Primavera e Autunno sono piuttosto brevi, anche qui si sa che non ci sono più le mezze stagioni.
La capitale è Seoul, che – come detto – si trova a un tiro di scoppio (o di missile…) dal confine col Nord. La maggior parte della popolazione vive in quell’immenso agglomerato che circonda la metropoli e che conta anche su Incheon, primo approdo dei commercianti cinesi e, ora, sede dell’aeroporto internazionale su un’isoletta. La parte di Corea rivolta verso la Cina vede una costa più frastagliata e con tante isole, l’acqua è più fangosa e – dunque – la pesca più ricca soprattutto di molluschi. La parte orientale è più sul mare aperto (mi raccomando, da chiamare Mare Orientale e non del Giappone che si rischiano crisi diplomatiche!) e senza troppe isole; è anche meno popolata e meno servita dai mezzi (treno e autostrade). In diagonale rispetto a Seoul c’è Pusan, che è la seconda metropoli coreana, diventa molto popolare d’estate. La zona meridionale è ricca di isole e suggestive località sul mare e a oriente si sviluppa nel bacino del fiume Nakdong. Il territorio è soprattutto collinare, c’è poca pianura e tutta la zona centrale è costellata da villaggi anche molto piccini, abitati da coltivatori. Tra le città più note, ultimamente, a centro Corea c’è Pyeongchang che nel 2018 ospiterà le Olimpiadi invernali. Come se fosse la Sicilia coreana, Jeju è l’isola più grande, si trova 100 km a largo delle coste a Sud ed è anch’essa vulcanica, ricca di vegetazione e coltivazioni (anche agrumi), molto turistica e con un mare notevole.
E il confine tra Corea del Sud e Corea del Nord? La vicenda meriterà un suo articolo a parte, ma geograficamente parlando, il bordo corre in diagonale alzandosi da ovest a est. Prima era più netto, sul 38esimo parallelo, ma a seguito della Guerra è stato sistemato in modo leggermente differente. I due paesi sono divisi dalla DMZ, zona demilitarizzata, presidiata lungo tutti i 248 km. È larga mediamente 4km e tiene i due eserciti separati da questo cuscinetto accordato da ambo le parti cedendo 2 km ciascuno. Al centro, c’è la Military Demarcation Line (MDL), ossia l’esatta posizione del fronte al momento della “fine” (necessariamente tra virgolette) del conflitto.
È curioso notare che in questo non-luogo che potrebbe sembrare infernale, vista la difesa armata da un lato e dall’altro e mine all’interno, in realtà si sia trasformato col tempo in un paradiso della natura. Praticamente nessuno non vi ha quasi più fatto ingresso e così sono circa 3000 le specie vegetali e animali che hanno ripopolato questa fettuccia di territorio. Ora vivono indisturbati e lontani dall’uomo e così si possono, anzi, non si possono incontrare uccelli rari come la Gru della Manciuria (simbolo di fortuna e fedeltà) e mammiferi tra cui il quasi estinto Leopardo dell’Amur, grande circa quanto un grosso cane.
La luce cade netta e improvvisa dopo il tramonto, senza quasi crepuscolo, e nelle città non si dorme mai: si può cenare a qualsiasi ora, si canta nei noraebang o ci rilassa nei jjimjilbang. Tutto è 빨리 빨리, velocissimo, perché si sta accelerando sempre di più, si produce a pieno regime dal boom economico. Ma ogni giorno arriva il mattino, il calmo mattino, e si rivive quel momento di natura potente e solo apparentemente statica, dalle arterie sempre pulsanti di Seoul alle montagne silenziose – FINE PRIMA PUNTATA
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