Generazione Z e Millennials sul piede di guerra dopo che il governo di Seul aveva annunciato un progetto per innalzare a 69 ore la settimana lavorativa.
Nel paese si muore di superlavoro e tra i paesi OCSE la Corea del Sud ha il più alto tasso di suicidi. I grandi poli industriali e commerciali chiedono più produttività. Il problema è che manca la forza lavoro, il tasso di fertilità è basso e la popolazione sta invecchiando.
Altro che settimana corta basata su 36 ore spalmante su quattro giorni o le canoniche 40 ore dal lunedì al venerdì. In un’epoca in cui alcuni paesi stanno sperimentando ore e orari di lavoro alternativi, come alcuni settori di mercato in Italia per esempio, la Corea del Sud va invece in una direzione diametralmente opposta.
Il governo del paese asiatico aveva infatti messo in cantiere un progetto che prevedeva di innalzare le ore di lavoro settimanali fino a arrivare a portarle a 69. In Corea anche prima di questa proposta la settimana dei lavoratori si componeva di ben 52 ore, ossia la quarta più lunga al mondo dopo Messico, Costa Rica e Cile secondo i dati Ocse aggiornati al 2021.
L’ulteriore prolungamento ha inevitabilmente scatenato le polemiche dei sindacati e soprattutto tra i lavoratori più giovani appartenenti alle cosiddette generazioni Z e Millennials. La reazione è stata talmente forte che questa settimana il governo di Seul è stato costretto a fare retromarcia ripensando il progetto.
Nel mondo la riduzione del numero di ore lavorative nell’arco di 7 giorni è in fase di sperimentazione con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei lavoratori, della loro salute mentale e così anche della loro produttività sul lavoro godendo di maggior benessere nella vita privata. Invece la Corea del Sud, dove i lavoratori sono già sottoposti a lunghe giornate di lavoro, voleva ulteriormente estendere la durata assecondando la richiesta di grandi gruppi industriali che chiedono più produttività. Questo nonostante nel paese sia già molto alto il tasso di mortalità legato al superlavoro.
Dopo la sollevazione popolare dell’opinione pubblica, il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha fatto sapere, attraverso il suo portavoce, che il governo avrebbe imboccato una nuova e diversa direzione per proteggere i diritti e gli interessi dei lavoratori.
Anche la società civile sudcoreana, come molte altre occidentali, sta attraversando un periodo complesso fatto di insufficiente forza lavoro causata dal tasso di fertilità più basso al mondo, unito all’invecchiamento della popolazione. Questo ha dunque portato a cercare rimedio nell’aumento ulteriore delle ore di lavoro settimanali.
Attualmente le 52 ore per legge si compongono di 40 ore settimanali standard e poi di ulteriori 12 retribuite come straordinari. Anche se molti lavoratori lamentano di aver ricevuto pressioni per lavorare oltre l’orario stabilito. Inoltre i contrari all’innalzamento delle ore lavorative settimanali pensano che questo modello di lavoro abbia causato in alcuni lavoratori infarti, incidenti sul lavoro e colpi di sonno alla guida portando in ultima istanza al decesso.
Oltre alle centinaia morti l’anno attribuite al superlavoro, la Corea del Sud ha anche il più alto tasso di suicidi tra i paesi più sviluppati in area OCSE. Le attuali 52 ore settimanali erano già state il risultato di un abbassamento, in quanto in origine il paese prevedeva una settimana fatta di 68 ore di lavoro. L’affossata proposta del governo, dunque, avrebbe di fatto aumentato di 1 ora il vecchio standard, portandolo alle 69 ore settimanali.
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