È arrivato il coronavirus a Roma, lo sappiamo, tramite la coppia di turisti cinesi che sono stati ricoverati allo Spallanzani. I due, fortunatamente, dopo essere stati curati sono guariti dall’infezione, ma con il passare dei giorni c’è chi nota un fatto curioso: non ci sono casi positivi riportati da fonti ufficiali. La gente inizia a chiedersi come sia possibile che in una metropoli come Roma non ci sia nemmeno un caso di coronavirus. C’è chi pensa che le informazioni non siano diffuse da chi di dovere per evitare l’effetto Lombardia con la costituzione di zone rosse chiuse, e per non alimentare la psicosi di massa. Come stanno davvero le cose?
“Nella nostra regione non c’è emergenza coronavirus, questo è un dato da diffondere”, ha sottolineato la sindaca di Roma Virginia Raggi: “Ad oggi non siamo una regione a rischio, questo va ribadito”, ha continuato aggiungendo che “l’attenzione va comunque tenuta alta e la Regione ha prescritto una serie di norme comportamentali di tipo igienico-sanitario” per contrastare la diffusione del Covid-19.
Visto l’enorme flusso di persone in entrata e in uscita dalla Capitale ci si chiede come sia possibile che un patogeno così contagioso come il coronavirus non sia in circolazione a Roma e nel Lazio. Ma forse i casi positivi ci sono e semplicemente non vengono divulgati come è invece successo con i casi accertati nel Nord Italia, in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna soprattutto.
Dagli Ospedali trapela qualche notizia a riguardo. Dallo Spallanzani fanno sapere che sono stati valutati, ad oggi, 180 pazienti. Di questi, 136 sono risultati negativi al test e sono stati dimessi. Quarantaquattro sono i pazienti tutt’ora ricoverati.
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E sembra che sia stato creato un sistema ad hoc per provare a ridurre la psicosi e il panico da contagio. “In Italia – ha spiegato infatti Giuseppe Ippolito, infettivologo dello Spallanzani – si sta lavorando affinché vengano comunicati solo i casi di nuovo coronavirus clinicamente rilevanti”, cioè quelli che hanno sintomi importanti. Sul resto si tace.
Questa è, dopo tutto, la politica adottata anche negli altri Paesi del mondo, che infatti hanno – statisticamente – molti meno casi di quelli che sono stati registrati in Lombardia. Ippolito ha rivelato: “Coloro che risultano positivi ai tamponi fatti per qualsiasi altro motivo, andranno in una lista separata ma comunque estremamente importante per la definizione della situazione epidemiologica”.
Nonostante i dubbi che cominciano a serpeggiare tra la popolazione (nei giorni scorsi per la paura del coronavirus a Roma sono stati presi d’assalto i supermercati, svuotati di beni di prima necessità, nel timore della fine del mondo) la sindaca di Roma ha proseguito affermando che la Capitale non è toccata dal virus: “Voglio evidenziare che al momento sul nostro territorio non registriamo casi autoctoni di contagio. Quindi va cancellato ogni allarmismo. Spetta a tutti noi il rispetto delle più accurate norme di igiene per scongiurare al massimo i rischi di contagio”, ha proseguito Raggi, che ha incontrato tutti i sindaci dell’area metropolitana di Roma assieme al prefetto Gerarda Pantalone.
“Di fronte alle tante fake news che circolano – ha concluso la Sindaca – è ancora più importante seguire esclusivamente le indicazioni provenienti dai canali informativi ufficiali. In questa fase va ribadito che occorre mantenere un atteggiamento lontano da toni eccessivamente allarmistici. Sarà nostra cura aggiornare i cittadini con la massima tempestività”. E noi restiamo in attesa di aggiornamenti sul coronavirus a Roma.
Per l’emergenza coronavirus a Roma si può fare riferimento al numero di pubblica utilità 1500 del Ministero della Salute. Inoltre è stato istituito un numero verde regionale per il Lazio, è 800 11 88 00. La protezione civile invita a chiamare i numeri di emergenza soltanto se strettamente necessario. Si ricorda infine di contattare il 112 oppure il 118 soltanto in caso di necessità e non per chiedere informazioni.
Medici di famiglia e Pediatri invitano a non recarsi presso studi e ambulatori se sono presenti sintomi respiratori (raffreddore, tosse, febbre), ma occorre contattarli telefonicamente. Maggiori informazioni sono disponibili nell’approfondimento su come funziona il triage telefonico.
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