Il Coronavirus non rallenta la sua corsa. La crescita esponenziale dei contagi nel vecchio Continente allarma l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
“In Europa i casi di Coronavirus hanno superato quelli registrati a marzo, quando la pandemia ha raggiunto per la prima volta il picco. Si sta verificando una situazione molto grave“. Queste le dichiarazioni del Direttore regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Kluge, durante un briefing online. “Oltre metà dei Paesi europei ha registrato aumenti di oltre il 10% nelle ultime due settimane e, in sette Paesi, l’incremento è stato pari a più del doppio. Questi numeri, quindi, devono essere una sveglia per tutti“, ha aggiunto Kluge.
“In totale, in Europa sono stati registrati 4.893.614 casi di Coronavirus e 226.524 decessi. Numeri pesanti che raccontano solo una parte della storia: l’impatto sulla nostra salute mentale, sulle nostre economie, sui nostri mezzi di sussistenza e sulla nostra società è stato enorme“, ha evidenziato ancora il Direttore regionale per l’Europa dell’Oms.
Sull’aumento dei contagi si è espresso anche il Direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus: “A livello globale, circa il 14% dei casi di Coronavirus segnalati all’Oms riguarda gli operatori sanitari. In alcuni Paesi è addirittura il 35%, sebbene i dati siano limitati, ed è difficile sapere se gli operatori sanitari siano stati contagiati nei luoghi di lavoro o nelle comunità. Abbiamo tutti un debito enorme nei confronti degli operatori sanitari, non solo perché’ si sono presi cura dei malati ma perché rischiano la propria vita per fare il proprio dovere“.
Coronavirus: il caso della Svezia
Durante lo stesso briefing, la funzionaria dell’Oms, Catherine Smallwood, è intervenuta elogiando la Svezia, duramente criticata, invece, da parte della comunità scientifica e dallo stesso epidemiologo di Stato, Anders Tegnell, per l’approccio anti-lockdown di qualche mese fa.
“Bisogna riconoscere che la Svezia ha evitato nell’ultimo periodo, quello che si sta verificando in altri Stati, in particolare in Europa occidentale, e penso che ci siano lezioni da imparare dall’approccio svedese, per la sostenibilità e il coinvolgimento dei cittadini“. Sul tema quarantena ha affermato: “La nostra posizione resta per una quarantena di 14 giorni, nell’interesse dei pazienti“. Il riferimento è alla decisione di alcuni paesi, tra cui la Francia, di ridurre il periodo di quarantena a soli 7 giorni.
In questo senso, però, va ricordato quanto scritto dal quotidiano britannico The Telegraph, che all’inizio del mese di settembre aveva evidenziato i numeri dell’emergenza sanitaria in Svezia. Con 5.832 decessi su una popolazione di 10 milioni di abitanti, il paese scandinavo aveva numeri sei volte superiori rispetto a quelli di Danimarca e Norvegia messe insieme.
Stoccolma, inoltre, ha eseguito meno tamponi rispetto a Copenhagen e Oslo. Un livello di test più basso contribuisce, inevitabilmente, ad abbassare la curva dei contagi nel Paese, che ha sempre puntato sul raggiungimento dell’immunità di gregge, e che, peraltro, non è stata raggiunta.