Nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, presentata al Parlamento, l’allarme sull’espansione delle mafie durante la crisi del post emergenza Covid.
“La paralisi economica, che ha assunto dimensioni macro, può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico“. Lo riferisce la Dia, Direzione investigativa antimafia, nella relazione semestrale inviata al Parlamento sull’attività svolta e gli obiettivi raggiunti relativamente al periodo luglio – dicembre 2019.
Un rapporto di 888 pagine che si apre con una sezione speciale dedicata al Coronavirus, e una analisi dello spettro di interferenza delle reti criminali nel tessuto della crisi economica che aggredisce il Paese nell’era che segue la più acuta emergenza sanitaria.
“Lo shock del Coronavirus è andato ad impattare su un sistema economico nazionale già in difficoltà – si legge nel documento – Un andamento
che, impattando sull’economia reale, ha finito per accrescere, specie nelle regioni del sud Italia, e nelle periferie depresse delle grandi aree metropolitane, le sacche di povertà e di disagio sociale già esistenti. Ecco allora che l’ancor più ridotta possibilità di disporre di liquidità finanziaria – spesso ottenuta anche attraverso il lavoro irregolare – potrà finire per compromettere l’azione di “contenimento sociale” che lo Stato, attraverso i propri presidi di assistenza, prevenzione e repressione ha finora, anche se con fatica, garantito“.
I nuovi “poveri” costituiscono dunque un bacino di potenziali vittime per le trame della criminalità organizzata che, in contesti come quello del Meridione, si legge ancora, trova la possibilità di esacerbare gli animi e di porsi come “welfare alternativo“, quindi come sostitutivo mezzo di sostentamento e punto di riferimento sociale.
Relativamente al contesto dell’emergenza e a quello del post emergenza Covid, secondo la Dia si profilano due scenari:
Secondo il rapporto Dia, i settori più redditizi “nel ‘paniere’ degli investimenti illeciti sarebbero droga e gioco (quest’ultimo perché si presta facilmente al riciclaggio e, si legge nella relazione, “assicura il più elevato ritorno dell’investimento iniziale a fronte di una minore esposizione al rischio” dopo al traffico di stupefacenti). Si tratta di settori che farebbero gola a tutte le organizzazioni criminali, dalla camorra alla mafia, passando per la ‘ndrangheta e la criminalità pugliese.
La sanità sarebbe in testa all’appetito delle mafie, data come a maggior rischio di infiltrazione in seguito all’emergenza Coronavirus. Questo sarebbe in parte amplificato dalla “semplificazione delle procedure di affidamento, in molti casi legate a situazioni di necessità ed urgenza” che potrebbero alimentare la capacità di infiltrazione mafiosa nel cuore amministrativo del sistema sanitario.
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