Ieri il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha firmato un’ordinanza regionale che prevede la chiusura di scuole e Università da oggi stesso, 16 ottobre, fino al 30 del mese. Le misure di contenimento, dallo stesso firmatario definite “rigorose”, non hanno però riscosso il favore, né degli istituti scolastici e dei loro operatori, né delle istituzioni.
Al termine della prima giornata di lavoro del Consiglio Europeo, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è espresso in merito all’ordinanza che, in linea con le imposizioni dell’ultimo Dpcm, prevede misure più restrittive rispetto a quelle del Governo per la Regione: “Chiudere così in blocco le scuole non è la migliore soluzione”, ha dichiarato.
Non ci stanno neanche i presidi campani, che a gran voce hanno espresso il proprio dissenso verso le nuove regole. “È una grave sconfitta per tutti. La pagheranno i ragazzi più fragili, quelli che non hanno una famiglia alle spalle che riesca a sostenerli anche nello studio”, ha dichiarato Angela Cambri, dirigente di un istituto comprensivo della Provincia.
Lo scontento dei dirigenti scolastici prende forma anche dal fatto che sentono di non essere totalmente responsabili per quanto accade all’interno degli istituti stessi. De Luca ha motivato il blocco delle lezioni asserendo che è proprio l’ambiente scolastico il maggior veicolo di contagio, portato poi in contesto familiare dai ragazzi.
I presidi però la vedono diversamente: “Non è solo un problema delle scuole: la follia dei trasporti è sotto gli occhi di tutti. Sicuramente siamo dinanzi ad una scelta che segna un fallimento per la scuola pubblica, sottoposta a uno stress notevole“, ha detto chiaramente il preside Mario Sironi.
A la Repubblica, la dirigente di un istituto superiore nel centro di Napoli, che ha chiesto l’anonimato, ha detto chiaramente: “Si tratta di una pagliacciata. Non serviva la risalita dei contagi per rendersi conto di cosa accade sui mezzi pubblici, e non può, la scuola, pagare lo scotto di altri disservizi. E poi siamo chiari: i ragazzi non andranno a scuola, ma non esiteranno a uscire. Chiudendo le scuole neghiamo loro l’unico spazio di socialità che offra sicure garanzie anti Covid“.
Il malanimo nasce anche per la gestione di cattedre e assegnazioni. Antimo Puca, funzionario giudiziario presso il Tribunale di Napoli, ha infatti pubblicato una lettera aperta rivolta al presidente De Luca dove segnala una cattiva gestione dell’ente scolastico Regionale. Di seguito riportiamo la lettera integralmente.
“Egregio governatore De Luca,
Il governo di qualsiasi organizzazione si esercita comparando le attese con i risultati al fine di favorire il miglioramento di un intero sistema.
In qualità di cittadino campano esprimo le mie profonde perplessità inerenti la decisione di chiudere le scuole. Quest’anno ogni insegnante precario doveva avere la possibilità di insegnare quanto più possibile vicino casa. Evitare spostamenti quanto più possibile dovrebbe essere il dictat, al fine di non prendere virus, febbri e malattie di ogni sorta e portarli in giro a destra e a manca, al fine di evitare rischi ai danni dei minori prima di tutto ma anche all’intero corpo docente ed al personale tutto scolastico. Gli spostamenti da una parte all’altra della Regione implicano rischi sia di portare virus, febbri e malattie di ogni sorta sia di contrarre gli stessi. Si è giunti a chiudere le scuole ma Voi, governatore non avete avuto l’intelligenza di governare l’ente scolastico Regionale. Ci sono posti vacanti e cattedre vacanti in tutte le zone della Regione. E sono molti si dovevano evitare spostamenti quanto più possibile, limitando così i rischi e continuando a lavorare, quindi, non fermando l’economia anche in questo settore.
Voi, governatore De Luca, dovevate governare le assunzioni scolastiche della Regione per garantirne una saggia continuità culturale invece di governarne le chiusure. Spero che i sindacati, tutti uniti, si battano per questo diritto: lavorare quanto più possibile vicino casa, e per la tutela dei minori e per la tutela dei colleghi, l’intero corpo docente, e per la tutela dei dirigenti e del personale Ata.
Vi chiedo di riflettere profondamente sui possibili danni futuri, tra cui spiccano la carenza culturale dei ragazzi che saranno, l’aumento della povertà, l’aumento della depressione, il blocco della creatività e dell’inventiva per i minori. Vorrei accendere un riflettore sui minori speciali, i minori fragili, che già soffrono tanto per la mancanza di contatto fisico, fondamentale per loro. Vietare la scuola, come è già stato fatto nei mesi scorsi, vuol dire vietare loro di vivere nell’unica società che li tollera, li tutela e li fa sentire amati. Insomma, egregio governatore, se il governo di una organizzazione si esercita comparando le attese con i risultati per favorirne il miglioramento, e dato che quelli da me sopra elencati sono i risultati, allora Voi siete in alto mare, e noi, popolo campano, trascinati in alto mare insieme a Voi. Pensateci. Vi invito a riaprire le scuole quanto prima ed a ripensare ad una più equa assunzione al suo interno.
In fede,
Antimo Puca, Funzionario giudiziario presso il Tribunale di Napoli, sezione distaccata di Ischia”.
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