Gli Stati Uniti fanno segnare un nuovo record di vittime causate dal coronavirus: nelle ultime 24 ore, infatti, i 39.617 nuovi contagi e le 1293 morti fanno di questo triste bottino il più alto registrato dalla John Hopkins University dallo scorso 19 agosto.
Non è tutto: c’è un contagio alla Casa Bianca. Un elemento dello staff della presidenza, infatti, è risultato positivo al Covid-19, con i dispositivi di sicurezza che a Washington sono immediatamente scattati a protezione dello studio ovale.
Eventi e cifre che, tuttavia, paiono non spaventare il presidente Donald Trump, il quale specifica di non essere entrato in contatto con il collaboratore risultato infetto e, anzi, ha rilanciato sull’introduzione di un vaccino: mossa che, manco a dirlo, ha stuzzicato l’ormai abituale risposta piccata di Anthony Fauci, capo dell’immunologia a stelle strisce.
Coronavirus, contagio e guerre intestine alla Casa Bianca
Ma andiamo con ordine.
Nelle ultime ore lo stesso presidente Trump ha annunciato che un componente del suo staff è risultato positivo al Covid-19. Una notizia che ha riportato l’allarme a Washington, dopo i casi registrati nella scorsa primavera.
Lo stesso Trump ha cercato di smontare l’allarmismo dettato dal nuovo contagiato, specificando che si tratta, sì, di un componente del suo staff ma distante dai movimenti quotidiani del tycoon.
Accerchiato da cifre e casi interni, il numero uno della Casa Bianca ha pensato bene di aumentare le rassicurazioni ai cittadini americani, e di farlo con la sua solita spregiudicatezza: “Siamo più vicini di quanto si pensi al vaccino”, ha rilanciato Trump, indicando nel prossimo mese la deadline per la distribuzione di un farmaco utile a debellare il tremendo virus.
Parole e musica che non sono affatto piaciute ad Anthony Fauci, il noto immunologo statunitense direttore del National Institute of Allergy and Infectious deaseas (NIH) a capo della task force che proprio il presidente USA aveva introdotto dopo lo scoppio della pandemia.
Sulla ricerca vaccinale, infatti, Fauci ha confermato le previsioni secondo cui questa non potrà essere completata prima degli ultimi mesi del 2020, con una distribuzione che arriverà, a ruota, non prima del prossimo anno. Affermazioni totalmente in disaccordo con quelle rilasciate poco prima da Trump, il quale aveva parlato di vaccini distribuiti già nel mese di ottobre.
Un botta e risposta, quello fra Trump e Fauci, oramai divenuto telenovela, con i cittadini americani tristi spettatori di un balletto di dichiarazioni che li allontanano dalla luce in fondo al tunnel.
Impossibile dimenticare, infatti, il caso dell’idrossiclorochina, quando il presidente si era visto tirare il freno a mano dell’entusiasmo dall’immunologo o, ancor di più, espressioni facciali divenute veri e propri “meme” dopo l’ipotesi, sempre lanciata dall’inquilino della Casa Bianca, di iniettare liquidi antibatterici direttamente nell’uomo.
Lo scontro con la Cdc
Insomma, una querelle ormai divenuta inevitabile nella quale è entrato anche Robert Redfield.
Il direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) ha tirato le orecchie a Trump in merito alla questione mascherine. Definendole “meno efficaci del vaccino che verrà”, il presidente si è guadagnato il rimbrotto del luminare per un’uscita comunicativa alquanto audace, con tanto di “matita rossa” sull’accelerata annunciata sui vaccini già condannata dal collega Fauci.
Elezioni USA: lo sfondo sul dibattito sui vaccini
Quando parla di vaccino pronto ad ottobre, in realtà, Trump traccia una deadline molto puntuale. I tempi, infatti, corrisponderebbero guarda caso alla fine della campagna elettorale per la corsa alla presidenza americana.
Il 3 novembre, infatti, il tycoon si giocherà la rielezione allo scranno più importante del pianeta, con i sondaggi che lo danno in risalita al cospetto di un Joe Biden, candidato democratico, che fino a oggi aveva registrato un “percorso netto” fra i sondaggi realizzati da testate e broadcaster nazionali.
È indubbio che il vaccino rappresenti davvero l’ago della bilancia nell’aspra contesa, come è evidente che il presidente in carica stia forzando la mano sull’argomento per riguadagnarsi la fiducia degli americani in un anno davvero complicato per tutti, negli Stati Uniti come nel resto del mondo.