Secondo i dati raccolti da Eurostat, dallo scoppio della pandemia di Covid-19 in Europa i posti di lavoro andati persi sono 10,7 milioni, con una riduzione pari al 2% del tasso di partecipazione al mercato del lavoro. Le prospettive per il futuro che questa contrazione delineano sono catastrofiche: i soli cassaintegrati, per esempio, tra il primo e il secondo trimestre del 2020 sono passati da poco meno di 2 milioni e mezzo a 19,3.
In Europa a risentire maggiormente di questa crisi economica per il momento sono Cipro, Spagna, Francia e Grecia, quest’ultima dove i lavoratori che mancano all’appello sfiorano il 40% delle forze di lavoro. Per quanto riguarda le ore lavorative la media è stata di un 10 per cento in meno, con affossamenti ben oltre il 20% in Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda e Cipro.
Un altro dato preoccupante è quello riguardante gli inattivi, ossia i soggetti disponibili al lavoro ma che non lo cercato più. Questi, secondo Afi (Analistas financieros internacionales), in 12 mesi sono passati dai 5,6 milioni del secondo trimestre del 2019 agli 8,8 di quest’anno.
Ancora più grave è forse il dato dei “sommersi”: chi è virtualmente assente dalla classifica perché assente ingiustificato dal mercato del lavoro: non sono in ferie né in malattia né in cassa integrazione, e dunque solo in teoria possono dirsi ancora occupati. Questi, rileva la società di analisi, sono passati da quasi 5 milioni del primo trimestre di quest’anno a 7,8 del secondo.
Il coronavirus nel nostro Paese ha tolto più di 410mila posti di lavoro rispetto al 2019. Secondo gli analisti di Confindustria, l’occupazione in Italia subirà un calo di -1,8% rispetto allo scorso anno, di questi più di 2 milioni riferiti al lavoro a tempo pieno.
A questo punto, si legge nel report del Centro Studi di Confindustria, bisognerà capire l’andamento del Pil: “Il recupero del Pil dovrebbe riprendere in modo graduale da inizio 2021, a condizione che la diffusione del Covid sia contenuta in modo efficace. Nel quarto trimestre del prossimo anno il livello del reddito sarà ancora inferiore di oltre il 3% rispetto a fine 2019 e molto lontano dai massimi di inizio 2008, di circa 8 punti percentuali.”
Se la situazione economica e sanitaria non dovesse cambiare radicalmente, le persone occupate continueranno a diminuire anche nel corso del 2021. Si parla addirittura di un -1%, 230mila persone in meno. Un altro tassello fondamentale è quello turistico: nel 2020 il settore segnerà una caduta del 10%, 4 mila euro in meno a persona, riportando i valori indietro di 23 anni.
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