L’epidemia di Coronavirus continua a dare forza al mercato dei pc. Dopo un secondo trimestre positivo, nel terzo trimestre le consegne mondiali hanno messo a segno la crescita più alta degli ultimi dieci anni. Stando a quanto riportato dagli analisti di Canalys, da luglio a settembre le consegne di personal computer sono infatti aumentate del 12,7% su base annua, raggiungendo i 79,2 milioni di unità.
A trainare sono i portatili, che nel trimestre hanno fatto registrare 64 milioni di unità consegnate. La cifra è vicina al record di 64,6 milioni che risale al quarto trimestre 2011.
Tra le aziende, Lenovo è tornata in testa alla classifica con 19,2 milioni di computer consegnati (+11,4%). Seguono Hp con 18,6 milioni (+11,9%) e Dell con poco meno di 12 milioni (-0,5%). Restano fuori dal podio invece Apple con 6,3 milioni di Mac consegnati (+13,2%) e Acer con 5,6 milioni di unità (+15%).
“La domanda di notebook continua a crescere a causa della seconda ondata di Coronavirus in molti Paesi, con le società che continuano a investire nella transizione verso lo smart working”, hanno spiegato i ricercatori.
Lo smart working o lavoro agile, come si può leggere sul portale ufficiale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita tramite accordo tra dipendente e datore di lavoro e caratterizzata dall’assenza di vincoli orari o spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi.
Regolato ufficialmente dalla Legge n°81 del 22 maggio 2017, detta Legge sul Lavoro Agile, dal titolo “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato“, lo smart working prevede l’utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa da remoto, come ad esempio computer portatili, tablet e smartphone di ultima generazione ed è una procedura che consente di conciliare i tempi di vita e di lavoro, favorendo al contempo la produttività del lavoratore.
È una delle proposte elaborate in vista del nuovo Dpcm a cui sta lavorando il governo. “La modalità di lavoro agile disciplinata dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81, può essere applicata, per la durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti” si legge nel testo riportato da Adnkronos.
“Gli obblighi di informativa di cui all’art. 22 della legge 22 maggio 2017, n. 81, sono assolti in via telematica anche ricorrendo alla documentazione resa disponibile sul sito dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro”. Inoltre, nello stesso testo, si specifica che è previsto un “rafforzamento del controllo sul territorio per assicurare il rispetto delle misure previste”.
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