L’Italia non è ancora uscita dall’emergenza Coronavirus e le scuole chiuse resteranno a essere tali probabilmente fino alla fine dell’anno scolastico. L’obiettivo primario è – giustamente – garantire la salute degli studenti, che quindi potranno tornare sui banchi di scuola solo quando il pericolo di contagio sarà eliminato. O comunque ridotto al massimo. Fermo restando che la salute è prioritaria, molte famiglie si stanno interrogando sul futuro dei loro figli, tra lezioni a casa, pagamenti di rette per servizi non usufruiti e l’incognita su come verranno svolti gli esami di maturità.
Sono circa 8 milioni gli studenti italiani, che, da un giorno all’altro, hanno interrotto il loro percorso formativo dovendo lasciare le scuole per il coronavirus. Le misure prese dai vari istituti sono state immediate, anche se non per tutti. C’è chi ha sperimentato forme di insegnamento via web, aggiornandosi per quanto possibile anche senza averne pienamente gli strumenti.
Fino a quando ci saranno le scuole chiuse per coronavirus? Al momento si naviga a vista. Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha ribadito la necessità di avere comportamenti rigorosissimi. E forse dal 16 maggio, se si avranno risultati positivi, si potrà gradualmente ”riaprire” e focalizzarci sulla cosiddetta fase 2. Una fase di convivenza con il virus.
L’emergenza coronavirus ha colpito duramente anche il mondo della scuola e ha messo in evidenza profonde diseguaglianze presenti nella nostra società. Le lezioni a casa sono state organizzate abbastanza in fretta, ma il sistema della didattica a distanza non ha avuto una copertura totale. L’innovazione tecnologica, purtroppo, non è omogenea da Nord a Sud. Eppure si deve continuare a garantire il diritto all’istruzione anche restando in piena emergenza sanitaria individuando nuovi strumenti e risorse per sostenere e promuovere questo processo. Una sfida ancora tutta aperta.
A pagarne le spese sono i nostri bambini e adolescenti. Su circa 8,3 milioni di studenti potenziali destinatari, gli effettivi sono stati attorno ai 6,7. Oltre 1,5 milioni di loro, dunque, stanno subendo un gap educativo. Perché non tutti possono godere di un computer o di una connessione stabile (a volte semplicemente di una connessione). Per non parlare di tutti quegli studenti con disabilità che sono rimasti senza un sostegno e privati della possibilità di accedere al percorso formativo a distanza.
E se per il coronavirus le scuole materne si sono organizzate mandando ai genitori disegni da far colorare ai piccoli, e video con i maestri che leggono delle storie o spiegano come svolgere semplici esercizi di ginnastica, per i ragazzini di medie e superiori il discorso si fa un po’ più complesso. Senza dimenticare che l’emergenza coronavirus diventa sempre più pesante anche per il portafoglio di tanti genitori che hanno perso il lavoro, l’hanno ridotto o sono in pausa. Famiglie che pure devono pagare rette di istituti privati e convenzionati senza – di fatto – usufruire di alcun servizio. Il problema si amplifica se pensiamo che molti istituti scolastici privati paritari, senza ricevere le rette, a loro volta non sono in grado di sostenere il pagamento degli stipendi degli insegnanti.
Il governo sta lavorando a una bozza di decreto per il Piano Maturità per l’anno scolastico 2019-2020. Vista l’emergenza epidemiologica, e quindi in via del tutto eccezionale, è molto probabile che nessuno de gli studenti italiani venga bocciato o rimandato. Anche in presenza di insufficienze registrate nel primo quadrimestre. Si provvederà a recuperare le materie dal primo settembre 2020. Di conseguenza l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021 potrebbe slittare in avanti.
Nel caso in cui l’emergenza Covid-19 dovesse tenere chiuse le aule entro il 18 maggio, per gli esami di Stato e di terza media, il Miur ipotizza “la valutazione degli alunni, ivi compresi gli scrutini finali, anche in modalità telematiche”. Per l’esame di maturità nella bozza del decreto è prevista “l’eliminazione delle prove scritte di esame e la sostituzione con un unico colloquio”. Per gli esami di terza media si valuta l’eliminazione, in parte o totalmente, “rimodulando le modalità di attribuzione del voto finale o la sostituzione dell’esame di Stato con la valutazione finale da parte del consiglio di classe”.
Per quanto riguarda le Università italiane, la sessione di laurea 2018/2019 viene prorogata al 21 giugno 2020, così da consentire a tutti gli studenti di portare a conclusione il percorso formativo universitario e non essere obbligati a iscriversi al successivo anno accademico. Tutta l’attività svolta con modalità a distanza viene quindi equiparata a quella svolta con modalità in presenza. Questo anche per garantire l’attribuzione degli scatti triennali e l’attribuzione della classe stipendiale successiva a tutti i professori e ai ricercatori.
E ancora, per quanto riguarda il mondo della ricerca, il decreto Cura Italia prevede la proroga dei mandati dei componenti degli organi statutari degli Enti pubblici di ricerca durante il periodo dello stato di emergenza dovuto al coronavirus. E inoltre concede flessibilità sulla restituzione dei crediti agevolati già concessi dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
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