L’emergenza Coronavirus ha lanciato alle Università una difficile sfida: riuscire a contenere il caos in un periodo in cui la situazione è ancora delicata. Fortunatamente, però, gli Atenei italiani si sono mossi per tempo e hanno stabilito fin da subito apposite disposizioni (controlli stringenti e diversi corsi a distanza) per garantire il proseguimento dell’anno accademico agli universitari. In altri Paesi, al contrario, i Governi spesso non sono stati in grado di assicurare un sistema di apprendimento altrettanto sicuro.
Sebbene le Università italiane abbiano gestito le riaperture con maggior prudenza, le difficoltà all’interno degli Atenei non mancano. Anche prima della diffusione del Covid, infatti, il sistema universitario non si trovava a navigare in buone acque.
Marco Parrulli, dell’Unione Universitari di Roma, ha spiegato che “non sempre è corretto parlare di emergenza Covid, anche se la si sta facendo passare come tale: molti problemi sono ascrivibili a un progressivo definanziamento dell’Università portato avanti negli anni. Vi sono persone che non possono permettersi di acquistare un computer per seguire le videolezioni o non hanno accesso alla banda larga. La regione ha messo a disposizione diverse possibilità per accedere a internet o a dispositivi elettronici, ma è evidente che non sia sufficiente”, le parole di Parrulli nel corso di un’intervista all’Huffingtonpost.
In Italia, il Governo ha stanziato circa 290 milioni di euro, che saranno diramati in tre direzioni: riduzione delle tasse, aumento del fondo per le borse di studio e dei contributi agli studenti per affrontare il “digital divide”.
A tal proposito, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, ha dichiarato che “il ministero ha destinato un budget di 20 milioni al contrasto del divario digitale. In alcuni casi, su questo tema sono intervenute anche le Regioni con appositi stanziamenti”.
E poi, in merito alle nuove immatricolazioni, il Ministro Manfredi ha affermato che vi è un “bellissimo segnale: l’incremento delle iscrizioni alle università. Temevamo molto che ci fosse un calo. L’impegno del Governo sul diritto allo studio sta dando risposte straordinarie. Abbiamo numeri in crescita da Nord a Sud”.
Anche le Università europee hanno raggiunto lo stesso traguardo. A dare la conferma, è stato il The Guardian che ha scritto: “La presenza degli studenti stranieri non è crollata”. Ma per molti versi quantità non è sinonimo di qualità: in molti atenei del Regno Unito sono infatti esplosi diversi focolai di Coronavirus e numerosi ragazzi sono stati obbligati ad auto isolarsi all’interno dei campus.
In Italia, ogni ateneo, per evitare il rischio di contagio, adotta soluzioni differenti per garantire ingressi contingentati. Alcune Università garantiscono le lezioni in presenza a gruppi alternati, a settimane alternate, a corsi alternati. Si è inoltre provato ad assicurare le lezioni in aula con l’obbligo di prenotazione del posto tramite App. La restante parte degli studenti invece si collega su Zoom e Meet per seguire i corsi online.
Il Ministro Manfredi ha rassicurato gli studenti universitari e ha lanciato un appello: “Nello stesso modo in cui stanno seguendo le norme anti covid all’interno delle università, lo facciano anche fuori. Non è il tempo di assembramenti, feste e grandi ritrovi. I segnali sono tutti positivi, all’interno delle aule funziona tutto in maniera organizzata”, le sue parole.
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