La corruzione dei dipendenti pubblici è costata solo nei primi sei mesi del 2015 oltre 3 miliardi di euro. Il dato arriva dal rapporto della Guardia di Finanza sui danni all’erario statale dal 1° gennaio al 30 giugno 2015, riportato dal Corriere della Sera: i numeri elencati dagli uomini delle Fiamme Gialle disegnano un quadro del malaffare che impera in alcuni settori della Pubblica Amministrazione, senza distinzione tra Nord e Sud. Un esercito di funzionari, politici e medici che hanno rubato o gestito in maniera folle il denaro pubblico, provocando buchi enormi nelle finanze pubbliche. Ora la Corte dei Conti ha citato in giudizio gli oltre 4mila dipendenti pubblici segnalati dalla Guardia di Finanza, nella speranza che si riesca a recuperare il fiume di denaro pubblico svanito nei rivoli della corruzione.
Secondo il rapporto, sono 4.825 i dipendenti pubblici finiti nel mirino delle Fiamme Gialle che hanno segnalato alla magistratura 1.290 casi; stando ai numeri riportati dal quotidiano di via Solferino, nella prima metà dell’anno le contestazioni sono aumentate del 13% rispetto al 2014. Il dato è allarmante perché indica una crescita di quel sottobosco di malaffare difficile da scovare tra incartamenti e burocrazia. C’è però anche un aspetto positivo: i controlli della Guardia di Finanza stanno funzionando, andando a scovare i corrotti nei settori più a rischio. I reati che vengono contestati vanno dalla corruzione alla concussione, passando per la truffa, le turbative d’asta e l’abuso d’ufficio, ma non mancano casi di “inerzia o incapacità”, situazioni cioè in cui la cattiva gestione ha provocato danni ingenti a livello patrimoniale.
Dove si annidano i corrotti
Il rapporto indica infatti anche quali sono i settori più a rischio, quelli dove i corrotti si annidano e dove prosperano.
Il primo è quello degli immobili pubblici e la loro gestione che da un guadagno per lo Stato arriva a essere un costo. Immobili dati in affitto per cifre ridicole, come il caso di Roma dove il Comune affitta case di sua proprietà a sette euro al mese. Anche la gestione delle case popolari è a rischio: le Fiamme Gialle hanno scoperto un caso in Puglia dove un immobile era stato dato come “pagamento” per i voti alle elezioni. Da Nord a Sud, il rapporto mette insieme un quadro desolante: l’amministrazione di Bolzano dimentica di ritirare la Tosap, la tassa sull’occupazione del suolo pubblico che vale 30mila euro. A Nepi, provincia di Viterbo, la gestione degli immobili Inps, tra quelli che vengono definiti “raggiri e ammanchi di cassa”, ha portato a un buco di 1,2 milioni di euro.
Altro capitolo è quello della Sanità. Il settore è da sempre sotto osservazione e conta a oggi oltre duemila denunce e arresti: per capire il giro di corruzione, basti pensare che 83 dirigenti medici corrotti sono costati 6 milioni di euro. Per citare un caso eclatante, l’ospedale di Gallarate nella ricca provincia di Varese, ha dato in gestione a una società esterna la manutenzione per un contratto che da 16 milioni è lievitato a 35 milioni di euro. Il motivo? “Fare la cresta”.
Infine la gestione dei fondi e dei soldi pubblici da parte dei dipendenti stessi, funzionari e non. A Catanzaro un dipendente pubblico è riuscito a farsi riassumere dopo essere andato in pensione, portandosi a casa 700mila euro non dovuti. Chi riesce a muoversi nei meandri della burocrazia, sa come incassare per sé soldi pubblici anche perché mancano controlli stringenti da parte delle stesse amministrazioni ed enti. Ruberie e truffe che avvengono ogni giorno e che, ogni giorno, tolgono ossigeno allo Stato e a tutti noi.