La corruzione all’interno dello Stato ha raggiunto livelli che neppure sembravano possibili. Sono sempre di più i fatti illeciti che si registrano nell’amministrazione statale. Al Ministero dell’Economia e delle Finanze ci sarebbe anche chi si porta via i timbri. Non sarebbero immuni da fatti illeciti nemmeno la Presidenza del Consiglio e il Consiglio di Stato. Sono stati aperti numerosi provvedimenti disciplinari nelle istituzioni e coinvolti sono anche 800 dipendenti della Guardia di Finanza. 130 dipendenti della Difesa sono stati presi in considerazione per procedimenti disciplinari e la situazione rischia di diventare veramente compromettente, perché i casi rilevati sono numerosi.
Si sta cercando di mettere a punto un complesso sistema di prevenzione, che possa risultare preciso ed efficace e sulla questione è intervenuta anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione, attraverso l’elaborazione di schemi e modelli per le amministrazioni.
Gli illeciti
Nel giro di un anno gli episodi di illecito rapportabile ad una situazione di carattere penale sono quasi raddoppiati. Ad esempio, al Ministero per i Beni Culturali i casi rilevati sono stati 12 nel 2013 e 24 nel 2014. Al Consiglio di Stato, su 869 dipendenti, sono stati avviati 15 provvedimenti disciplinari per fatti rilevanti dal punto di vista penale. 2 di questi provvedimenti sono terminati con il licenziamento. Pure all’interno delle Fiamme Gialle sono stati portati avanti 783 provvedimenti disciplinari, sempre per fatti penali. Le conclusioni sono state rappresentate da sanzioni, sospensioni, perdite di grado.
Le cause
Ma che cosa c’è alla base di tutti questi casi di illeciti all’interno delle istituzioni? Ad essere imputate sembrerebbero l’insufficienza di strumenti e le risorse mancanti. Spesso si è badato più al risparmio, che non a risolvere veramente il problema. La questione, ad esempio, riguarda i fondi per l’Authority. Nonostante ci siano molti moniti e l’intenzione di trattare tutto da un punto di vista sempre più di contrasto, si tende a non investire molte spese.
Ad esempio è stato stabilito di formare del personale adeguato per vigilare sui settori a maggior rischio, ma questa formazione sarebbe dovuta avvenire senza ulteriori oneri per lo Stato. A volte ci sono delle carenze che riguardano anche banalità, come la mancanza degli applicativi informatici adatti per supportare le attività di monitoraggio e per registrare le misure anticorruzione. Aumentano gli adempimenti, ma diminuisce il personale.
Se ogni amministrazione viene lasciata a se stessa, nel suo ruolo di progettare e applicare una politica di prevenzione, gli sforzi rischiano di diventare vani. C’è poi un’altra circostanza che getta ombre inquietanti su queste vicende: i dipendenti degli uffici hanno una scarsa propensione a denunciare anche fatti penalmente rilevanti, dei quali sono venuti a conoscenza nell’ambito dei loro rapporti di lavoro. Tutto ciò può veramente far saltare il sistema dall’interno. Prevale un senso di timore, che spinge a non mettere in atto i comportamenti giusti per fronteggiare il problema.