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«L’Italia è il paese in Europa in cui vi è la più bassa propensione a denunciare fatti di corruzione di cui si venga a conoscenza, sicuramente per motivi culturali ma anche perché non ci sono tutele sufficienti per chi prende questa strada». Lo ha denunciato Davide Del Monte, Project Officer di Transparency International Italia, in un’intervista esclusiva a NanoPress.it.
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«È necessario – ha aggiunto Davide Del Monte – che queste persone, che in Inghilterra chiamano “whistleblower” (letteralmente coloro che soffiano nel fischietto e quindi lanciano un allarme), non vengano discriminate sul posto di lavoro, come spesso accade in Italia, e abbiano dei canali semplici e sicuri tramite cui fare le loro segnalazioni. Oggi il paradosso è che in Italia chi vuole fare una segnalazione non sa cosa fare, se non andare direttamente alla Magistratura, ma magari ci sono dei passaggi più “soft” da seguire».
«Anche da punto di vista sanzionatorio – ha poi continuato – l’Italia è molto indietro: gli ultimi dati, che risalgono a febbraio 2014, riportano soltanto di 11 carcerati per corruzione sull’intera popolazione carceraria italiana. È una cifra che ci fa capire quanto sia ridicola la sanzione per un reato grave come la corruzione».
«IL VERO DISASTRO ITALIANO È NEL PUBBLICO»
Eppure, quando vuole, l’Italia sa attuare delle leggi efficienti. Se, infatti, è oramai risaputo che l’Italia si posiziona nella classifica di Transparency International per percezione della corruzione al penultimo posto in Europa e al 69esimo nel mondo, seguita solo dalla Grecia per quanto riguarda la Comunità Europea e ben distante dai paesi nordici, dalla Germania e dalla Francia che sono ritenuti più etici, decisamente migliore è la situazione nel settore privato.
«Il vero disastro italiano – ha infatti spiegato Davide Del Monte – per quanto riguarda la corruzione e la mancanza di trasparenza è nel pubblico, mentre nel privato la situazione è migliore perché da ormai più di dieci anni c’è una legge, ritenuta una delle migliori anche a livello internazionale, la 231 del 2001, che impone obblighi reali alle aziende in termini di integrità, controllo della corruzione e trasparenza».
«Il problema – ha concluso Davide Del Monte – è che in Italia si producono leggi e poi non gli si dà attuazione: non è, infatti, necessario fare leggi nuove, quanto applicare seriamente quelle che già esistono e che sono normativamente tra le migliori al mondo».