Due gli arresti e otto le misure interdittive per imprese funebri a Saronno, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Busto Arsizio.
Dipendenti dell’obitorio, medici, imprese funebri. L’inchiesta su presunti episodi di corruzione ha fatto emergere un giro di mazzette da parte dei dipendenti dell’obitorio di Saronno, per permettere ai familiari di vedere le salme dei loro parenti col Covid, violando le regole contro il contenimento del virus.
Sono 10 le persone in tutto sottoposte a custodia cautelare, tra medici e dipendenti dell’ospedale di Saronno; ma anche imprenditori nel settore delle pompe funebri. Accuse a vario titolo, quella di corruzione di incaricato di pubblico servizio, peculato, furto, truffa e ancora falsità ideologica.
Tra le contestazioni dopo indagini sono state eseguite dai carabinieri di Saranno, in coordinamento con Procura di Busto Arsizio, anche delle presunte mazzette, per consentire di far vedere ai familiari le salme dei parenti positive al covid. Gli episodi di corruzione hanno portato a due arresti e otto misure interdittive. Due di questi sono di divieto di esercizio alla professione medica, e ancora 4 di esercizio della professione di imprese funebre mentre anche due addetti all’obitorio sono stati sospesi.
La mazzetta incassata da un operato dell’obitorio di Saronno, per permettere di radere la barba a una salma, sarebbe stata di 50 euro. Il giudice di Busto Arsizio – che ha firmato l’ordinanza – ha parlato non di un atto di pietas nei confronti del defunto, ma piuttosto contrario ai doveri secondo la legge.
Più volte lo stesso schema si sarebbe ripetuto, con diversi dipendenti delle pompe funebri coinvolti. Un’altra mazzetta da 50 euro invece sarebbero stati incassati per aver vestito il corpo di una donna, sempre la stessa cifra per un altro operatore invece per aver indagato sull’esito del tampone di una salma per accelerare in questo modo il ritiro e il traposto a cassa aperta.
E ancora un altro episodio, da quanto emerso dalle indagini, avrebbe coinvolto un altro dipendente che avrebbe mostrato alla figlia il corpo prima di chiudere la bara.
Una donna, dipendente dell’obitorio dell’ospedale di Saronno – adesso agli arresti domiciliari – si era assentata per malattia dal lavoro ma durante quel periodo avrebbe lavorato come dipendente negli studi medici privati, certificata come finta malata.
L’inchiesta dopo le segnalazioni delle forze dell’orine alla direzione sanitaria due anni fa, nel 2020, quando 4 titolari di onoranze funebri avrebbero tramite alcuni dipendenti orientato i parenti dei defunti alla scelta dell’impresa a cui affidarsi per i servizi funebri.
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