Il CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) è un organo di rilievo costituzionale previsto dall’articolo 99 della Costituzione. È stato istituito il 5 gennaio del 1957 come organo consultivo del Governo, delle Camere e delle Regioni, con l’obiettivo di esprimere pareri e promuovere iniziative legislative nel campo economico e sociale. Il CNEL, i cui pareri non sono vincolanti, non può invece proporre leggi tributarie, di bilancio o di natura costituzionale.
È in pratica un parlamentino di esperti ed esponenti dei vari settori: economisti, giuristi, imprenditori, sindacalisti, professionisti, associazioni. Presidente (nominato con decreto del presidente della Repubblica) e vicepresidente a parte, è composto da 64 consiglieri: 10 esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica; 48 rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato (di cui 22 rappresentanti dei lavoratori dipendenti, 9 dei lavoratori autonomi e delle professioni, 17 delle imprese); 6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.
Cosa ha fatto finora il CNEL
Secondo i dati ufficiali forniti dello stesso CNEL, nel corso degli oltre cinquant’anni di attività il parlamentino ha elaborato 970 documenti: 96 pareri; 350 testi di osservazioni e proposte; 14 disegni di legge; 270 rapporti e studi; 90 relazioni; 130 dossier che raccolgono gli atti di convegni ospitati nella prestigiosa sede romana; 20 protocolli e collaborazioni istituzionali.
In concreto, questa attività è servita a qualcosa? Ha dato un supporto utile ai governi? Secondo Matteo Renzi no: il premier (ma non è il primo) ha eretto il CNEL a simbolo degli sprechi dei soldi pubblici e vuole chiuderlo.
Quanto ci costa il CNEL?
Anni fa, quando i consiglieri erano 121, era arrivato a costare fino a 22 milioni di euro l’anno. Oggi costa circa 8,7 milioni: soldi pubblici che servono a coprire i costi dei dipendenti e della sede, l’elegante Villa Lubin, costruita tra il 1906 e il 1908 nel verde di Villa Borghese. I costi dei consiglieri (molti dei quali si sono dimessi) sono stati abbattuti: da gennaio 2015, come ha deciso la Legge di stabilità, sono state cancellate le indennità, i rimborsi spese e i soldi per le varie attività. Dalla pagina dei compensi del sito del CNEL effettivamente risulta che l’“importo lordo anno 2015” dei consiglieri è pari a “0,00 euro”.
Sul bilancio del 2015 (pubblicato sul sito) è specificato che “il CNEL nel corso del 2015 ha potuto contare su entrate provenienti dal bilancio dello Stato per un importo di euro 8.715.177,65”. “Per quanto concerne le uscite si evidenziano i pagamenti in conto competenza per complessivi euro 4.523.120,67” e i “pagamenti conto residui per un importo pari a 2.628.810,68”. In linea generale i primi corrispondono al costo del personale, i secondi della sede.
Nonostante i costi siano stati già ridotti, il governo vuole l’abolizione definitiva di questo ente. La riforma costituzionale che il 4 dicembre passerà al vaglio del referendum abolisce l’articolo 99 della Costituzione e quindi il CNEL. Insomma, se vince il Sì l’istituto (già in fase di smembramento da qualche anno) scompare del tutto. È giusto abolirlo o è meglio tenerlo?