Cos’è il contact tracing? Ne sentiamo parlare da mesi ormai, da quando il Coronavirus è entrato in un modo o nell’altro nelle nostre vite, limitando la nostra libertà a causa del lockdown che ne è seguito, procurando ansia e paure e purtroppo mietendo malati e vittime.
Il contact tracing in realtà è una definizione già esistente da molto tempo in ambito internazionale, ed è un’arma a nostra disposizione per contrastare la diffusione e il contagio di malattie altamente infettive come il Covid-19.
Cos’è il contact tracing e a cosa serve
Contact tracing significa letteralmente “tracciamento dei contatti” ed è un concetto già ampiamente illustrato dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. In pratica, contact tracing è la definizione di un insieme di strategie per poter individuare il più facilmente e tempestivamente possibile le persone che sono entrate in contatto con soggetti risultati positivi a virus e malattie altamente infettive, come il Covid-19 appunto, ma anche come tante altre, vecchie e nuove (la tubercolosi ad esempio, o la Mers del 2015).
A cosa serve dunque il contact tracing? In ultima analisi a cercare di fermare il contagio, contenendolo e riducendolo. Informare le persone che sono state vicine ad un individuo infetto, del potenziale pericolo di contagio che corrono, dà il via a una serie di conseguenze positive, in grado di innescare un circolo virtuoso per tutta la popolazione:
- i contatti dell’individuo infetto possono (in alcuni casi devono) fare dei test per controllare di non essere stati contagiati e/o di non essere contagiosi a loro volta per altre persone;
- i contatti dell’individuo infetto informeranno gli altri loro contatti della possibile esposizione al contagio;
- i contatti dell’individuo infetto potranno o dovranno mettere in atto misure restrittive, contenitive o precauzionali, per evitare di diffondere ancora di più il virus o la malattia, ponendo così fine alla catena viziosa.
Come funziona il contact tracing
Quando si parla di contact tracing non si definisce in maniera univoca il modo in cui l’individuazione dei contatti avviene, semplicemente perché possono esistere diverse strategie per attuarlo.
Ad esempio, la maniera più classica, che si avvale di strumenti tradizionali, è quella di stilare una lista di persone che sono entrate in contatto con l’individuo infetto in un arco di tempo che potrebbe aver dato luogo al contagio, e poi avvertirle della possibile esposizione al virus o alla malattia in questione.
Risulta chiaro che un metodo come quello appena descritto non può essere tuttavia totalmente efficace nel caso di una pandemia, di proporzioni vastissime e di rapidissima diffusione.
Proprio per questo, sono state elaborate a livello internazionale (e anche nazionale, con l’app Immuni) strategie innovative che si servono delle tecnologie di uso quotidiano a nostra disposizione, per poter rendere più efficiente, tempestivo ed efficace il sistema di contact tracing, in vista del contenimento e dell’eliminazione del contagio di un virus altamente infettivo come quello del Covid-19.
Il contact tracing in ambito tecnologico
Cos’è il contact tracing quando prevede strategie di attuazione di tipo tecnologico? Il contact tracing tecnologico diventa potenzialmente efficace in tempo reale, grazie alla precisione e all’efficienza degli strumenti a nostra disposizione, come smartphone, wireless, bluetooth, gps, utilizzati in modo mirato da applicazioni create ad hoc.
Tuttavia, in un campo del genere è bene porre un inevitabile accento sulla questione della privacy, in quanto tracciare i contatti di una persona, implica in via indiretta (o anche direttissima, dipende) scoprire informazioni private, come la sua identità innanzitutto, dove è stata negli ultimi giorni, quali sono le sue condizioni di salute, chi sono i suoi parenti e i suoi amici e quando e quanto tempo hanno passato insieme, etc.
Un conto dunque è se il contact tracing avviene su base volontaria e tramite strutture sanitarie preposte. Un conto è se interviene la tecnologia che, essendo potenzialmente una spia occulta per la maggior parte degli individui non avvezzi all’hackeraggio, potrebbe “rubare” dati e informazioni anche altamente personali.
Contact tracing e privacy
Ecco perché l’utilizzo di tecnologie che implicano la geolocalizzazione possono risultare poco rispettose della privacy, mentre altre come il bluetooth possono invece aiutare ad occultare l’identità e le informazioni personali degli utenti.
La nostrana app Immuni ad esempio, si basa sul tracciamento della prossimità fra dispositivi attraverso la tecnologia Bluetooth BLE, che non tiene conto della posizione geografica: semplicemente la app si limita a registrare i dispositivi a cui siamo stati vicini (anche quanto vicini e per quanto tempo).
E, dato che sia il nostro smartphone che quello delle persone vicine a noi viene identificato tramite codici ID in continuo cambiamento e basati su stringhe alfanumeriche che mutano ogni giorno, l’anonimato è garantito. Anche in caso di comunicazione di positività al virus con il centro di raccolta dati.
Dunque il contact tracing può risultare efficace e funzionale, senza per questo violare necessariamente diritti, libertà e privacy. Occorre però uno sforzo congiunto, tra Governi, aziende di sviluppo, operatori sanitari, Garante della Privacy e volontà dei cittadini a partecipare attivamente e fiduciosamente alla riduzione del contagio.