Forse non tutti sanno cos’è l’analfabetismo funzionale, quali siano le cause e quali gli esempi di un fenomeno assai esteso di cui l’Italia, purtroppo, sembra avere un triste primato. E’ una delle piaghe sociali più diffuse dell’era digitale, quella dei social network e della comunicazione virtuale per intenderci, di cui whatsapp e i vari sistemi di messaggistica gratuita, si fanno portatori più o meno inconsapevoli. E’ un fenomeno che mina le basi culturali della società, colpendo chi, nonostante sia in grado di leggere e di scrivere, non ha la capacità di comprendere, e di valutare, un qualsiasi testo scritto, da un articolo di giornale ad una polizza assicurativa, da un contratto d’affitto alla posologia di un medicinale.
Cos’è l’analfabetismo funzionale? Lo spiega bene la definizione di Treccani che, parlando del fenomeno detto anche analfabetismo di ritorno, lo riferisce, individuandone anche le cause, ‘a quella quota di alfabetizzati che, senza l’esercitazione delle competenze alfanumeriche, regredisce perdendo la capacità di utilizzare il linguaggio scritto per formulare e comprendere messaggi.’
In altri termini, dunque, e volendo fornire degli esempi, l’analfabetismo funzionale è l’incapacità di un individuo di usare (correttamente) le sue abilità di scrittura, di lettura e di calcolo nelle situazioni più semplici, quelle cioè legate alla vita quotidiana. Un analfabeta funzionale, perciò, è in grado di aggiornare la sua pagina Facebook ma, come ha spiegato bene l’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel suo rapporto sull’argomento del 2014, è incapace ‘di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità’.
Non si tratta, quindi, di analfabetismo puro, quello cioè dovuto ad una mancanza totale di istruzione, ma di un grave limite culturale molto più subdolo che impedisce all’individuo, nonostante sappia leggere e scrivere, di interpretare attraverso considerazioni personali la realtà in cui vive.
L’analfabeta funzionale, perciò, sa leggere, sa scrivere ma non comprende, ha frequentato la scuola dell’obbligo – il più delle volte proseguendo gli studi – ma non è in grado di applicare le proprie conoscenze alla vita di tutti i giorni. E’ un individuo mentalmente pigro, che non legge perché ‘si stanca‘ o peggio ancora perché ‘si annoia‘, perdendo di fatto la capacità di formulare e di comprendere messaggi sostanzialmente più complessi.
Ragionando su cos’è l’analfabetismo funzionale non possiamo non far riferimento all’OCSE e a quanto emerso dall’indagine sull’argomento di qualche anno fa: secondo i dati raccolti, 3 italiani su 10 sono di fatto analfabeti funzionali, laureati, colti e studenti universitari compresi. Un risultato agghiacciante se si considera che il Belpaese è, in conclusione, tra gli ultimi nella scala delle competenze (e della comprensione) di lettura… praticamente siamo i peggiori rispetto al resto dell’Europa.
E’ difficile, infine, stabilire quali siano le cause dell’analfabetismo funzionale: in molti pensano che la scuola, troppo dogmatica e poco incline a sviluppare le competenze, sia incapace di trasmettere gli strumenti per una comprensione sensata del mondo. E poi c’è internet, il mondo sconfinato della rete dove, come già il compianto Eco aveva denunciato, gli internauti analfabeti si muovono con grande abilità. Il problema è che in molti stentano a riconoscere le idiozie che proliferano nel web, contribuendo, loro malgrado, alla loro sconfinata diffusione.
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