Il termine evoca scenari bellici, poiché spesso i danni che produce sono consistenti: parliamo della bomba d’acqua, una parola che anche l’uomo della strada ha imparato a conoscere negli ultimi anni attraverso i mass media, proprio a causa dell’intensificarsi di questo fenomeno alluvionale, un violento nubifragio che in poche ore è capace di mandare KO un territorio, soprattutto quando quest’ultimo è già reso fragile dal dissesto idro-geologico. A dispetto dei ripetuti allarmi lanciati dagli esperti, poco o nulla è stato fatto per migliorare la situazione in Italia, tanto che ormai con cadenza regolare assistiamo da Nord a Sud al fenomeno delle bombe d’acqua sulle nostre città, lasciando dopo il suo passaggio ingenti danni e talora vittime. Proviamo a capire in maniera più approfondita cos’è una bomba d’acqua e come si forma, ma soprattutto: si tratta davvero di un fenomeno esclusivo della nostra epoca?
Bomba d’acqua è in realtà un termine giornalistico, mutuato dall’inglese cloudburst, letteralmente ‘esplosione di nuvola’, per indicare un evento climatico che è sempre esistito, ma che in Italia come altrove ha conosciuto una forte intensificazione a causa dei cambiamenti climatici.
Cos’è una bomba d’acqua
Tecnicamente la scienza definisce quello che l’opinione pubblica chiama bomba d’acqua come un forte temporale, in cui la quantità di pioggia caduta supera i 30 millimetri all’ora, oppure, in base ad un’altra corrente di pensiero fra i climatologi, quando le precipitazioni oltrepassano i 50 millimetri nell’arco di due ore. In ogni caso le conseguenze sono le medesime, da cui lo sdoganamento giornalistico della terminologia: allagamenti, fiumi che straripano, danni idrici, voragini, sradicamento di alberi, colate di fango. Indubbiamente il riscaldamento globale gioca a favore della formazione di questo fenomeno atmosferico, poiché dagli anni Settanta del secolo scorso ad oggi l’aumento della temperatura dei mari di circa un grado ha contribuito alla maggiore umidità e di conseguenza all’aumento del differenziale tra la temperatura dell’aria che sale dal mare e quella presente nell’atmosfera.
Come si forma
Come anticipato poc’anzi, a giocare un ruolo fondamentale nella formazione delle nuvole che originano queste bombe d’acqua è la differenza di temperatura tra il suolo e il cielo: l’incontro tra l’aria calda proveniente dal mare e le correnti più fredde fanno condensare e facilitano la formazione di queste nubi temporalesche. Non a caso tali fenomeni alluvionali sono più frequenti periodo estivo, quando le acque marine diventano bollenti, e nei primi mesi autunnali, quando invece la temperatura dell’aria inizia a scendere, poiché il differenziale tra le due masse d’aria aumenta considerevolmente.
Prevedere una bomba d’acqua è meno facile di quanto si creda: gli esperti meteo possono infatti conoscere con buona approssimazione quando è in avvicinamento il fenomeno temporalesco, ma è assai più difficile sapere la quantità di pioggia scaricata, tanto che spesso le pagine di cronaca si riempiono di polemiche tra cittadinanza ed enti locali, Protezione Civile inclusa, su mancate allerte, oppure fenomeni sottostimati o sovrastimati. In generale possiamo affermare che vi sono aree geografiche in cui è più facile che si formi una bomba d’acqua, in particolare le zone caratterizzate da rilievi situati in prossimità del mare, poiché più frequentemente si riscontrano correnti ascensionali di aria calda che entrano a contatto con temperature più basse: in Italia, che vanta nel suo territorio chilometri e chilometri di coste e un buon numero di montagne e colline, è stato stimato che alcune regioni più di altre sono colpite con maggior frequenza dalle bombe d’acqua, soprattutto Liguria e Toscana al centro-nord, ma anche Calabria e Sicilia al sud e Veneto nel nord-est.
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