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Cosa aspettarsi davvero da Ibrahimovic dopo il rientro dall’infortunio

Zlatan Ibrahimovic è tornato! E questo è un dato di fatto visti gli allenamenti finalmente in gruppo e la convocazione arrivata per il delicato match contro il Torino. Poi i come, i quando e i risultati si dovranno ancora vedere con poca speranza da parte di tutti. Non da parte del diretto interessato che, invece, crede molto – o almeno così dice – in un finale di stagione da protagonista assoluto, da trascinatore per un Milan che è in piena crisi di gioco e risultati. Stefano Pioli, però, l’ha già sconfessato – se non del tutto, in buona parte – poche ore dopo in conferenza stampa. Dove sta davvero la verità e cosa aspettarsi dallo svedese da qui a fine stagione?

Zlatan Ibrahimovic durante i festeggiamenti per la vittoria dell’ultimo scudetto – Nanopress.it

Zlatan e subito dopo viene in mente Ibrahimovic. Un campione, un’icona, un marchio che va oltre al senso stretto di football italiano o mondiale. È semplicemente un fenomeno o almeno un fuoriclasse che ha già dimostrato talmente tanto in carriera che non ha bisogno di doversi etichettare o valorizzare ulteriormente con le parole del supereroe che sana e va oltre gli ostacoli. Eppure le dichiarazioni dell’ex Barcellona e Inter nelle ultime ore hanno riacceso le speranze dei tifosi del Milan nelle ultime ore in un periodo in cui va tutto storto. Soprattutto hanno fatto sperare i fans che, dopo il grave infortunio che l’ha tenuto ai box a 41 anni, potesse davvero tornare a fare la differenza, emozionare, ribaltare i campionati e i destini collettivi come faceva un tempo. Ma è così sul serio o è l’ultimo grido di un fuoriclasse sportivamente al canto del cigno? La risposta la darà solo il campo, ma scopriamo cosa è lecito aspettarsi da lui da qui a fine anno per le sorti dei campioni d’Italia.

Ibrahimovic è tornato a disposizione dopo una lunga attesa

Alcuni calciatori non sono come tutti gli altri, in quel velo che avvolge quasi intrinsecamente le magie sul campo da calcio, ma soprattutto i trofei, la bellezza di essere quelle perle rare e probabilmente non replicabile. Sicuramente Ibrahimovic rientra in quella categoria di talenti, ma ovviamente con diverse stagioni che hanno caratterizzato la sua carriera. La prima esperienza dello svedese in Italia è iniziata quasi in sordina all’ombra dei Trezeguet e dei Del Piero, per poi esplodere quasi subito. Quel colosso arrivato dall’Ajax non può restare fuori e l’Inter l’ha capito quasi subito, puntandoci con forza e mettendolo al cento del suo gioco e dei suoi scudetti.

Poi è arrivata la delusione Barcellona e ancora il ritorno in Italia, stavolta al Milan per non farsi mancare nulla, con un’autentica magia sul calciomercato da parte di Adriano Galliani. E i risultati si sono visti subito con l’ennesimo scudetto e anche con un nuovo trampolino di lancio per lo svedese che, in quel caso, l’ha portato al PSG. La destinazione finale, però, il richiamo recondito è sempre quello rossonero e allora riecco l’ennesimo ritorno, stavolta con delle caratteristiche un po’ diverse. Zlatan è diventato l’epicentro emotivo di un gruppo che con lui è cresciuto tantissimo, in parallelo al grande lavoro svolto da Stefano Pioli sul campo e da Paolo Maldini in società.

Ibrahimovic dà indicazioni alla squadra da vero leader – Nanopress.it

Ibrahimovic, invece, dal punto di vista tecnico ha sfruttato la sua fisicità esplosiva per vincere un gran numero di duelli con i difensori avversari e far salire la squadra. Se prima prediligeva la palla tra i piedi, anche lontano dalla porta, per inventare e servire anche assist, nella sua terza esperienza a Milano lo svedese è diventato una punta più statica, ma ugualmente pericolosa, che ama di più avvicinarsi e sentire la porta come gli attaccanti inglesi di un tempo.

Certo, ciò che davvero è mancato più di ogni altra cosa è la continuità fisica. Sono stati tanti, troppi gli infortuni che hanno condizionato il suo percorso in rossonero fino a quello gravissimo che ci ha privato per mesi di un calciatore speciale per definizione. Ora, però, è tempo di non pensarci più e guardare avanti, dato che Ibra non ha appeso le scarpe al chiodo, anzi si è messo alle spalle pure quello. Pioli ha potuto finalmente convocarlo in vista del match contro il Torino e lo svedese ha concesso un’intervista di certo non banale a “Sport Mediaset”, in cui ha annunciato che calciatore dobbiamo aspettarci al rientro in campo: “Ho tanta voglia, voglio fare tante cose, quello che ho perso in questi 7/8 mesi. Ho perso tempo. Sulla crisi della squadra? Non sono preoccupato, sono momenti normali all’interno di un campionato, Ora dobbiamo parlare poco e dimostrare in campo il nostro valore”.

Di certo, nonostante le difficoltà degli ultimi mesi, Ibra non ha perso la sua personalità e il suo ego, fattori che non sono mai cambiati nella sua carriera: “Critiche? È normale, perché se non ti criticano non sei al top. A me criticano da 25 anni perché sono il numero 1, sono abituato. È come mettere benzina sul fuoco e quando scherzi con il fuoco ti bruci. Mi sento ancora Dio? Certo, non cambia niente. Non voglio tornare in campo per beneficenza, se entro in campo lo faccio per portare risultati e per fare quello che ho sempre fatto. Altrimenti non sarebbe una sfida per me, starei a casa a giocare coi miei figli”.

Ibrahimovic ha anche rassicurato i tifosi sul suo stato di forma:Sto bene, sto molto bene! Sono rientrato in gruppo e mi sento libero, libero in campo e fuori. Significa che sto bene. In questo periodo ho fatto di tutto per aiutare mister, staff e club da fuori. Ho avuto pazienza perché dovevo rientrare al top, il recupero sta andando tutto secondo i piani”.

Con la sua presenza, quindi, si ripromettere di dare la svolta al Milan proprio nel momento più difficile degli ultimi anni: “Non è un buon periodo ma basta poco per cambiare. Se posso fare qualcosa lo faccio perché sono qui per aiutare. Adesso cambiamo la musica quando rientro. In questi mesi ho fatto quello che potevo fare: ho aiutato la squadra in un modo differente rispetto a quando ero in campo. Ma è in campo che posso aiutare il più possibile, ed è lì che voglio stare. In questi mesi ho fatto il possibile per aiutare il mister, lo staff e il club. Bisogna avere pazienza per rientrare al meglio e per non fare continuamente dentro-fuori. Ma tutto è andato come avevamo previsto”.

E ricordiamoci sempre che uno come Ibra non ha affatto paura delle critiche, anzi si carica quando le cose vanno meno bene: “Siamo professionisti e ci aspettiamo le critiche, non sono tutte rose e fiori, le critiche fanno parte del lavoro. Se non reggi le pressioni delle critiche non bisogna fare questo lavoro ma le critiche fanno parte del nostro mondo e sono utili perché ti fanno restare al top. Quando sei brutto puoi diventare bello”.

Insomma, Ibrahimovic si sente bene, ha recuperato dall’infortunio e di problemi o declassamenti dal suo punto di vista non ce ne sono proprio. Il ritiro, infatti, non è neanche un’opzione:A 41 anni ho ancora tante pagine da scrivere anche perché la qualità non scompare, il fisico cambia, la preparazione fisica è diversa ma la qualità non va via, è una cosa che rimane. Nel mio caso non cambia. A chi non crede in Dio, lo farò vedere in campo, non a parole. Voglio dimostrare il mio talento tutti i giorni con grande voglia, ma non solo individualmente. Voglio trasferire la mia credibilità negli altri perché se riesci a fare la differenza con la squadra è diverso. Non deve dipendere tutto da me, voglio trasferire tutto quello che ho dentro agli altri: se i miei compagni stanno bene sto bene anche io. Se vinciamo da collettivo mi carico. In questa situazione non devo avere, devo solo dare. È anche questa la mia sfida, l’obiettivo non è il mio ego. Ho 41 anni, gioco nel Milan e sono al top. Io voglio trasferire gli occhi sugli altri, sono qui per loro non per me. Se fosse per me sarei su un’isola con un sigaro. Se posso essere un esempio e un leader lo faccio”.

Pioli abbassa i toni, ma Ibrahimovic vuole caricarsi sulle spalle il peso della crisi del Milan

Il derby, intanto, ha sicuramente lasciato delle scorie in casa rossonera. Dopo il 2-5 rimediato contro il Sassuolo, Pioli ha deciso che era il tempo di cambiare e di affidarsi a un modulo che desse più copertura difensiva e inserendo un uomo in più a centrocampo, in modo da aiutare la costruzione dell’azione, ma anche la fase di pressing. Contro l’Inter, però, anche quella speranza è svanita tra le critiche e la disillusione, visto che i nerazzurri hanno dominato in lungo e in largo dal punto di vista tecnico e tattico, mentre i campioni d’Italia sono stati costretti a una fase difensiva frustrante e improduttiva.

Zlatan Ibrahimovic seduto in panchina vicino ad Ante Rebic – Nanopress.it

Eppure, nonostante le parole entusiastiche e ottimistiche di Ibrahimovic, sui social e tra i diretti interessati corre ancora troppa sfiducia sulle condizioni e sul futuro dello svedese. Le parole dell’attaccante, infatti, sono state in un certo senso o in parte declassate da quelle in conferenza stampa di Pioli. Prima del match contro il Torino, infatti, il tecnico del Milan ha lasciato percepire una certa prudenza da parte dell’allenatore: Ibrahimovic sta meglio. L’autonomia è quasi nulla perché ha fatto un mezzo allenamento e la rifinitura di oggi. Il suo ruolo è di grande motivatore e grande giocatore. Domani sarà con noi e questo è importante”. E ancora sulla sua esclusione dalla lista Champions: Non ci sono rimpianti e non ce l’ha nemmeno lui. La sua garanzia è troppo limitata. Tutti dicono tra un mese magari sarà pronto? Io posso controllare le mie scelte e cosa fanno i miei giocatori”.

Insomma, rispetto al diretto interessato, Pioli è stato molto più attento a definire come stanno davvero le cose riguardo al futuro di Ibrahimovic al Milan, che poi ora è presente di stretta attualità. Lo svedese non ha autonomia, non dà ancora garanzie neanche per un pezzo di partita che non duri qualche minuto. Siamo arrivati in quella fase che caratterizza il recupero di ogni calciatore, soprattutto uno che ha 41 anni e non può avere già di per sé la stessa tenuta fisica di chi ne ha venti.

Riassumendo quanto sta succedendo, quindi, il recupero dell’attaccante è decisamente importante e lo è soprattutto per lo spogliatoio, su quello non ci sono dubbi. In questo Milan, infatti, la punta è sempre riuscito a dare la scossa, a far crescere i giovani con i giusti valori e le giuste motivazioni, ad alzare il livello di attenzione e di performance anche in allenamento. È una sorta di cuore pulsante che sa in che direzione portare lo spogliatoio, stimolandolo soprattutto quando le cose non vanno bene. E cercando di far girare la ruota. La sua importanza in tal senso non è affatto da mettere in discussione e lì non ci sono discrepanze. Semmai ci sono sulla percezione che Ibrahimovic dice di avere di se stesso e su quella che, invece, è percepita da tutti gli altri.

È pressoché impossibile pensare all’ex Inter come bomber implacabile capace di giocare ogni partita titolare e anche di decidere le partite appena accelera un po’ l’intensità. È impossibile anche credere che possa stabilmente strappare a Olivier Giroud il posto da titolare, nonostante il francese non stia garantendo grande continuità di rendimento. La tenuta fisica dell’ex Inter è sicuramente un tema importante di discussione, forse quello fondamentale, per capire cosa aspettarsi davvero dal centravanti cresciuto nel Malmo. Anche prima dell’ultimo grave infortunio, non riusciva a terminare un mese sul campo prima di accusare fastidi muscolari o problemini fisici che ne limitavano forzatamente l’impiego. Non c’è speranza, dunque, sull’apporto reale che la punta darà come attaccante puro con tutte le competizioni che dovrebbe giocare, riposando meno del dovuto. Ma, allo stesso tempo, basta solo tararsi su questo e regolarsi di conseguenza per capire quello che potrebbe succedere.

Infatti, considerando Ibrahimovic come quel calciatore in grado di entrare nella partita e dare peso offensivo al Milan, sicuramente cambia la percezione sull’impatto che potrebbe avere sulla squadra e anche sui risultati del Diavolo. E potrebbe portare anche in dote qualche gol pesante per la classifica dei rossoneri che attualmente non rispecchia le reali ambizioni del club. Quindi, non si può essere entusiasti, almeno non del tutto, ma non bisogna neanche etichettare lo svedese come un calciatore comune o ininfluente rispetto alle sorti della sua squadra o alla sua crescita. Una via di mezzo probabilmente è la soluzione giusta per non restarci male o per non essere sorpresi.

Ibrahimovic in maglietta bianca e occhiali da sole – Nanopress.it

Di certo, soprattutto a livello di spogliatoio, molti tifosi del Milan hanno atteso la notizia del rientro di Zlatan come una manna dal cielo in un momento decisamente difficile per i campioni d’Italia. Probabilmente è una questione d’amore, di cuore, molto più che di pallone puro. Eppure anche nelle ultime ore sono stati tanti i tifosi che hanno espresso la loro felicità per il ritorno del beniamino svedese, anche se c’è anche chi, invece, non crede più che possa dare l’apporto richiesto.

Insomma, anche adesso che non può essere, per forza di cose, quello di un tempo, Ibrahimovic non smette di essere sulle prime pagine e far parlare di sé. La sensazione è che, anche per i suoi modi, le sue battute e il suo ego che spesso gli viene rinfacciato e per cui viene criticato o osannato, non sarà mai tutti gli altri per definizione. Continuerà a dividere e a stupire e sarà così per tutta la sua carriera, anche quando appenderà gli scarpini al chiodo. Intanto, per quest’anno ci terrà incollati allo schermo e, per chi tifa altre squadre ci sarà anche il timore che Ibra riesca a segnare anche stavolta. E perché spegnere i sogni di chi vuole vederlo ancora con un ruolo di primo piano sul campo? Piuttosto, iniziamo a sognare anche noi.

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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