La conversione in legge del decreto rave è a metà strada. Proprio ieri, infatti, il Senato ha approvato il nuovo testo del dl che è stato licenziato dal governo il 31 ottobre e che, per avere effetti, deve essere convertito entro la fine del 2022, e ha passato la palla alla Camera. Oltre ai cambiamenti nel merito proprio dei “festini”, nell’atto dell’esecutivo di Giorgia Meloni ci sono importanti novità anche per quanto riguarda la gestione della pandemia da Covid.
Qualora da Montecitorio, infatti, dovessero approvare lo stesso testo dell’aula di Palazzo Madama, il tampone in uscita e dopo cinque giorni dall’accertamento della positività dal virus non sarà più necessario, come non sarà più richiesto esibire il green pass se si dovesse andare in un ospedale o in strutture sanitarie. Da quando entrerà in vigore la legge, inoltre, verranno sospese anche le multe da 100 euro per gli over 50 che non hanno aderito alla campagna vaccinale.
Non c’è solo la manovra a tenere banco nel mondo della politica. La legge di bilancio, che oggi è stata in parte promossa e in parte rimandata dalla Commissione europea, dovrà essere approvata dalle due Camere entro il 31 dicembre, così come entro la fine dell’anno da Montecitorio dovranno approvare il testo della legge di conversione del decreto legge 162 del 2022, il cosiddetto decreto rave, che si occupa, però, anche di altre questioni, soprattutto quelle relative alla gestione della pandemia da Covid.
Il primo via libera è arrivato ieri dal Senato con 92 voti favorevoli e 75 contrari. Non proprio un successone, è vero, ma anche la capogruppo di Forza Italia, Licia Ronzulli, una delle tre forze della maggioranza di governo, ha deciso di disertare il voto perché non a favore delle misure che la legge imporre ora. Nello specifico, una delle più vicine a Silvio Berlusconi, ha lamentato il reintegro anticipato di due mesi per tutto il personale sanitario che non si è vaccinato. Oltre a questo, che era già sul piatto nel momento in cui il decreto è stato approvato dall’esecutivo di Giorgia Meloni, ci sono altre novità che segnano un cambiamento importante nella convivenza con il virus.
Cambiamenti che, tra l’altro, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, non ha mai nascosto. Se la prevenzione, tramite i vaccini, è sempre stata un pallino per il medico nucleare, non ha mai chiuso alla possibilità di allargare ulteriormente le maglie e proseguire verso una fase di normalizzazione del coronavirus.
E quindi, nel momento in cui l’aula della Camera approverà lo stesso testo di Palazzo Madama, non sarà più necessario fare un tampone dopo cinque giorni per certificare la negatività dal Covid. L’accertamento, che avviene ora con test molecolare o rapido, non servirà più. Resta da capire, invece, se questo dovrebbe valere per chiunque o anche per chi, al quinto giorno dal tampone positivo, presenta ancora dei sintomi. A chiarirlo, comunque, potrebbe essere una circolare del ministro, che sta pensando anche di lasciare obbligatorio il test in uscita per il personale sanitario.
Un’altra novità è rappresentata dalla fine dell’obbligo di esibire il green pass anche nelle strutture ospedaliere, nelle Rsa, in pratica l’ultimo baluardo che era rimasto dal precedente inverno in cui serviva per accedere a qualsiasi tipo di struttura, mezzo pubblico, o luogo che fosse. La certificazione verde che dimostra di aver completato il ciclo vaccinale non servirà neanche per potersi sedere in pronto soccorso o per l’uscita degli ospiti nelle strutture sociosanitarie.
Sempre nel merito del vaccino, o meglio di chi ha deciso di non farlo, quando il nuovo testo entrerà in Gazzetta ufficiale e fino al 30 giugno, saranno sospesi i procedimenti per le sanzioni da 100 euro previste per gli over 50 che entro il 15 giugno del 2022 non erano in regole con le vaccinazioni.
A cambiare saranno anche le regole per i contatti stretti dei positivi. Non più costretti all’isolamento domiciliare com’era quel tempo fa, fino a oggi potevano uscire ma solo con la mascherina Ffp2 e per dieci giorni, da domani il tempo sarà dimezzato e non c’è neanche l’obbligo di sottoporsi a un tampone.
L’unica cosa che dovrebbe rimanere uguale è invece l’incarico per il generale Tommaso Petroni, l’attuale commissario per la gestione della pandemia che è succeduto a Francesco Figliolo, che entro il primo gennaio del 2023 avrebbe dovuto passare tutte le competenze al ministero della Salute. Ecco, così non sarà perché si è deciso di prorogare le funzioni dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto della pandemia fino al primo luglio del 2023.
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