L’ex primo ministro britannico Boris Johnson ha annunciato le sue dimissioni dalla Camera dei Comuni. La dichiarazione di dimissioni è stata insolitamente lunga, superando le 1.000 parole. Ha espresso la sua indignazione per il comitato dei privilegi che ha iniziato una procedura contro di lui per cacciarlo dal parlamento.
La procedura è legata alle accuse ricevute che sottolineano diversi comportamenti ritenuti inappropriati e illegali e lo accusano di aver mentito ai parlamentari sulle feste tenute durante il lockdown, ma le prove non sono ancora state rese pubbliche.
Johnson ha parlato di un comitato che ha scelto di ignorare la verità e ha dichiarato di essere certo che ci sia una cospirazione in atto per rimuoverlo dalla politica, anche se non ci sono prove concrete a sostegno di tale affermazione.
Ha anche colto l’occasione per esternare la sua contrarietà nei confronti dell’attuale cancellerie Sunak e soprattutto sul suo operato.
La questione dell’onestà e della trasparenza è sempre stata al centro della politica, e la vicenda che ha coinvolto il primo ministro britannico Boris Johnson non fa eccezione. La commissione per i privilegi del Parlamento, infatti, ha il potere di prendere provvedimenti contro Johnson e qualsiasi deputato, nel caso in cui inganni appositamente il Parlamento in modo sconsiderato o deliberato.
In particolare, la commissione in linea generale può decidere di sospendere il politico quindi Johnson dal parlamento per più di 10 giorni, il che avrebbe potuto innescare una nuova elezione per il suo seggio. Questo potere conferito alla commissione sottolinea l’importanza dei valori democratici e della trasparenza nella gestione del potere politico.
La vicenda relativa a Johnson rivela, quindi, come la politica sia un campo in cui la verità e l’onestà dovrebbero essere preservate a ogni costo e sono basi fondamentali. La commissione per i privilegi del Parlamento, infatti, ha il compito di garantire che i rappresentanti del popolo agiscano sempre nell’interesse pubblico e con la massima trasparenza possibile. In un’epoca in cui la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni politiche britanniche è spesso messa in discussione, è fondamentale che i meccanismi di controllo e di bilanciamento del potere siano sempre attivi e che i rappresentanti del popolo siano sempre tenuti a rispondere delle loro azioni. Johnson ha dichiarato in merito alla presa di posizione del governo britannico che: “Sono stato costretto ad andarmene da una piccola manciata di persone, senza prove a sostegno delle loro affermazioni, e senza l’approvazione nemmeno dei membri del partito conservatore, per non parlare dell’elettorato più ampio”.
Il politico ha anche precisato: “È molto triste lasciare il parlamento – almeno per ora – ma soprattutto sono sconcertato e sconvolto di poter essere costretto a lasciare“.
Boris Johnson, ex primo ministro britannico, ha subito un brusco cambio di rotta anche da parte di fedelissimi dopo che emerso che ha organizzato eventi illegali all’interno degli edifici di Downing Street durante il periodo in cui erano in atto le restrizioni per il Covid-19.
Secondo quanto emerso dai media britannici, questi eventi sarebbero avvenuti quando il governo inglese stava chiedendo ai cittadini di limitare i contatti sociali e di rispettare le misure di distanziamento per prevenire il contagio.
Le accuse contro Johnson hanno scatenato un acceso dibattito politico in gran Bretagna, dove molte persone hanno chiesto che l’apertura di un’inchiesta ufficiale sulle sue azioni.
Questa vicenda ha sollevato anche importanti questioni sulla trasparenza ma soprattutto sull’integrità dei politici, soprattutto in un momento in cui la fiducia dei cittadini nell’istituzioni è già al minimo storico.
La violazione da parte di Johnson ha scatenato malcontento tra la popolazione, come sopra citato, e, ovviamente, anche l’astio dell’opposizione politica ma anche ris diversi esponenti del suo stesso partito.
L’ex premier ha anche sottolineato riferendosi al comitato che lo ha accusato: “La maggior parte dei membri del comitato – in particolare il presidente – aveva già espresso osservazioni profondamente pregiudizievoli sulla mia colpevolezza prima ancora di aver visto le prove”.
Spiegando inoltre che: “In retrospettiva, è stato ingenuo e fiducioso da parte mia pensare che questi procedimenti potessero essere lontanamente utili o giusti”.
Per ora il comitato non ha rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale in risposta alla lunga lettera di Boris e alla sua decisa presa di posizione.
La posizione di Johnson riguardo il primo ministro del Regno Unito Sunak è stata decisa e mirata. Va sottolineato che il fatto che sono state rassegnate due dimissioni tra cui quella dell’ex premier, che è stato preceduto dalla sua collega e alleata Nadine Dorries e ciò potrebbe far emergere un’elezione suppletiva per il collegio elettorale di Uxbridge e South Ruislip.
L’ex premier sotto accusa ha precisato durante la sua dichiarazione che: “Quando ho lasciato l’incarico l’anno scorso, il governo era solo una manciata di punti indietro nei sondaggi. Quel divario si è ora enormemente ampliato.”
Ha sostenuto poi: “Il nostro partito ha urgente bisogno di riconquistare il suo senso di slancio e la sua fiducia in ciò che questo paese può fare”.
Johnson scegliendo di dimettersi ha compiuto una mossa che mette in difficoltà Sunak, che dovrà destreggiarsi in una delicata situazione e ottenere nuovamente la fiducia del partito e della popolazione. Secondo i media il sostegno dei britannici nel governo si è deteriorata in maniera repentina dato la cattiva qualità di vita che vede una crisi profonda, nonostante gli sforzi compiuti dal governo per appianare la questione, e ha preso così fiducia nei vertici al potere.
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