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Cosa è emerso dalle accuse penali a Trump sulle elezioni e l’assalto a Capitol Hill

L’ex presidente Usa Donald Trump è stato incriminato per quattro nuovi capi d’accusa penali riguardanti il suo tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 e per incitamento all’insurrezione del 6 gennaio.

Donald Trump – Nanopress.it

Secondo quanto riferito dal Dipartimento di giustizia statunitense, l’ex presidente Trump deve rispondere alla legge di cospirazione, ostruzione di procedimento ufficiale e cospirazione contro i diritti e tali accuse se confermate potrebbero comportare, di consueto, decenni di prigione ma dato che in questo caso si parla di un’altra carica pubblica la questione potrebbe avere un esito e un percorso leggermente differente dal solito.

Il consulente speciale Jack Smith ha descritto l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 da parte di sostenitori di Trump unattacco senza precedenti alla democrazia americana” il quale è stato alimentato costantemente da “bugie” che sono state diffuse per l’appunto dall’ex presidente. Smith ha promesso di perseguire il caso “rapidamente”.

Trump dovrà comparire in tribunale giovedì per la prima udienza in merito all’incriminazione. Si tratta della terza denuncia penale contro di lui nell’ultimo anno, tra cui accuse di frode e anche di sottrazione di documenti governativi dopo aver concluso il suo mandato alla Casa Bianca.

Fino a questo momento l’ex presidente Trump si è dichiarato dichiarato non colpevole di ogni capo d’accusa a lui mosso. Il caso metterà alla prova se il sistema giudiziario può ritenere l’ex presidente responsabile del suo operato dopo le elezioni 2020. Le accuse sono complesse e rivelano un quadro decisamente preoccupante per il tycoon che vede con il passare dei giorni aumentare esponenzialmente le accuse a suo carico e procedimenti che dovra affrontare.

Trump si trova ora ad affrontare un’incriminazione senza precedenti per le sue presunte azioni  illegali mentre era presidente. Dovrà difendersi in tribunale da accuse pesanti riguardanti la minaccia alla democrazia americana.

Trump è stato accusato per le elezioni 2020 e Capitol Hill

Il consigliere speciale Jack Smith sostiene che Donald Trump abbia commesso reati nei suoi tentativi di ribaltare le elezioni del 2020, come mostrato dall’incriminazione del gran giurì

Secondo gli inquirenti, Trumpera determinato a rimanere al potere” dopo la sconfitta ed ha architettato con sei co-cospiratori un piano per ribaltare i risultati fino al 6 gennaio 2021.

Trump ha definito l’accusa infondata è “falsa” ma soprattutto politicamente motivata. Giovedì dovrà rispondere di tutto questo davanti al giudice federale.

Il caso di Smith, quindi, mira a dimostrare la responsabilità penale di Trump per le sue azioni dopo le elezioni del 2020. Tuttavia l’ex presidente nega qualsiasi illecito e definisce l’indagine una “caccia alle streghe”.

Starà ora ai tribunali stabilire se le prove e le ricostruzioni del Dipartimento di Giustizia siano effettivamente sufficienti a dimostrare le responsabilità penali di Trump.

Il caso promette di essere altamente politicizzato e giuridicamente complesso. Saranno necessari fatti provati e un’analisi imparziale della legge per stabilire se Trump abbia davvero infranto le leggi stabilite nell’atto d’accusa.

I tribunali dovranno far luce sui fatti e sulla loro conformità alla legge. Ma nonostante ciò quello che si riversa attorno alla  questione delicatissima della sovversione delle elezioni preoccupa in maniera elevata le autorità statunitensi che temono una possibile rappresaglia da parte dei sostenitori di Trump.

Secondo l’accusa, Donald Trump avrebbe diffuso In maniera consapevole è ben conscia “bugie prolifiche” dopo le elezioni del 2020. I pubblici ministeri descrivono nel dettaglio le false affermazioni di Trump su presunta frode elettorale e brogli, nonostante funzionari statali e federali gli avessero detto che le sue affermazioni erano sbagliate.

Il consigliere ha sottolineato che Trumpha diffuso bugie sul fatto che ci fosse stata una frode determinante per il risultato elettorale e che avesse effettivamente vinto”, nonostante le sue affermazioni fossero consapevolmente false.

In poche parole per i pubblici ministeri Trump avrebbe intenzionalmente propagato informazioni false sulle elezioni con lo scopo di delegittimare i risultati. L’ex presidente nega ogni illecito e accusa il Dipartimento di Giustizia di parzialità. La sua difesa sosterrà probabilmente che le sue affermazioni rientravano nella libertà di espressione.

Starà ora ai tribunali stabilire se effettivamente Trump avesse piena consapevolezza della falsità delle sue accuse di frode, come affermato dall’accusa, e se ciò dimostri un intento criminale.

Al momento le accuse contrapposte lasciano spazio a interpretazioni soggettive. Saranno i fatti provati, esaminati con imparzialità, a fare chiarezza sul merito del caso e ciò è stato assicurato dalle autorità giudiziarie.

Trump e i co-conspiratori avrebbero orchestrato la creazione di falsi grandi elettori in 7 Stati chiave con lo scopo di sovvertire il risultato elettorale.

L’obiettivo sarebbe stato quello di creare una “false controversy” attorno alla certificazione dei voti in quegli Stati, posizionando Pence come capo del Senato per poter sostituire i grandi elettori legittimi con quelli fittizi fedeli a Trump.

Inoltre, per i pm, Trump e i co-conspiratori avrebbero “sfruttato” l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio per continuare i loro sforzi tesi a capovolgere le elezioni, rifiutando le richieste di porre fine alla violenza e consentire la certificazione dei risultati.

I pm sostengono che in una telefonata la sera dell’insurrezione Trump ha respinto la richiesta di un consigliere di ritirare le sue obiezioni e consentire la certificazione. L’accusa sembra basarsi su prove ottenute dalle testimonianze di stretti collaboratori di Trump, inclusi dettagli sulle comunicazioni intercorse tra lui e Pence, con cui avrebbe cercato di convincere il vicepresidente a bloccare la certificazione del Congresso.

Sostanzialmente reati contestati a Trump si basano sull’accusa di aver orchestrato la creazione di falsi grandi elettori e sfruttato l’insurrezione del 6 gennaio al fine di sovvertire il risultato elettorale.

Jack Smith, di solito molto riservato, ha rilasciato una rara dichiarazione per annunciare l’accusa contro Trump.

Smith ha voluto chiarire che le indagini sul complotto elettorale del 2020 proseguono e che la giustizia è impegnata a perseguire i responsabili dei fatti del 6 gennaio.

Le indagini potrebbero portare ad ulteriori accuse verso altri individui coinvolti nel complotto. Il procedimento penale contro Trump si svolgerà presso il tribunale federale di Washington, a partire dalla sua prima comparizione fissata per giovedì davanti a un giudice.

In sostanza, Smith ha voluto mostrare la determinazione del Dipartimento di Giustizia ad indagare e perseguire i responsabili del tentativo di sovvertire le elezioni del 2020. L’accusa contro Trump è solo il primo atto di questo sforzo.

Tuttavia, come sempre in un processo penale, Trump gode della presunzione di innocenza fino a prova contraria. Spetterà ai tribunali stabilire eventuali responsabilità sulla base di prove concrete. La dichiarazione di Smith mira probabilmente a rassicurare l’opinione pubblica sulla professionalità e indipendenza dell’indagine, che continuerà ad esaminare attentamente il complotto elettorale anche al di là del caso Trump.

Le reazioni rimangono polarizzate, ma è importante che ogni cittadino, indipendentemente dalla fede politica, abbia interesse nel vedere che giustizia sia fatta e che le responsabilità di tutti gli individui coinvolti nei disturbi del 6 gennaio siano accertate in modo indipendente dai tribunali.

La difesa di Trump è nel suo pieno diritto di contestare le accuse in base ai fatti e alla legge, e i giudici dovranno valutare nel merito le prove e le argomentazioni legali di entrambe le parti.

Le indagini approfondite e i tempi lunghi dell’inchiesta suggeriscono che gli inquirenti vogliano procedere con cura, per garantire un processo equo all’ex presidente come a qualsiasi altro imputato.

Il fatto che Trump sia ancora popolare tra molti elettori repubblicani non dovrebbe esimere la giustizia dal prendere in considerazione le accuse contro di lui. Nessuno è al di sopra della legge, tanto più un ex presidente.

In ultima analisi un processo giusto e indipendente è l’unico modo per ristabilire definitivamente i fatti e assicurare giustizia nel rispetto delle procedure democratiche.

Anche se polarizzanti politicamente, le reazioni all’accusa di Trump dovrebbero concentrarsi sul merito del caso e il corretto svolgimento del processo penale, lasciando ai tribunali la valutazione imparziale delle responsabilità degli imputati. Ha respinto i tentativi di Trump di impedire al comitato d’inchiesta della Camera di accedere ai documenti della Casa Bianca, scrivendo che “i presidenti non sono re e l’imputato non è più presidente“.

Le dichiarazioni emerse a seguire della

Il giudice Chutkan, che seguirà la causa, ha definito la rivolta del 6 gennaioun assalto alla democrazia americana” e ha avvertito del pericolo della violenza politica, esaminando con attenzione le richieste di condanna per i rivoltosi per sottolineare cheil tentativo di fermare la transizione pacifica del potere sarà punito“.

Sono stati fatti anche riferimenti nemmeno troppo velati a Trump durante i processi e ha guardato al 2024, avvertendo delle fazioni antidemocratiche che tramano violenze.

Le posizioni pubbliche del giudice suggeriscono un atteggiamento ostile nei confronti di Trump, rendendo difficile per la difesa. Tuttavia Chutkan dovrà essere imparziale nel valutare le prove e garantire un processo equo per Trump come per qualsiasi altro imputato. Spetterà a lei garantire giustizia indipendentemente dalle sue opinioni personali.

Le sue dichiarazioni dure sollevano interrogativi ma la giustizia si basa su fatti, prove e leggi applicate in modo imparziale. E questo è proprio ciò che ha assicurato Chutkan.

In sintesi, le posizioni del giudice suggeriscono intransigenza ma ora dovrà assicurare un processo giusto ed equo per Trump, valutando con imparzialità prove e fatti.

Il consigliere senior della campagna del 2020 di Donald Trump, Jason Miller, ha descritto le accuse di presunta frode elettorale come unacospirazione shit teletrasportata dalla nave madre”, secondo una fonte a conoscenza della questione che ha parlato alla CNN. L’avvocato di Miller ha rifiutato di commentare.

Secondo l’accusa, Miller ha parlato quotidianamente con Trump e gli ha detto in più occasioni che molte delle affermazioni di frode erano false. In particolare ha espresso frustrazione per il fatto che molte delle affermazioni del team legale di Trump non potessero essere comprovate.

L’accusa afferma che Miller ha informato Trump che le sue affermazioni di un gran numero di elettori morti in Georgia erano false. Inoltre ha scritto in un’e-mail che la sua squadra di ricerca e campagna non era in grado di sostenere nessuna delle affermazioni fatte dal team legale di Trump, e che questo era il motivo per cui erano0-32 sui nostri casi“.

In sintesi, il consigliere senior della campagna di Trump ha descritto le accuse di frode elettorale come una cospirazione senza fondamento, e ha espresso frustrazione per la difficoltà di sostenere le affermazioni del team legale di Trump.

La Casa Bianca ha rifiutato di commentare l’accusa dell’ex presidente Donald Trump, rimandando le domande al Dipartimento di Giustizia.

Trump – Nanopress.it

Rimandiamo al Dipartimento di Giustizia, che conduce le sue indagini penali in modo indipendente’, ha detto il portavoce della Casa Bianca Ian Sams.

La Casa Bianca ha appreso dell’accusa di Trump attraverso i resoconti dei media, ha detto un funzionario della Casa Bianca, come nel caso delle precedenti accuse.

Il presidente Joe Biden era in un cinema a Rehoboth Beach, nel Delaware, a guardare Oppenheimer quando il gran giurì ha consegnato l’accusa.

Il presidente e la first lady sono arrivati ​​al cinema, Movies at Midway, intorno alle 18:30 ET dopo aver cenato in un ristorante di pesce nelle vicinanze. Biden è in vacanza questa settimana a Rehoboth e in precedenza ha regalato che non vedeva l’ora di guardare il film biografico.

La Casa Bianca ha mantenuto una posizione coerente di non commentare indagini e azioni penali nel tentativo di mantenere l’indipendenza del Dipartimento di Giustizia ed evitare l’apparenza di qualsiasi interferenza politica.

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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