La giornalista russa Elena Milashina è stata brutalmente aggredita insieme a un avvocato mentre si stava recando nella capitale della Cecenia. Secondo quanto riportato dal gruppo per i diritti umani Memorial, i due sono stati attaccati da uomini mascherati che li hanno picchiati duramente, causando anche la rottura delle dita di Milashina.
Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli sull’incidente o sulle motivazioni dell’aggressione. Milashina è nota, però, per il suo lavoro improntato al giornalismo investigativo e per la sua attenzione nei confronti dei diritti umani in Russia. Il gruppo per i diritti Memorial ha chiesto un’indagine urgente sulle circostanze dell’aggressione e ha esortato le autorità a garantire la sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani nel Paese.
Secondo le dichiarazioni del datore di lavoro di Elena Milashina e dei gruppi per i diritti umani, malviventi mascherati hanno costretto l’auto su cui viaggiavano la giornalista e l’avvocato Alexander Nemov a fermarsi nella regione russa della Cecenia.
La nota giornalista del Novaya Gazeta Milashina non ha la licenza per lavorare in Russia e la redazione è stata costretta a lasciare il Paese per colpa della repressione verso la libertà di stampa e si trovava all’aeroporto per raggiungere la capitale cecena Grozny quando è stata attaccata assieme al suo collega.
Gli aggressori hanno picchiato violentemente la coppia e hanno rotto diverse dita della mano di Milashina. Il gruppo per i diritti Memorial ha chiesto un’indagine urgente sulle circostanze dell’aggressione e ha espresso preoccupazione per la sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani in Russia. Non è un segreto che gli attivisti così come i giornalisti sono considerati dissidenti e nemici dello Stato, in quanto la repressione della libertà di espressione è radicata e perseguita duramente. Ovviamente se non allineati alle notizie che vuole fare emergere il governo di Mosca..
Milashina e Nemov, che avevano pianificato di partecipare a un’udienza in tribunale più tardi martedì, sono ora sotto osservazione in ospedale a Grozny, dopo essere stati violentemente aggrediti da uomini mascherati nella regione russa della Cecenia.
Gli aggressori hanno rasato la testa di Milashina, rotto diverse dita della sua mano e coperto la sua testa con una tintura verde, causandole diverse perdite di conoscenza. Al momento, non sono stati forniti ulteriori dettagli sull’aggressione o sulle motivazioni degli aggressori, e non sono stati resi noti commenti ufficiali da parte delle autorità cecene. Il gruppo per i diritti umani Memorial ha espresso profonda preoccupazione per la sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani in Russia e ha chiesto un’indagine urgente sulle circostanze dell’aggressione.
Gli aggressori, stando al resoconto emerso, hanno usato violenza estrema e hanno picchiato brutalmente e minacciato di morte nel caso in cui avessero proseguito nel percorso prestabilito. È emerso anche che gli aggressori avevano una pistola puntata alla testa della coppia e hanno requisito e distrutto l’ equipaggiamento.
Durante l’aggressione, gli aggressori avrebbero detto: “Siete stati avvertiti. Esci di qui e non scrivere niente”.
Sui social è apparsa una foto della giornalista che la mostra in ospedale con la testa rasata, la mano fasciata e con il volto completamente coperto di tintura verde.
Memorial ha dichiarato che Milashina ha subito la rottura delle dita e ha perso conoscenza diverse volte durante l’aggressione, e ha lividi su tutto il corpo. Secondo quanto riferito, anche da Al Jazeera, i loro aggressori hanno chiarito che l’attacco era una punizione per il loro attivismo e le loro segnalazioni.
Milashina e Nemov erano diretti nella capitale cecena per trattare la storia di Zarema Musayeva, una donna cecena detenuta dopo essere stata accusata di aver aggredito un agente di polizia. La Cecenia è stata a lungo al centro dell’attenzione internazionale per le violazioni dei diritti umani e i reiterati attacchi contro gli attivisti per i diritti umani.
La Novaya Gazeta, il giornale per cui lavorano Milashina e Nemov, è stata privata della sua licenza lo scorso anno da un tribunale russo. Dmitry Muratov, il direttore del giornale e premio Nobel per la pace, ha definito la decisione politicamente motivata.
Il giornale ha subito numerose perdite tra i suoi giornalisti e collaboratori, con sei uccisioni dal 2000 ad oggi. Tra queste, la giornalista investigativa Anna Politkovskaya, una convinta attivista e critica delle politiche del Cremlino in Cecenia, che è stata uccisa nel 2006.
Milashina ha seguito le orme della Politkovskaya, concentrando la sua attenzione sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia. L’attacco contro di lei e Nemov è solo l’ultimo di una lunga serie di rappresaglie contro i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani in Russia, che sollevano e mettono in evidenza situazioni scomode per le autorità come la libertà di stampa e sui diritti umani nel paese.
La giornalista Milashina è nota per il suo lavoro di denuncia delle violazioni dei diritti umani in Cecenia e in altre parti della Russia. Ha lavorato per il giornale Novaya Gazeta con dedizione e crescendo all’interno della redazione grazie alla sua audacia e al suo coraggio. Si occupa principalmente di questioni legate ai diritti umani.
Milashina è stata uno dei pochi giornalisti russi a coprire la guerra in Cecenia e ha continuato a scrivere sulla regione anche dopo la fine del conflitto. Ha denunciato le violenze e le detenzioni illegali da parte delle forze di sicurezza cecene e russe, oltre che la discriminazione contro le minoranze etniche e religiose.
Tra le sue inchieste più conosciute c’è quella sulle detenzioni illegali e la tortura di uomini gay in Cecenia nel 2017. La sua denuncia ha attirato l’attenzione internazionale e ha portato a una maggiore pressione sulla Russia per porre fine alle violazioni dei diritti umani nella regione.
Milashina ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro, tra cui il premio Anna Politkovskaya per il coraggio giornalistico nel 2013 e il premio Alison Des Forges per la difesa dei diritti umani nel 2019. Ma il suo lavoro la ha anche esposta a gravi minacce e aggressioni, tra cui l’attacco subito nel luglio 2021 nella regione cecena.
Elena è nata a Dalnergorsk nel 1978 e ha iniziato a scrivere per la Novaya Gazeta, uno dei principali giornali indipendenti russi, nel 1997, sotto la guida di Anna Politkovskaya, altra importante giornalista russa uccisa in circostanze misteriose nel 2005.
Milashina è considerata una delle principali eredi di Politkovskaya e si è dedicata all’inchiesta sulla corruzione e la violazione dei diritti umani in Cecenia.
La 45enne è stata oggetto di diverse aggressioni nel corso degli anni. Nel 2012 è stata attaccata in pieno centro a Mosca e nel 2020 è stata aggredita nuovamente in Cecenia. Nel 2022, a causa dell’inasprimento delle leggi russe sulla libertà di stampa, Milashina e tutta la redazione della Novaya Gazeta è stata costretta a lasciare la Russia.
La giornalista nonostante il pericolo, come sopra citato, era diretta in Cecenia per seguire il processo di Zarema Musayeva, madre dell’attivista Yangulbayevs. Musayeva è stata catturata nel 2022 dalla polizia cecena nella sua abitazione ed è stata trasportata a forza in Cecenia.
Milashina avrebbe dovuto essere accompagnata dall’avvocato Daniil Nemov, ma è stata aggredita prima dell’incontro in tribunale.
L’aggressione contro Milashina è solo l’ultimo episodio di una serie di attacchi contro i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani in Russia, dove non è concesso avere un’opinione differente da quella delle autorità che si scagliano duramente contro chi diffonde informazioni sulla gestione interna delle questioni russe.
La situazione dei diritti umani e della libertà di stampa in Russia è stata oggetto di preoccupazione per diversi anni. Il governo russo ha adottato una serie di leggi e restrizioni che limitano la libertà di espressione e di stampa nel paese, e ha preso provvedimenti contro i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani che hanno cercato di denunciare le violazioni dei diritti umani e la corruzione.
La Novaya Gazeta, il giornale per cui lavora Elena Milashina, è stato oggetto di diverse azioni legali e di intimidazioni da parte delle autorità russe. Molti dei giornalisti e dei collaboratori del giornale sono stati minacciati o uccisi nel corso degli anni, tra cui la stessa Anna Politkovskaya, che ha dedicato per l’ appunto la sua carriera all’inchiesta sulla guerra in Cecenia e sulle violazioni dei diritti umani.
Nel 2020, il governo russo ha adottato una serie di leggi che hanno ulteriormente limitato la libertà di stampa nel paese. Tra le nuove restrizioni ci sono la possibilità di bloccare i siti web che pubblicano “informazioni false” e l’imposizione di sanzioni per i giornalisti che pubblicano notizie “false”.
La situazione è particolarmente preoccupante, con numerosi casi di violenza contro i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani che cercano di denunciare la realtà rischiando la loro stessa vira.
La Cecenia è governata dal leader Ramzan Kadyrov, che è stato accusato di violazioni dei diritti umani e di creare un clima di paura e intimidazione nella regione ed è un solido alleato di Putin.
Il lavoro dei giornalisti come Milashina è di vitale importanza per la denuncia delle violazioni dei diritti umani e per la difesa della libertà di stampa e di espressione in Russia. Ma è anche molto pericoloso e questa attività espone i giornalisti a seri rischi per la sua sicurezza .
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