Il governo si confronta con le opposizioni sul premierato, con il centrodestra che spinge sulla riforma che darebbe maggiori poteri al Presidente del Consiglio.
Il centrodestra è convinto della sua strada: il premierato. La riforma voluta fortemente da Fratelli d’Italia che potrebbe mettere d’accordo (in parte) l’opposizione. In cosa consiste la riforma istituzionale voluta dal partito di Giorgia Meloni.
Dare maggiori poteri al presidente del Consiglio. Con questa idea Giorgia Meloni si è confrontata con i partiti di opposizione nella giornata di oggi. Tutta la settimana sarà in effetti dedicata ai dialoghi.
Il sistema sul quale il centrodestra si confronterà con le opposizioni dovrebbe essere quello del cosiddetto premierato. Le motivazioni di una riforma, ha spiegato già nella giornata di ieri la leader di FdI, sarebbero quelle di portare più stabilità all’esecutivo; tema che potrebbe essere tradotto con “minori dipendenze dal Parlamento” scrive nella giornata di oggi Pagella Politica, che ha riportato le parole del costituzionalista Mauro Volpi, professore di Diritto costituzionale.
Nell’agenda del partito che ha vinto le elezioni lo scorso settembre, c’è sempre stata l’idea di voler effettuare delle riforme istituzionali, ovvero andare a toccare la Costituzione con l’aiuto di Forza Italia e della Lega.
La volontà di Fratelli d’Italia, nello specifico, sarebbe quella di proporrebbe una forma di governo diversa anche dal presidenzialismo.
Oltre a quella della stabilità del governo, Giorgia Meloni in questi giorni ha portato a favore della riforma la tesi della riduzione della distanza tra il popolo e il governo. La riforma è necessaria, ha detto nella giornata di ieri in un comizio ad Ancona, per “Legare chi governa al consenso del popolo”.
Al momento in Italia, il presidente del Consiglio viene nominato dal presidente della Repubblica, e non eletto dai cittadini. È il capo dello Stato che in base al risultato delle elezioni da l’incarico al leader del partito più votato, che deve trovare una squadra di ministri e giurare, per poi ottenere la fiducia in Parlamento. Un passaggio fondamentale, perché se il governo non ottiene i voti dalla maggioranza, l’esecutivo cade. Inoltre, il premier ha limiti come quelli della revoca dei ministri.
Cosa cambierebbe con il premierato? Lo spiega ancora il costituzionalista Volpi: ci sono delle sfaccettature. In alcuni casi in cui il premier – come non avviene adesso in Italia – ha i poteri di revocare i ministri ma rimane legato alla fiducia del Parlamento. O altrimenti potrebbe essere eletto direttamente dal popolo – come vorrebbe Italia Viva – senza più la necessità della fiducia parlamentare.
Se nel governo presidenziale, quindi, aumentano i poteri del presidente della Repubblica come quello statunitense, con il premierato ad avere più poteri sarebbe il presidente del Consiglio.
Accade in Germania, dove il cancelliere ha più poteri del nostro premier del Consiglio e solo lui deve ottenere la fiducia in Parlamento, non tutto il governo. Non solo perché avrebbe anche il potere di revocare i ministri. Come in Spagna inoltre ci sarebbe la possibilità della “sfiducia costruttiva”. In questo caso il Parlamento può sfiduciare solo se nel frattempo si è raggiunta una nuova maggioranza per un altro governo.
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