La carne sintetica è un prodotto di laboratorio, ora il governo ha deciso di vietarla per un ingrediente in particolare.
Prima di capire però cosa c’è che non va in questa rivoluzione all’interno dei nostri piatti, cerchiamo di apprendere meglio cosa si intende per carne sintetica e come viene prodotta.
Quella che stiamo vivendo da alcuni anni è una vera e propria rivoluzione alimentare e non parliamo di stili differenti come una persona vegetariana piuttosto che una vegana, ma proprio di diversi concetti di cibo rispetto a quello tradizionale.
Dagli insetti alla carne sintetica, l’argomento sta diventando davvero di rilievo, tanto da arrivare ad attirare l’attenzione del governo italiano, che proprio nell’ultimo Consiglio dei Ministri ha introdotto il tema nell’ordine del giorno.
Ora c’è un disegno di legge che vieta la produzione della carne sintetica, il focus infatti è proprio su questo prodotto realizzato grazie alle cellule staminali. Un cibo creato in laboratorio utilizzando le cellule staminali embrionali di un animale, che poi vengono coltivate in un ambiente non contaminato e cui non vengono aggiunti antibiotici.
La carne sintetica non proviene quindi dalla macellazione e non prevede l’uccisione degli animali, né trattamenti crudeli verso di loro. Questo il lato positivo di questo cibo, considerato da molti come quello del futuro.
Il primo esempio testato risale al 2013, quando degli scienziati olandesi produssero il primo hamburger sintetico, assaggiato poi nella conferenza stampa con cui venne presentato a Londra.
Oggi intorno a questa idea c’è molto scetticismo, di natura etica e ambientale, però il concetto ha destato molto interesse, soprattutto da parte di chi non mangia carne e non accetta la violenza sugli animali solo per riempire i nostri piatti.
La carne è un nutriente fondamentale per ogni essere umano e quella sintetica, internamente è proprio come quella che richiede la macellazione delle bestie. Tuttavia il governo sta pensando di bloccarne produzione e vendita, ma perché? Sembra che proprio l’ingrediente fondamentale, ovvero le staminali, blocchino alcuni geni importanti come il P53, che danno una condizione di freno allo sviluppo die tumori, questo è quanto afferma il professor Giorgio Calabrese, esperto in materia.
Nel mondo ci sono tante realtà che stanno investendo in questo progetto e anche in Italia sta prendendo piede, ad esempio c’è una start up nata in Trentino, la Bruno Cell, che si occupa di carne sintetica.
Gli esempi non mancano anche nel resto del mondo, ad esempio a Singapore c’è in ristorante dedicato, in Inghilterra c’è una start up che ha sperimentato carne proveniente dalle staminali di animali selvatici e insoliti come la giraffa e la zebra.
Facendo uno zoom sui vantaggi di questo tipo di produzione, i produttori sostengono che questa non emette gas serra, non richiede una grande quantità di acqua e anche il 99% di terra in meno.
“far crescere la carne in un ambiente controllato significa produrla in maniera sicura senza l’applicazione di farmaci né antibiotici. l’alimentazione sarà migliore e gli animali non verranno sacrificati”.
C’è però il tasto dolente degli aspetti negativi, ovvero come dicevamo prima, l’inibizione di geni importanti per prevenire lo sviluppo di malattie.
Accanto alla carne sintetica è opportuno anche parlare di quella vegetale, che utilizza principalmente proteine dei legumi come sostituti della carne, che vengono uniti ed aromi e altri ingredienti che copiano consistenza e sapori della vera carne.
È importante capire cosa arriva nel nostro piatto, anche perché la carne è uno degli alimenti più consumati al mondo. Negli ultimi 20 anni il consumo globale è aumentato del 58%.
World Economic Forum ha evidenziato come questo si traduce nell’uccisione di sempre più animali per soddisfare una popolazione di più di 9 miliardi di abitanti.
Un giro d’affari imponente che ora costa meno rispetto ai primi prodotti, ad esempio nel 2013 il primo hamburger di laboratorio era costato 300mila dollari.
Secondo le stime di Barclays il giro di affari potrebbe arrivare a 450miliardi di dollari nel 2040, ovvero il 20% del mercato globale della carne. Sempre che altri governi non ipotizzino di prendere, sulla base di valenze scientifiche, la stessa strada del governo italiano.
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