La tragedia avvenuta al largo delle coste di Steccato di Cutro, in Calabria, in cui sono morti (al momento) 72 migranti – e ancora si cercano i corpi di altre persone – ha acceso un dibattito non da poco tanto sui soccorsi, tanto per le dichiarazioni del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, che oggi è intervenuto in audizione alla Camera per ricostruire la vicenda. Le opposizioni, specialmente Peppe Provenzano del Partito democratico, Nicola Fratoianni dell’alleanza Verdi e Sinistra, e Riccardo Magi, segretario di +Europa, hanno posto l’accento anche sulla Bossi-Fini, una legge del 2002 che ancora regola le politiche migratorie e occupazionali per gli stranieri in Italia.
Nello specifico, ha detto il deputato dem, i sopravvissuti della strage della provincia di Crotone dovranno rispondere del reato di immigrazione clandestina, e ha definito la legge, ormai vecchia di più di 21 anni, la “madre di tutti gli errori e orrori“. L’ex esponente dei radicali e successore di Benedetto Della Vedova, con un blitz nella commissione Affari costituzionali di Montecitorio, tra l’altro, ha reso possibile la discussione di una modifica della Bossi-Fini per giovedì, lo stesso giorno in cui inizierà anche il dibattito sulla proposta della Lega di reintrodurre i cosiddetti “decreti Salvini“.
Era successo già nel 2013, e non era la prima volta (e neanche l’ultima), dopo la strage di Lampedusa che costò la vita a 368 migranti (più altri dispersi e mai trovati), ed è successo anche oggi, dopo un altro naufragio, quello di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, in cui i morti, al momento, sono 72. Era già successo, ed è successo anche oggi che il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, è andato in audizione alla Camera per ricostruire la dinamica dei fatti, che le opposizioni attaccassero la Bossi-Fini, ovvero la legge che dal 10 settembre del 2002, ovvero da più di ventun anni, regola le politiche migratorie e occupazionali per gli stranieri in Italia.
Prima il deputato del Partito democratico Peppe Provenzano, che l’ha definita “la madre di tutti gli errori e orrori“, poi il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, e (ancora) quello di +Europa, Riccardo Magi, hanno puntato il dito anche contro la legge 189/2002, che prende il nome dall’allora ministro per le Riforme istituzionali e la Devoluzione del secondo governo di Silvio Berlusconi, il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e l’allora vicepresidente del Consiglio, nonché numero uno di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini.
La legge aveva (e ha) il compito di modificare le norme esistenti allora in materia di immigrazione e di asilo, ovvero il Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, un decreto del luglio del 1998, ma anche la legge 40/1998, la cosiddetta Turco-Napolitano, che del testo unico faceva parte.
La Bossi-Fini si occupava di molti argomenti: dall’inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani, tema molto caro alla maggioranza di governo che nel Consiglio dei ministri di giovedì, proprio a Cutro, ne discuterà ancora, alla sanatoria per colf, assistenti ad anziani, malati e portatori di handicap, passando per l’uso delle navi della Marina Militare per contrastare il traffico di migranti irregolari e il rilascio di permessi di soggiorno speciali e relativi al diritto d’asilo. Vediamo, però, nel dettaglio quali sono stati e sono tuttora le modifiche più discusse.
INGRESSO – In Italia può entrare solo chi è già in possesso di un contratto di lavoro che possa consentirgli il mantenimento economico. La presentazione di una documentazione falsa comporta oltre all’inammissibilità della domanda, anche una serie di responsabilità penali che portano alla reclusione e al pagamento di una multa.
PERMESSO DI SOGGIORNO – I permessi di soggiorno vengono concessi solo agli stranieri che possiedono un contratto di lavoro e hanno durate diverse in base al tipo di contratto. Se, però, nel frattempo, i migranti restano disoccupati hanno l’obbligo di tornare in patria. Non solo, perché rispetto alla Turco-Napolitano, servivano sei anni di permanenza in Italia per poter ottenere la carta di soggiorno, ovvero la permanenza a tempo indeterminato, a seguito di una direttiva europea gli anni per richiederla sono tornati a essere cinque.
IMPRONTE DIGITALI – Le persone che chiedono il permesso di soggiorno o il rinnovo devono fornire le proprie impronte digitali.
ESPULSIONI DI IRREGOLARI – Più complessa è la questione che riguarda le espulsioni, come la precedente legge in materia, anche la Bossi-Fini prevede che chiunque non abbia il permesso di soggiorno, ma abbia un documento di identità venga espulsa per via amministrativa, ovvero dal prefetto della provincia in cui viene rintracciato. L’espulsione, in questo caso, avviene immediatamente con “l’accompagnamento alla frontiera” da parte della forza pubblica. Se, invece, lo straniero senza permesso di soggiorno non ha con sé dei documenti di identità viene portato, per sessanta giorni, nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE), un tempo chiamati Centri di permanenza temporanea (CPT), nei quali si svolgono le pratiche dell’identificazione. Chi viene espulso e rientra ancora senza permesso commette un reato e viene detenuto in carcere.
RESPINGIMENTI – La legge ammette i respingimenti al paese di origine in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra l’Italia e altri Paesi, che impegnano le polizie a cooperare per prevenire l’immigrazione irregolare.
All’esame della commissione Affari costituzionali, a partire da giovedì, ci sarà la proposta di legge firmata dall’ex esponente dei radicali Magi per superare la Bossi-Fini. Come dichiarato dal neo segretario di +Europa, che l’ha deposita a inizio legislatura, ovvero il 13 ottobre, la calendarizzazione è stata possibile perché, proprio da dopo domani, inizierà anche la discussione, sempre in commissione, della proposta della Lega, il cui primo firmatario è Igor Iezzi, per la reintroduzione dei cosiddetti decreti Salvini, così come erano stati approvati durante l’esperienza al Viminale del leader del Carroccio durante il primo governo a guida di Giuseppe Conte.
I punti cardine della proposta del deputato dell’opposizione, che riprende la campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene” vertono sull'”introduzione di un permesso si soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione attraverso l’attività d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari, la reintroduzione del sistema dello sponsor già collaudato con la legge Turco-Napolitano, la regolarizzazione su base individuale degli stranieri che si trovino in situazione di soggiorno irregolare allorché sia dimostrabile l’esistenza in Italia della disponibilità di un’attività lavorativa o di comprovati legami familiari o l’assenza di legami concreti con il Paese di origine, sul modello della Spagna e della Germania; un sistema d’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati che sia diffuso su tutto il territorio con piccoli numeri e che punti a rafforzare il legame tra territorio, accoglienza e inclusione, nuove misure di inclusione attraverso il lavoro di richiedenti asilo e rifugiati, l’introduzione di nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali dei cittadini stranieri, l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo. E, infine, l’abolizione del reato di clandestinità“.
Magi, sentito da Repubblica, ha spiegato che, attraverso la sua proposta, e anche in contrapposizione a quella del partito di via Bellerio, si vuole “fermare un provvedimento che reintrodurrebbe un approccio repressivo e poliziesco” che, tra l’altro, “comporterebbe l’aumento degli stranieri irregolari e un’ulteriore marginalizzazione di queste persone“. Per lui, tutte le opposizioni, quindi il Partito democratico, il MoVimento 5 stelle, ma anche il terzo polo e l’alleanza Verdi e Sinistra dovrebbero fare fronte comune per riuscire ad andare oltre le richieste della maggioranza.
Un appello che, soprattutto Fratoianni, sarebbe ben felice di accogliere. Durante l’audizione alla Camera del ministro Piantedosi, il deputato dei rossiverdi, in conclusione del suo discorso, ha lanciato proprio un monito ai suoi colleghi: “Oggi ho sentito in questa Aula parole che ho condiviso ma dico a tutti e tutte noi che quando toccherà ad altri governare, le scelte e le parole devono trovare una qualche conseguenza. La legge Bossi-Fini è in vigore da 22 anni. Gli accordi con la Libia non se li è inventati questo governo“, ha iniziato prima di dire che “per il futuro ci sia memoria per tutti e tutte per provare a battersi contro queste politiche e cambiare le ragioni che costruiscono le condizioni in cuoi queste stragi si riproducono“.
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