Dopo l’uragano, che ha un nome e un cognome – Elon Musk, per intenderci -, che ha travolto Twitter, tantissimi utenti del social network di microblogging hanno deciso di migrare su nuove piattaforme che consentono di fare le stesse cose che si fanno con i tweet senza dover sottostare ai controlli del fondatore di Tesla, e ancora di più i suoi capricci. Mastodon è tra questi, anzi è sicuramente quello su cui si stanno riversando di più i social media addicted.
Ma cosa è e come funziona nel concreto il nuovo – che poi nuovo non è – social network? E ancora: come ci si può iscrivere? Cosa si può fare? Cosa è il fediverso? Tante domande con altrettante tante risposte che, magari, potrebbero farvi decidere di abbandonare il vecchio Twitter e farvi approdare su Mastodon, che deve il suo nome a un antenato degli elefanti, il mastodonte, appunto, che non è un mammut.
In questi giorni di forte fibrillazione nel mondo dei social network, specialmente di Twitter, tantissimi utenti – affezionati o meno che fossero a quella che ora è la piattaforma dell’uomo più ricco del mondo, alias Elon Musk – hanno deciso di guardarsi attorno per trovare un’alternativa.
Ed ecco Mastodon! Una sorta di social network distribuito, che consente di fare le stesse cose che si fanno su Twitter, anche se in maniera un po’ più complessa, in cui sono già attive quattro milioni di persone e che, solo nell’ultima settimana, c’è stata una crescita di 230mila iscritti, secondo quanto ha detto il fondatore e programmatore tedesco, Eugen Rochko.
Prima di capirne il funzionamento, però, c’è da porsi una domanda. Benché le politiche aziendali di Twitter lascino un po’ a desiderare – e quindi licenziamenti e spunte blu elargite a chi elargisce otto dollari, quindi senza nessun motivo di rilevanza sociale -, è davvero possibile pensare che verrà abbandonato del tutto anche nel giro di qualche anno? Probabilmente no, e questo perché il social di Musk consente a tutto il mondo di comunicare, oltre che dare notizie.
E, appunto, le alternative non sono intuitive come lo è lui. Sì, Mastodon, il cui nome deriva dal mastodonte, un antenato degli elefanti, è descritto sul sito ufficiale come la più grande rete di microblogging libera, open source e decentralizzata del mondo, in cui ognuno può autogestire i suoi spazi, proprio perché distribuito, meglio dire: si basa sul concetto di fediverso, ovvero universo federato che indica un enorme insieme di siti diversi (circa 9000) che possono comunicare tra loro, le istanze, anche se appartengono a provider differenti.
Come il social nato nel 2016, mai veramente considerato dagli utenti fino all’avvento di Musk, funzionano anche le caselle email, per esempio: io che ho Outlook posso mandare testi, foto, video a un’altra persona che usa Gmail e viceversa, ma non posso, per dire, mandare un messaggio da Facebook a chi invece utilizza solo TikTok.
Le più importanti, però, sono che Mastodon, così come tutti i siti del fediverso, non hanno pubblicità, non hanno algoritmi che impongono determinati contenuti, combattono per davvero la diffusione d’odio e bullismo online e ultimo ma più importante: proteggono i dati personali.
Il problema, dicevamo, è che per alcuni potrebbe risultare parecchio difficile capire come funziona. Al momento dell’iscrizione, che si può fare qui, si deve aderire a uno dei tanti social network presenti – quello più importante, in Italia, si chiama mastodon.uno – e, creando l’account, si deve scegliere un nome utente in cui ci deve essere il riferimento al social di provenienza, quindi l’istanza. Questo non significa che poi non si possa più interagire con altre realtà, ma serve solo a far capire dalla “galassia” da cui si proviene. Come per il resto dei social network, poi, si possono personalizzare i profili con foto, biografia e iniziare a seguire chi ci interessa.
Ancora, come su Twitter, si possono pubblicare pensieri, che si chiamano toot, che letteralmente significa suonare il clacson, ma può voler dire anche suonarsela da soli, autoincensarsi o produrre flatulenze. Per la verità, almeno informalmente, significa anche sniffare cocaina. Come che sia, queste parole, che possono arrivare fino a 500 caratteri a differenza dei 280 dei tweet, possono essere condivise, citate e possono ottenere anche i tanto amati “mi piace”, e ci sono anche gli hashtag, i filtri. Anche questo, però, dipende dall’istanza in cui si decide di iscriversi.
Tra l’altro, una delle funzioni più interessanti di Mastodon è quella di impostare un livello di privacy scegliendo su pubblico, pubblico ma non sulla timeline pubblica, visibile ai followers o messaggio privato visibile solo ai menzionati.
Oltre ai problemi intuitivi, Mastodon potrebbe avere degli svantaggi per quanto riguarda la moderazione dei contenuti perché, seppur presenti dei sistemi di segnalazione, sta alla singola istanza e quindi ai gestori dotarsi di regole per far sì che vengono cancellati commenti non appropriati, per esempio. Stessa cosa che accade per i profili falsi: i sistemi di verifica degli utenti ci sono, ma non valgono per tutti gli iscritti al fediverso.
Difficilmente diventerà irraggiungibile, poi, però è altrettanto vero che con l’aumentare degli utenti è diventato parecchio lento, specialmente nel caricare le immagini. Non solo, perché se il proprietario di una regione decide di metterla offline, la persona che si era iscritta attraverso quel server perde la propria utenza e non ha possibilità di recuperarla.
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