Ennesima giornata di decisioni per il governo di Giorgia Meloni. Il Consiglio dei ministri, oggi, ha approvato il Documento di economia e finanza, in cui sono stati stanziati tre miliardi per il taglio del cuneo fiscale di cui beneficeranno soprattutto i lavoratori dipendenti con reddito medio-basso. Non solo, però, perché la squadra del centrodestra ha anche deliberato lo stato di emergenza per sei mesi per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori.
L’esecutivo ha dato anche il via libera al ddl Capitali, che ha l’obiettivo di rendere più snella la borsa. Su proposta della premier, poi, si è deliberato l’avvio della procedura per la nomina di Gabriella Alemanno e di Federico Cornelli a componenti della Consob e si è anche dato l’okay per quanto riguarda le sanzioni per chi imbratterà le opere d’arte.
Dopo la Pasqua e la Pasquetta, il governo della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, Giorgia Meloni, è tornato al lavoro, e in grande stile. Come sottolineato dal ministro della Protezione civile e delle Politiche del mare, Nello Musumeci, alla fine del Consiglio dei ministri che ha visto impegnata la squadra dell’esecutivo nel pomeriggio, per dare una risposta all’arrivo dei migranti, si è deciso di deliberare lo stato di emergenza per sei mesi su tutto il territorio nazionale.
La scelta, arrivata soprattutto per la pressione del titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, consentirà tanto al governo quanto alla Protezione civile di usare procedure più snelle per emanare e far applicare le misure necessarie per gestire i flussi migranti nel mar Mediterraneo. Ancora non è chiaro di che cosa si tratti, ma sono stati stanziati, al momento, cinque milioni di euro.
A proposito, però, di finanziamenti, un altro capitolo importante di quanto è stato deciso nella riunione di oggi dei membri dell’esecutivo riguarda il Documento di economia e finanza, il Def. Approvato sulla proposto del ministro competente, Giancarlo Giorgetti, prevede innanzitutto un taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi.
I tre miliardi di euro, ricavati dall’aggiornamento delle previsioni sull’andamento dell’economia – la differenza tra il deficit tendenziale, ovvero il 4,35% del Pdl, e quello programmatico, che resta al 4,5% -, serviranno a sostenere “il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale“, si legge in una nota del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il vicesegretario della Lega ha spiegato le scelte dicendo che “la prudenza di questo documento è ambizione responsabile. Abbiamo davanti a noi grandi sfide, dai cambiamenti climatici al declino demografico della popolazione ma anche notevoli opportunità di aprire una nuova fase di sviluppo“. “Le riforme avviate intendono riaccendere la fiducia nel futuro – ha aggiunto Giorgetti – tutelando la natalità e le famiglie anche attraverso la riforma fiscale che privilegerà i nuclei numerosi. Inoltre riconoscerà lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell’essere persona“. In conclusione, il ministro ha detto è “realistico puntare per i prossimi anni a un aumento del tasso di crescita del Pil e dell’occupazione, lungo un sentiero di innovazione e investimento all’insegna della transizione ecologica e digitale“.
E quindi per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, il risultato del 2022 è pari al 144,4%, ovvero 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alle stime del Documento programmatico di Bilancio (DPB) di novembre. La diminuzione, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico, continuerà progressivamente a scendere nel 202, al 142,1%, nel 2024 al 141,4%, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. Per quanto riguarda il deficit, l’obiettivo del Def è quello di ridurre il deficit e il debito della PA in rapporto al Pil, e a tal proposito il governo ha confermato gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel documento dello scorso novembre: 4,5% nel 2023, 3,7 nel 2024, 3,0 nel 2025, fino al 2,5 nel 2026.
Infine, sul tema Pdl, nello scenario tendenziale a legislazione vigente, ci si aspetta una crescita dello 0,9% nel 2023, con un rialzo rispetto a quanto previsto nel DPB di novembre in cui la crescita era data allo 0,6%, dell’1,4% nel 2024 (programmatico 1,5) dell’1,3% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico). La stima per il 2024 viene pertanto rivista al ribasso (dall’1,9%) in confronto allo scorso novembre. La proiezione per il 2025 è in linea con il DPB, mentre la decelerazione prevista per il 2026 è dovuta a prassi metodologiche concordate a livello di Unione europea.
Non ci sono stati, però, solo questi due temi a impegnare il governo Meloni, che nel Cdm ha discusso anche della questione (annosa) del Pnrr. Come si legge sempre in un comunicato, l’esecutivo sta proseguendo con le interlocuzioni con Bruxelles per quanto riguarda la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti dal Recovery Fund. “È inoltre in fase di elaborazione il capitolo del programma relativo al REPowerEU, che comprenderà tra l’altro anche nuovi investimenti“, hanno scritto nella nota del governo, sottolineando anche che “per rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr; è necessario investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche“.
Sulle nomine (che stanno creando non poco malcontento tra le compagini del centrodestra), la premier ha proposto, e il Cdm ha deliberato l’avvio della procedura, affinché Gabriella Alemanno e Federico Cornelli diventino componenti della Consob, ma non si è parlato delle altre partecipate.
Rimanendo nell’ambito della Borsa, secondo quanto riportato dall’Ansa, si è approvato anche il ddl Capitali, che ha l’obiettivo di dare un “sostegno della competitività dei capitali” semplificando i meccanismi e le regole per le quotazioni. Si è deciso poi di alzare la soglia per le pmi quotate, che da 500 milioni arriva a un miliardo mentre l’educazione finanziaria nelle scuole diventa legge, fissando un piano triennale d’intesa con la Consob e Bankitalia.
In conclusione, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge recante “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici“.
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