L’appuntamento di oggi era di quelli che non si potevano sbagliare, quelli in cui ti giochi la sopravvivenza, l’onore, la gloria e – in questo caso – anche l’ultima occasione di vincere la più importante competizione per Nazionali. Il Belgio, però, quest’occasione l’ha fallita, portando a casa solo uno scialbo 0-0 contro la Croazia, che invece si è qualificata. Inutile nasconderlo: quanto successo dal Belgio è un autentico disastro che ha i volti di Romelu Lukaku, Eden Hazard e anche Kevin De Bruyne. Ma soprattutto di un ciclo che finisce.
Il Belgio è fuori dal Mondiale. È questo il primo verdetto importante e sorprendente che arriva dal Qatar, già alla fase a gironi. Probabilmente in pochi se l’aspettavano, eppure le avvisaglie c’erano già state, a partire dai continui e ossessivi infortuni di Hazard e Lukaku, fino ad arrivare alla carta d’identità di alcuni dei colossi del gruppo, ora improvvisamente sbiaditi e oltrepassati. Non ha aiutato neppure il valore delle avversarie, nel girone forse più difficile del Mondiale dopo quello di Germania e Spagna. Trovare delle scusanti a un fallimento del genere, però, è praticamente impossibile e quindi Roberto Martinez, al termine della partita, ha deciso di lasciare la sua panchina di commissario tecnico.
Per mesi se n’è parlato, per mesi l’abbiamo aspettato. Decidete voi se quanto sta succedendo in Qatar sta deludendo o no, senza tenere conto della violazione dei diritti umani che ha già deluso a prescindere. Poi, però, c’è il campo e bisogna andare avanti. E, quindi, oggi tocca analizzare un evento che comunque può essere considerato tale per il livello dei calciatori in campo: l’eliminazione del Belgio dalla competizione, già nella fase a gironi.
Il percorso degli uomini di Roberto Martinez si conclude, quindi, nel peggior modo possibile, tra le lacrime di Lukaku e con Thierry Henry a consolarlo. Come un fratello maggiore e con un pezzo d’Italia che torna indietro. L’ex campione di Arsenal e Barcellona, infatti, c’entra parecchio con il Como, che non sta facendo sfracelli in Serie B. Big Rom, invece, manco a dirlo, è il centravanti dell’Inter, che a Milano c’è voluto tornare fortemente, dopo l’esperienza fallimentare al Chelsea.
E questo è l’epilogo, anzi l’antipasto dell’epilogo, perché a fine partita si è dimesso il ct. Ma andiamo con ordine per capire quello che è successo in campo. Gli eventi principali ve li abbiamo già raccontati: la partita decisiva contro la Croazia è finita 0-0, ma così non doveva essere per quanto si è visto in campo. Senza scendere troppo nei dettagli, gli uomini di Martinez si sono divorati almeno tre gol facili per il loro livello, tutti e tre capitati sui piedi o sulla testa di Lukaku. Che stavolta ha svestito i panni del bomber per diventare ben presto volto della sconfitta.
Ma niente succede a caso e anche stavolta non possiamo affatto dire che sia andata così. Le premesse del fallimento già c’erano da tempo e sono passate dalle dichiarazioni di Kevin De Bruyne che probabilmente hanno scoperchiato il vaso di Pandora, in un’intervista a The Guardian: “Siamo troppo vecchi per vincere il Mondiale, la nostra chance ce la siamo giocata nel 2018. Dovevamo sfruttare l’occasione. Non mi interessa essere uno dei migliori. Voglio essere il migliore di tutti”. E infine: “Guadagnare troppo? Darò un’opinione impopolare: sono tanti soldi, è vero, ma se il club può permetterselo, evidentemente non guadagno così tanto. È così che la vedo”.
Se non le avevate già lette, probabilmente avete strabuzzato gli occhi. Soprattutto perché non arrivano da un calciatore ai margini del gruppo, ma di uno dei leader principali della squadra. Un calciatore considerato, per merito, tra i migliori centrocampisti al mondo, se proprio non vogliamo metterci davanti l’articolo determinativo. E che è l’epicentro di quella macchina da gol e vittorie che è il Manchester City di Pep Guardiola. Se uno del genere si permette di dire certe cose è per dare una scossa probabilmente. O per stuzzicare nell’orgoglio un gruppo che sembra al canto del cigno, all’ultimo ballo prima dell’addio per molti titolari.
Guardando solo a chi ha giocato oggi, è difficile pensare che calciatori come Dries Mertens, Jan Vertonghen, Toby Alderwereild, Ferreira Carrasco e Eden Hazard possano essere ancora protagonisti tra quattro anni. E c’è chi ci mette di mezzo anche Lukaku. Si tratta di Radja Nainggolan, che di questo gruppo ne ha fatto parte e anche per alcuni.
Beh, l’ex centrocampista di Inter e Roma sull’addio alla Nazionale del bomber di Simone Inzaghi ha detto senza mezzi termini: “Lukaku vicino all’addio alla Nazionale? Ha già 29 anni e, secondo me, a breve farà una scelta. Dopo i 30 anni non si recupera più così facilmente dagli infortuni. Lui ha sempre puntato tutto sull’esplosività fisica, se gli si toglie quella non è più il vero Lukaku”. E dice: “Dubito possa giocare a lungo nel Belgio”.
Se questo avrebbe dovuto portare motivazioni importanti, non è stato così. Non perché non ci fosse la volontà di farlo, per carità. Ma alla fine, dopo il ko contro il Marocco, si è data più una sensazione di sbiadito e consumato, rispetto alla freschezza travolgente di qualche anno fa. Nell’analizzare i fatti in campo, infatti, non si può non menzionare che, fino a non molto tempo fa, il Belgio era al primo posto nel ranking UEFA, un posto conquistato tramite una gestione dei settori giovanili che in Italia dovremmo solo emulare e che ha portato alla nascita di una generazione vincente e strepitosa sotto il profilo della qualità.
Diciamolo chiaramente: la sensazione generale è che la volta buona non fosse proprio questa, erano quelle precedente, sia al Mondiale sia all’Europeo. Tanto che per diverse volte i Diavoli Rossi non erano andati più in giù dei quarti di finale, prima della debacle di oggi. Una sconfitta del gruppo, quindi, ma anche del commissario tecnico. Roberto Martinez ci può fare poco per i gol clamorosi falliti oggi, ma non si possono ignorare alcune scelte poco chiare per il gruppo. Pensate ai fratelli Hazard e soprattutto a Eden. Lui è stato per anni la punta di diamante tecnica di una formazione favolosa, del periodo d’oro del Belgio.
Ora è parso la controfigura di se stesso, rallentato da tutti gli infortuni patiti, poco brillante negli ultimi trenta metri e fuori dal gioco. Probabilmente doveva essere escluso prima rispetto alla terza partita, almeno dal primo minuto, che la scossa era necessaria ed evidente ben prima dell’esordio contro il Canada. Carrasco, per esempio, pur senza rubare l’occhio è parso più solido e pericoloso, anche oggi. Lo stesso discorso lo si può fare pure per Mertens. Oggi è stato a sorpresa schierato al centro dell’attacco e dal primo minuto, ma l’idolo di Napoli non è mai stato davvero pericoloso e scattante com’era un tempo.
Qualche dubbio, poi, c’era anche sulla difesa e sull’impalcatura complessiva di gioco. Sulla retroguardia – anche lì – in molti avevano espresso delle perplessità sull’età e sul momento di forma di molti degli interpreti difensivi della squadra. In realtà, anche grazie a uno strepitoso Thibaut Courtois nel match d’esordio contro il Canada, i gol subiti non sono stati tanti, solo due. I limiti maggiori si sono visti, invece, nella proposizione della manovra. La difesa a tre, spesso ballava a quattro, poi diventava confusione e infine smarrimento. E non te lo perdonano a certi livelli.
Il gioco è stato la sintesi di tutti questi problemi. Troppo blando, con pochi uno contro uno vinti e spesso subendo il gioco degli avversari. Si guardi soprattutto alla partita contro il Marocco: gli africani, grazie alla loro velocità, a una condizione migliore e alla tecnica dei suoi esterni d’attacco, sono riusciti a battere meritamente il Belgio, esprimendo a tratti un calcio di alto livello. Ma anche lì a fare notizia è stata la pochezza dei Diavoli Rossi che, invece, ci hanno abituato a dominare il gioco in lungo e in largo. Tutto ciò si chiama ridimensionamento.
Se poi si scende più nel dettaglio, valutando le prestazioni dei singoli, non si può che evidenziare tanti problemi. Non tanto per le eventuali crepe in un gruppo che è stato anche travolto da eventuali scandali di gossip, poi smentiti, ma per delle prestazioni che hanno deluso di tanto le attese. Soffermandoci solo su alcuni degli uomini chiave, non si può non dire di Courtois. Il portiere è parso spesso il punto di forza dell’intera formazione, contro il Canada ha messo in mostra alcuni dei pezzi forti del repertorio: un rigore parato, tanti interventi da chi il Pallone d’Oro l’avrebbe davvero meritato, e la porta inviolata.
Contro il Marocco, però, si è visto anche il suo volto più debole e forse rassegnato. Le punizioni indirette taglienti hanno tratto in inganno il campione del Real Madrid per ben due volte, di cui una decisiva. Non è colpa sua, ma non ha neanche sbancato il lunario. Decisamente no. Avanzando un po’, arriviamo nel cuore del centrocampo, là dove hanno agito Witsel e De Bruyne.
Il mediano dalla capigliatura folta in passato è stato l’equilibratore della squadra, la piovra capace di recuperare palloni e far ripartire il gioco. Stavolta, però, è sembrato solo un fantasma, un calciatore come ce ne possono essere tanti e in palcoscenici diversi, senza troppo mordente, né spunto.
Del calciatore del Manchester City, invece, se n’è parlato più per le parole fuori dal campo che per le imprese sul terreno da gioco. Gol non ne sono arrivati, dribbling e discese devastanti comunque poche. E fa ancora più rumore, viste le straordinarie prestazioni che ha offerto fino a novembre in Inghilterra e in Europa. Il contesto sicuramente è stato decisivo, ma forse ancora di più la mentalità di un talento assoluto che, in un certo senso, si è dato per vinto ancor prima di perdere. E un’altra occasione non si sa se ci sarà per chi è già pieno di rimpianti.
In attacco, invece, l’avrete intuito, sono arrivate le note più stonate. Hazard, sì tu Eden, ma sarai tu? È vero che non ci aspettavamo molto altro, perché il calciatore del Chelsea non c’era e forse non ci sarà più. Il percorso al Real Madrid è stato costellato da troppi stop, troppi infortunio, troppi errori. Quel calciatore dalla qualità eccelsa e dal dribbling fulmineo, tecnico non l’abbiamo visto e la condizione migliore non è arrivata. Tornerà mai? Non si sa. E vedremo se il calciomercato lo porterà in altri lidi, dove potrebbe nuovamente tornare centrale, e probabilmente tentare finalmente di tornare se stesso.
Chiudiamo con il peggiore dei peggiori, Lukaku. Ci dispiace per il bomber, per quel colosso che l’Inter e Inzaghi stanno aspettando con ansia spasmodica. Il Romelu visto nella rassegna mondiale, però, è completamente diverso dal calciatore che ha asfaltato la Serie A.
Se ne sono accorti in tanti già nell’infelice spezzone contro il Marocco, ma oggi è arrivata una prova ancora più negativa, di quelle da peggiore in campo. L’attaccante dell’Inter si è divorato almeno tre gol non da lui: di testa, con il destro e con il mancino. Lui ha chiuso tra le lacrime, molti tifosi, invece, non hanno potuto fare a meno di giudicarlo negativamente. Peggio di così, dopo la rincorsa per tornare in tempo dall’infortunio, francamente era impossibile. Ora tornerà all’aria di Milano, cercherà la migliore condizione e di star bene, finalmente. Da gennaio, però, dovrà lasciarsi alle spalle un 2022 da incubo e tornare il calciatore che conosciamo bene. Serve a lui, ma a tutto il calcio italiano.
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