Argentina-Croazia è la prima semifinale del Mondiale. Una partita che di spunti ne dà tanti, d al punto di vista tecnico, tattico e ambientale. Il primo tempo del match si è rivelato subito bloccato e senza grandi occasioni da gol. Poi, però, l’Albiceleste ha trovato il pertugio giusto con Julian Alvarez: rigore! E Lionel Messi non ha fallito l’appuntamento con la storia, realizzando il rigore decisivo per l’1-0. Ma la star della serata è Julian Alvarez, autore del 2-0 e non solo.
Ci siamo, per un’altra grande notte di calcio. Luka Modric sfida Lionel Messi, Marcelo Brozovic fronteggia Leandro Paredes, in un Inter-Juventus a distanza, lontano dall’Italia. Ci si aspetta una partita tecnica, spumeggiante, in cui a vincere è comunque il gioco. E, invece, a farla da padrone è il pragmatismo e probabilmente la voglia di non forzare i tempi e le giocate in una semifinale della massima competizione per Nazionali, sostanzialmente l’accesso all’atrio del Paradiso. Fino a quando non arriva il momento di Messi, dal dischetto, e va meglio anche delle altre volte. Ecco, dunque, come sono andati i primi 45 minuti della sfida tra Argentina e Croazia.
Gli inni, il pubblico – ancora a favore dell’Albiceleste -, quella tensione che è palpabile solo nelle partite più importanti, quelle che tutti i calciatori vogliono giocare, ma che ti fanno anche tremare un po’ le gambe. E forse è questo il caso, per quello che si è visto in campo e anche per le scelte dei due allenatori.
Zlatko Dalic l’ha pensata con uno dei mantra più semplici e più abusati del calcio: squadra che vince non si cambia. E non l’ha cambiata. Un esterno in meno, essenzialmente sacrificato, per un centrocampista in più, quel Mario Pasalic che ha tanto di Italia e di italiano, marchiato a fuoco da Gian Piero Gasperini. Lionel Scaloni, però, non sta a guardare e anche lui rinforza la mediana, scegliendo Leandro Paredes in mezzo al campo, in luogo di un fantasista in più.
I primi minuti di gioco sono la chiara sintesi di queste due scelte. A dir il vero, parte meglio la Croazia, con un Mateo Kovacic che si conferma in gran forma e mostra gli strappi tipici del suo gioco. In generale, il centrocampo di Dalic sembra prevalere in diverse fasi di gioco su quello argentino, riuscendo a gestire con ordine il pallone e facendo scorrere la sfera orizzontalmente, senza forzare troppo la giocata per evitare i contropiede dell’Albiceleste. Soprattutto, la squadra che ha eliminato il Brasile impone il suo ritmo alla partita con una calma stoica: basso, bassissimo, quasi come per studiare l’avversario, o forse per stanarlo.
L’Argentina non cade in nessuna delle due trappole. Si adegua, evita un pressing troppo dispendioso e copre bene il campo con due linee da quattro serrate e strette. Per questo motivo, la Croazia non riesce a verticalizzare con facilità e anche Ivan Perisic trova difficoltà a dare sfogo alle sue discese devastanti.
Quel ritmo lento, quasi soporifero – non ce ne vogliate – scompare dal ventesimo circa in poi. L’Argentina ritrova la tecnica, la manovra e inizia anche a far male alla Croazia tra le linee, cercando Lionel Messi con maggiore insistenza. Il primo lampo della Pulce arriva al 21esimo, con un filtrante simile a quello che ha steso il Messico nella fase a gironi. Stavolta, però, i difensori chiudono bene e non permettono agli avversari di andare in porta.
Le squadre si aprono un po’, alzano i giri del motore, ma ad avere la meglio, in una partita comunque equilibrata, sono comunque i ragazzi di Scaloni. Al 33esimo, poi, arriva l’evento che cambia la gara. Palla in profondità per lo scatto di Julian Alvarez che sorprende la coppia difensiva e viene steso dal portiere Dominik Livakovic: è calcio di rigore.
Dal dischetto si presenta Messi, sempre Messi e chi pensa che possa zoppicare stavolta, resta deluso. Il tiro della Pulce viene intuito dal pararigori della Croazia, ma è potente e termina sotto l’incrocio. Al 34esimo la partita si sblocca e la firma è quella dell’uomo più rappresentativo.
In occasione del rigore assegnato per fallo su Alvarez, l’ennesimo del Mondiale per l’Albiceleste, gli avversari non sono rimasti a guardare e soprattutto non hanno accettato di buon grado la decisione, anzi. Tanto che è volato anche un cartellino rosso, indirizzato a Mario Mandzukic. Una punta che stasera servirebbe in campo a Dalic e che ha fatto le fortune anche della Juventus, ma che ora ha il ruolo di collaboratore tecnico. La sua partita da bordo campo finisce così e la Croazia un po’ lo segue.
Perché gli uomini di Dalic cercano di reagire, si spingono un po’ di più in avanti, ma vengono puniti ancora, per la seconda volta. L’Argentina parte in contropiede e trova ancora uno scatenato Julian Alvarez, che ha ormai stabilmente sottratto il posto da titolare a Lautaro Martinez. Il bomber del Manchester City vince un paio di rimpalli e insacca per il 2-0 al 39esimo.
Stavolta, la Croazia è tramortita, la difesa accusa i suoi errori e gli uomini di Dalic sembrano uscire dalla gara. Ancora Alvarez colpisce di testa su azione da calcio piazzato e sfiora il 3-0.
Alle porte del 45esimo, gli uomini di Dalic danno segnali di vita con una buona costruzione sul centro-destra. La palla arriva a Josip Juranovic, il chi cross sporco impegna non poco Emiliano Martinez. L’arbitro segnala quattro minuti di recupero, in cui Messi dà ancora spettacolo. Si abbassa, cuce il gioco, scarta gli avversari, attira su di sé gli avversari e fa saltare la loro pressione. Il primo tempo si spegne così, nell’idillio di quelli con la maglia bianca e celeste: 2-0 dopo 45 minuti più recupero e la finale del Mondiale, quello di Messi, che sembra già a pochi passi.
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