Cosa sa Facebook di me? La domanda è più che legittima dopo gli ultimi scandali che hanno coinvolto il social network più famoso al mondo e che hanno portato milioni di utenti a domandarsi quanto sia ancora sicuro utilizzare questa community così densamente popolata.
Forse, un po’ troppo tardi ci si rende conto che Facebook non sia soltanto un gioco o un passatempo, ma che richieda molta più attenzione di quanta normalmente ne prestiamo. Questo perché – a tutti gli effetti – è il più grande contenitore di dati e di informazioni in tempo reale su una grossa fetta della popolazione mondiale. Quanto di noi sa Facebook?
Facebook custodisce un piccolo patrimonio di informazioni che ci riguardano: musica preferita, film visti, serie tv seguite, concerti goduti, luoghi visitati, amici, ex amici, nemici, post, messaggi privati. E poi ancora foto, foto foto e ancora foto: foto pubblicate, foto cancellate e anche foto inviate in privato tramite Messenger. E anche video. Il più piccolo click lascia una traccia su Facebook se corrisponde ad un’azione: per cui poke e richieste d’amicizia inviate e ignorate lasciano una traccia indelebile nei server di Facebook. Per non parlare poi dei dati del telefono: sembra che Facebook memorizzi anche i dati di chiamate e messaggini inviati dal telefono cellulare Android con le versioni Lite della app. La denuncia è di un ragazzo neozelandese di nome Dylan McKay. La geolocalizzazione consente a Facebook di avere anche informazioni sui nostri spostamenti. Fa abbastanza impressione a pensarci.
Abbiamo buona parte degli strumenti per capire quanto Facebook sa di noi perché il social network stesso ce li mette a disposizione. Tuttavia, le sorprese non mancano, come vi andremo a raccontare nell’ultimo paragrafo dato che ci sono troppe porte secondarie che ignoriamo sia perché non leggiamo fino in fondo i contratti utenti (correndo a cliccare su Accetta) sia perché molte volte si gioca al limite del regolamento dall’altra parte. Come nel caso dello scandalo di Cambridge Analytica.
Partiamo da un presupposto inequivocabile: se Facebook sa tantissimo di noi è perché siamo le spie e i paparazzi di noi stessi. Facebook non viene a bussare a casa, non ci telefona, non ci pedina per comprendere come ci chiamiamo, quali siano le nostre relazioni con gli altri contatti, quali marche preferiamo, quali film amiamo, quale musica ascoltiamo, che lavori abbiamo svolto o desidereremmo. Noi lo facciamo.
Al massimo, Facebook ci fa domande alle quali non siamo obbligati a rispondere. Ci chiede a cosa stiamo pensando, ci propone questioni anche strane tipo a quale supereroe ci ispiriamo. E la gente risponde con leggerezza e Facebook riempie di foraggi secchi migliaia di fienili, che significano soldi a palate. Dopo questo presupposto, è naturale la prima conclusione: se vogliamo mantenere private determinate informazioni allora non condividiamole. Facebook è per noi soltanto un gioco? Allora lasciamolo tale e mettiamo foto simpatiche, usiamolo per la chat o per qualche giochino e finita lì.
C’è un modo per controllare le informazioni che Facebook sa di noi e che ha raccolto perché abbiamo diffuso noi stessi. Questa, la procedura:
Si riceverà una mail di notifica quando tutto sarà pronto e ci potrebbero volere anni visto che si tratta di anni e anni di dati e informazioni. Ok, tutto molto bello, ma cosa ci potremmo trovare davanti una volta aperta la cartella? Tutte le foto e i video condivisi, tutti gli aggiornamenti di status, tutti i commenti, tutti i messaggi scritti e ricevuti e le chat. Si avrà una panoramica globale e si sarà stupiti (e stupidi?) di quanto abbiamo condiviso.
L’ultimo passaggio è quello più importante: come limitare le informazioni condivise: dopo aver fatto un bel check nell’elenco di dati scaricati si può andare a cancellarli per quantomeno riparare ai cosiddetti leak di noi stessi che non vogliamo che FB conosca. Per il futuro, possiamo così imparare a non esagerare con ciò che regaliamo.
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