La presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, dall’aula del Palazzo dei gruppi della Camera dei deputati ha tenuto la classifica conferenza stampa di fine anno, organizzata dall’Ordine dei giornalisti, in cui ha parlato ovviamente della manovra appena approvata dal Senato, ma anche della situazione Covid in Italia e del reddito di cittadinanza.
La premier Meloni ha iniziato il suo intervento, durato tre ore, rivolgendosi direttamente al presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, e ha detto che ha sempre considerato la politica un momento transitorio per lei e che prima o poi tornerà a fare la giornalista.
Giorgia Meloni, la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, ha parlato nella consueta conferenza stampa di fine anno organizzata dall’Ordine dei giornalisti nell’aula del Palazzo dei gruppi della Camera dei deputati.
L’intervento della premier e leader di Fratelli d’Italia è seguito al discorso del presidente dell’Odg, Carlo Bartoli, che ha ricordato la situazione in cui versano, nel nostro Paese, i giornalisti, costretti in molti a vivere sotto scorta, ma anche le condizioni di precarietà. Ed è a questo che si è agganciata Meloni prima di dare spazio alle domande.
“Considero molto positivamente gli stimoli dati circa necessità di affrontare alcune materie che riguardano la professione e l’Ordine, sono disponibile a lavorare insieme. Lo dico da presidente del Consiglio e da iscritta all’Odg – ha iniziato la capa del governo -. Ho sempre considerato la politica un passaggio transitorio per tutti, considero che un giorno tornerò alla mia professione di giornalista“.
MANOVRA – La prima domanda posta alla presidentessa del Consiglio è stata, ovviamente, sulla legge di bilancio che è stata appena approvata (ed è diventata effettivamente legge) con la fiducia votata al Senato. Il lavoro fatto, ha detto, non è stato facile, perché si è trattato di una “manovra politica scritta in tempi molto rapidi“. Pur investendo “gran parte delle risorse sulla priorità del caro bollette siamo riusciti a mantenere o a iniziare a mantenere gli impegni presi“, ha sottolineato ancora Meloni, che poi ha precisato (ancora) i tempi in cui si è arrivati alla legge, approvata in Cdm in un’ora.
D’altronde, ha spiegato, lei stessa ha fatto parte di altri esecutivi e ricorda di “dibattiti molto più articolati e accesi. Era una legge di bilancio che non lasciava molto alle legittime rivendicazioni dei ministri“. Tra l’altro, “la manovra è stata approvata un giorno in anticipo rispetto agli ultimi due anni“, ha detto ancora.
Nel merito, Meloni ha spiegato che nella manovra si è scelto “di spostare il grosso risorse sul futuro, sui giovani, sulla nuova occupazione e sulle imprese“, sulla “capacità di produrre ricchezza e lavoro“. Da parte del governo c’è stata “una scelta di visione“, ha rivendicato la premier.
Sulle critiche che sono state messe dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, Meloni ha detto che sono valutazioni molto utili, “e bisogna saperle ascoltare, ma dobbiamo sapere che sono valutazioni di portatori di interesse“. “Io alla fine devo mettere insieme i saldi, altri alla fine non hanno questa necessità che ho io. Anche io avrei voluto fare di più, ma a condizioni date non mi pare si possa dire non ci sia nulla sulle imprese“, ha precisato. Certo è che “gli industriali hanno compreso, se devo giudicare dalle interlocuzioni che ho, che questo è un governo amico di chi produce, amico delle aziende, un governo pronto a fare il massimo per dare una mano“, su questo “credo ci sia piena consapevolezza“.
ENERGIA – La presidentessa del Consiglio si è concentrata anche sul tema dell’energia, precisando che l’esecutivo continuerà a lavorare “sulla base di quello che accade“, anche perché “siamo in una situazione di grande emergenza“. “Se il quadro dovesse confermarsi cambiato, una parte di risorse potrebbe liberarsi per altri provvedimenti“, ha aggiunto.
COVID – Con la scelta di obbligare a un tampone tutti i passeggeri provenienti dalla Cina, una domanda è stata fatta anche sulla situazione del Covid, considerato anche che nel decreto rave, che dovrà essere convertito entro domani dalla Camera, ci sono misure che riguardano la gestione della pandemia con il reintegro anticipato del personale sanitario che non si era vaccinato.
“In Italia l’incidenza di Covid era in calo quindi assolutamente sotto controllo“, ha iniziato Meloni sull’argomento, ma le cose sono cambiate per cui dal governo si sono “mossi immediatamente in coerenza con quello che avevamo chiesto di fare in passato“, ma la decisione di effettuare tamponi per chi proviene dalla Cina “non è completamente efficace se non è presa a livello europeo“. Perciò deve essere “l’Unione a prendere un provvedimento in questo senso” e “ci aspettiamo e auspichiamo che l’Unione europea voglia operare in questo senso“.
La premier ha assicurato di nuovo sul fatto che la situazione sia sotto controllo anche perché si sta monitorando minuto per minuto. “I primi casi sequenziati sono varianti omicron già presenti in Italia. Ci muoviamo in base a quello che dovremo affrontare, credo che la soluzione siano i controlli, penso a tamponi e mascherine“. Per lei, infatti, “il modello di privazione delle libertà che abbiamo conosciuto in passato non mi è parso così efficace e penso che lo dimostri il caso cinese“, per questo si deve lavorare “prioritariamente sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione“.
Meloni ha parlato anche della campagna vaccinale, a cui il governo ha invitato “soprattutto anziani e fragili, i soggetti più a rischio. Sono quelli su cui mi senti di fare l’invito più deciso. Per gli altri rinvito è quello di rivolgersi al medico, a chi ne sa più di me. Noi stiamo invitando a procedere in questo senso“, ha detto.
Quando si parla di sanità, ha detto ancora, “bisogna fare attenzione sul fatto che i parametri degli anni precedenti sono di una realtà estremamente emergenziale, attenzione a ritenere che si riparte da lì e che invece non ci si debba adesso fermare per valutare se stiamo uscendo dall’emergenza e a quel punto capire come si riorganizza complessivamente una macchina che è stata tirata come una fisarmonica e che oggi ha bisogni di essere reinventata“. Secondo la premier sono stati fatti degli sforzi per la legge di bilancio.
LAVORO E REDDITO DI CITTADINANZA – La leader del primo partito in Italia si è poi concentrata nuovamente a parlare della manovra, più nello specifico del mondo del lavoro e del reddito di cittadinanza. “Credo che creare le condizioni per migliorare la qualità del lavoro in Italia sia materia che riguarda soprattutto il tema della crescita economica. Bisogna cioè mettere le persone nelle condizioni di assumere. E noi ci stiamo muovendo esattamente in questo senso, togliendo alcuni cavilli che sono per noi controproducenti per dare dei segnali sulla detassazione. Abbiamo, per esempio, previsto una misura che riguarda la decontribuzione totale per chi assume a tempo indeterminato“, ha detto prima di sottolineare che si devono “creare le condizioni per assumere” perché la povertà “non si abbatte per decreto“.
Nello specifico, la premier ha ribadito come, in passato, l’Italia non si sia mossa per “favorire chi crea ricchezza e lavoro”, perché, appunto, le legislature precedenti hanno pensato di battere la povertà con decreto: “Il lavoro lo creano le aziende. Il mercato del lavoro è profondamente cambiato, questo è un tempo in cui ci sono lavoratori che hanno necessità diverse“.
E quindi, proprio sulla misura previdenziale introdotta dal governo gialloverde, ha chiarito cosa significa “congruità“: “Se il tema è ‘non voglio accettare un lavoro sottopagato’, sono d’accordo. Ma se il tema è ‘non considero la mansione all’altezza delle mie aspettative’, questo è diverso. Tutti vogliamo trovare il lavoro dei nostri sogni, ma non è capitato a tutti. Se non accetto un lavoro dignitoso e voglio restare a casa sono libero di farlo ma non essendo pagato da chi lavora“, ha detto.
Sui giovani, nella fattispecie, Meloni ha detto che si deve lavorare per formarli al meglio, ma si devono anche informare “su quali i tipi di studio che danno sbocco maggiore…“. E quindi, si deve “creare una filiera di rapporto tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro. In parte non si trova il lavoro, ma in parte capita di non trovare i lavoratori… Questa è la sfida da affrontare. È un fatto culturale mettersi in gioco per avere le proprie soddisfazioni“.
Meloni ha concluso il tema parlando della vicenda voucher che “riguarda alcune tipologie specifiche di lavoratori stagionali e credo che sia meglio normarlo che rischiare che questo lavoro sia fatto in nero. La eccessiva rigidità ha provocato aumento di lavoro sommerso“. Di certo, ha precisato, non ci devono essere le “degenerazioni del passato“.
PNRR – Come annunciato ieri dal ministro Raffaele Fitto, i 55 obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti, ed è per questo che la premier si dice contenta, anche perché, ha precisato, quando sono arrivati al governo “di questi obiettivi ne erano conseguiti 25, abbiamo lavorato per terminare gli altri 30. Questa staffetta ha funzionato“. “Ora si entra nella parte difficile del piano. Il grosso sin qui era programmazione e riforme, ora c’è la parte molto complessa in cui questi obiettivi devono diventare cantieri“, ha detto, ma ha pure ribadito come i costi maggiori, rispetto a quando il piano è stato scritto, debbano essere presi in considerazione.
Ma sarà importante, anche semplificare: “In Italia c’è storicamente una difficoltà a spendere risorse. Anche la riforma del codice degli appalti è fondamentale in questo senso, per fare in modo che queste risorse siano spese. Non è facile, è un lavoro molto complesso, la questione cui stiamo dedicando più tempo, ma è una occasione, dandoci priorità strategiche“, ha detto.
FISCO – Chiaramente si è parlato anche del fisco e della riforma fiscale, per cui si intende procedere secondo le direttrice della manovra. La prima “grande questione” su cui si deve lavorare, secondo la presidente del Consiglio, è “il taglio del costo del lavoro: su questo si deve fare molto di più“, ha sottolineato Meloni. Il segnale dato dal governo “è stato costosissimo, aumentando di un punto il taglio del cuneo fiscale“. L’obiettivo della legislatura “è arrivare a 5 punti di taglio“, ma “se si riuscirà a fare qualcosa di più o qualcosa di meno, dipenderà dalla situazione che affronteremo“.
“Il secondo grande obiettivo che già emerge da alcune scelte fatte è una tassazione che tenga conto della composizione del nucleo familiare, del numero dei figli a carico. La vicenda della natalità, a cui abbiamo destinato un miliardo è mezzo, è una priorità assoluta. È una materia economica. Siamo in una situazione per cui il nostro sistema di welfare non può reggere nel medio periodo“, ha detto ancora Meloni sul tema.
La numero uno di FdI ha anche precisato che non c’è stato alcun condono nella legge di bilancio: “Tutti pagano il dovuto”, ha assicurato, anzi “le uniche cartelle stralciate sono quelle vecchie più di 7 anni e inferiori a mille euro, banalmente perché conviene allo Stato. Vogliamo immaginare un nuovo tipo di dialogo con i contribuenti ma senza favorire assolutamente l’evasione fiscale“.
Per quanto riguarda la riforma del catasto, “si può tranquillamente fare una mappatura per migliorare la conoscenza che abbiamo delle costruzioni italiane ma sicuramente da questo governo non arriverà mai un aumento della tassazione sulla casa“, ha detto ancora la presidentessa del Consiglio: “La casa è un bene sacro non pignorabile, non tassabile“.
FLAT TAX – Nel merito, poi, della tassa piatta, la cosiddetta flat tax, Meloni ha spiegato come non ci sia alcun tipo di discriminazione: “Ci sono studi che lo dimostrano, l’estensione della tassa piatta per gli autonomi non discrimina i lavoratori dipendenti. È dimostrato. Perché il lavoratore autonomo paga da solo i contributi, non accantona il Tfr, non ha alcuna delle tutele giuste, legittime dei dipendenti“.
Quello che si vuole è arrivare a una situazione di parità, ha precisato, perché “i lavoratori devono avere le stesse opportunità e diritti, indipendentemente dall’attività e dai lavori che svolgono“, ha spiegato la premier.
TETTO AL CONTANTE – “Sulla vicenda del tetto al contante ci hanno detto che vogliamo favorire l’evasione. Il tetto al contante o ce l’hai a livello europeo o stai penalizzando il tuo sistema: Germania e Austria non ce l’hanno. Si tratta di togliere norme penalizzanti o inutili, come il tetto al contante, per la lotta all’evasione fiscale“, ha detto Meloni sul tema.
MIGRANTI E UNIONE EUROPEA – Nella conferenza stampa di fine anno si è posto l’accento anche sulla questione dei migranti, e Meloni ha detto che il lavoro che si è fatto con la Grecia e con i Paesi europei del Mediterraneo “vada incrementato e implementato“. Per esempio, ha detto la premier, in materia di flussi migratori è stato riconosciuto che “la rotta mediterranea è prioritaria, cosa mai accaduta in passato e il prossimo Consiglio europeo avrà come punto centrale la questione dei migranti e la difesa dei confini dell’Unione europea“.
Anche qua, l’Italia, ha aggiunto, intende puntare sulla “dimensione mediterranea, con un ruolo centrale e strategico, penso alla vicenda energetica” ed è per questo “la nostra alleanza con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo dal versante europeo diventa fondamentale“. Perché, appunto, “il tema dell’energia offre un’occasione all’Europa di tornare a essere presente in Africa e offre all’Italia di fare la nazione capofila di questo nuovo approccio europeo all’Africa. I Paesi africani sono interessati alle nuove tecnologie dell’approvvigionamento energetico. Credo che con poche risorse spese bene si possa ragionare per produrre l’energia che serve diversificando le fonti di approvvigionamento e fare dell’Italia la porta di ingresso di questa energia“.
Come più volte ribadito, il piano richiama quello di Enrico Mattei, ed è per questo che prende il suo nome. “E questa è la particolarità della cooperazione e presenza italiana. Abbiamo trovato porte aperte“, ha detto ancora.
Sul blocco navale, ha detto, di non averlo attuato “come è stato raccontato in questi anni“. D’altronde, ha precisato, Meloni ha sempre “inteso una missione dell’Unione europea in Nord Africa per impedire le partenze irregolari. Io ho sempre detto di non intendere un blocco mandando le navi della Marina per scatenare una guerra”. Nel merito di quello che succede in Africa, Meloni ha detto di ispirarsi agli insegnamenti di Papa Giovanni Paolo II, ovvero sostenere “che prima di garantire di emigrare, bisogno garantire il diritto di non farlo. Che è un approccio diverso“.
LIBIA – Sulla Libia, la premier ha spiegato di come la questione sia cruciale e di come ci sia un dialogo con tutti, anche con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden: “Si sta lavorando per elezioni nel minor tempo possibile, ma lì c’è la questione della riscrittura della Costituzione. Noi stiamo coadiuvando processi e sforzi in tal senso, perché è fondamentale“.
ITALIA-FRANCIA – Meloni ha parlato anche del Trattato del Quirinale sottoscritto tra Italia e Francia che era stato contestato “perché il Parlamento non era stato minimante coinvolto in questa vicenda. “I contorni del Trattato non mi sono ancora chiarissimi, perché non ho avuto la possibilità di approfondirlo come avrei voluto – ha detto ancora -. Mi pare che non sia ancora pienamente operativo, in ogni caso non lo è in questo momento, nel senso che io e Macron nelle ultime settimane, pur avendo parlato di mille cose, non ci siamo consultati sulle materie che erano oggetto. Mi riservo di valutare se il Trattato è operativo o non è operativo e sulla base di questo deciderò come andare avanti“.
GIUSTIZIA E INTERCETTAZIONI – Uno dei tanti temi dibattuti è stato quello sulla riforma della giustizia e sulle intercettazioni così come da programma esposto da Carlo Nordio. Meloni, però, ha prima risposto sull’ergastolo ostativo e sulle misure che sono presenti nel decreto rave, per cui lei ha confermato che la sua carriera politica è stata ispirata, e lo è tuttora, da Paolo Borsellino e si è detto contenta, appunto, che il primo provvedimento sia stato sulla mafia. “Mi dispiace aver visto una opposizione così dura su un provvedimento di questo genere. Si è tentato in tutti i modi di impedire una conversione del decreto“, ha detto precisando anche che la battaglia per la legalità “sarà a 360 gradi“.
Qui è arrivato l’attacco a chi “quando era al governo e oggi è all’opposizione, ha liberato tanti boss mafiosi al 41 bis con la scusa del Covid e ha approvato il condono di Ischia…Ognuno risponde per la propria coscienza“. Quello che vogliono dall’esecutivo è piuttosto quello di “garantire sempre lo Stato di diritto: la certezza della pena per i condannati e la certezza del diritto per gli innocenti“, anche attraverso la limitazione nell’uso delle intercettazioni, che rappresentano e devono essere uno “strumento straordinario“.
“Degli abusi ci sono stati e sicuramente vanno corretti” anche “per evitare il corto circuito nel rapporto tra intercettazioni e media. Abbiamo visto intercettazioni senza alcuna rilevanza penale finite sui quotidiani e non credo sia giusto in uno Stato di diritto“.
Tornando alla riforma vera e propria, Meloni ha detto che per essere attuata “serve un governo coraggioso e deciso e il coraggio e la decisione non ci difettano“. “Ovviamente – ha precisato – è una materia delicata che va maneggiata con molta cura, però credo che questo governo, mettendo insieme le anime della sua maggioranza, abbia complessivamente una visione molto equilibrata di questa materia“.
A questo punto, ha parlato anche del ministro che è stato scelto, Nordio appunto, che ha detto che è “molto deciso ad andare avanti“, anche con i capisaldi storici del centrodestra, come la separazione delle carriere. “Penso – ha concluso Meloni- che questo possa aiutare l’Italia nel rapporto tra il cittadino e lo Stato, che possa aiutare gli investimenti, il Pnnr, tutto quello che una giustizia un po’ lenta in questi anni ha limitato. Una giustizia che ha bisogno di un tagliando“.
PRESCRIZIONE – La premier ha parlato anche dell’ordine del giorno del terzo polo per eliminare la riforma Bonafede e che riporterebbe in vigore la prescrizione. La maggioranza lo ha recepito perché “è un’indicazione di buon senso. La prescrizione rimane un fondamento dello Stato di diritto altrimenti si rischia un sistema nel quale si possono avere indagati e imputati a vita, secondo scelte che sono abbastanza discrezionali. Credo che su questo ci sia un consenso abbastanza trasversale, quindi sicuramente è uno degli elementi che ci stanno a cuore“.
GOVERNO – Meloni ha parlato anche dell’operato del suo governo, precisando che il suo tempo è cadenzato dalle risposte: “Vorrei che si continuasse a vedere che noi stiamo lavorando, che stiamo affrontando grandi questioni spinose che nessuno aveva avuto il coraggio di affrontare, assumendoci la responsabilità delle scelte“.
I suoi tempi, ha detto ancora in conferenza stampa, “coincidono con quelli dei miei alleati, credo che tutti ci si dia un orizzonte di cinque anni“. D’altronde, “uno degli elementi di forza dell’Italia in questo momento credo sia proprio l’impressione di un governo che può avere una stabilità, un orizzonte di medio periodo“.
Il fatto che lei, poi, sia la prima presidente del Consiglio donna di sempre in Italia ha portato la concretezza, ma non è lei a doverlo dire: “Chi lavora con me dice che sono estremamente veloce, penso che le donne debbano esserlo, siamo abituate a fare tutto con una mano sola“.
Sicuramente, le sue intenzioni non sono quelle di sopravvivere, piuttosto si deve essere fieri di quello che si è fatto, ed è per questo che lo ha rivendicato, anche perché tutto quello che è stato fatto finora, ha detto, “è di destra“, altrimenti non lo avrebbe fatto. Su cosa le piacerebbe lasciare, Meloni non ha avuto dubbi: “Una nazione orgogliosa e ottimista. Cose che ci mancano“.
Intanto, qualche segnale arriva e, anche se “dobbiamo capire le nostre potenzialità, l’economia italiana nell’ultimo trimestre è cresciuta più di Germania, Francia, Spagna“. È vero che “siamo abituati a dire fanalino di coda, moriremo tutti. Siamo stati colpiti. Questo accade per la forza del nostro sistema produttivo, che lavora in condizioni molto complesse“.
Quanto al passato, prima si andava avanti con una macchina amministrativa che “ha sempre guardato il ministro di turno come un passante” rendendo la politica debole e facendo prendere il sopravvento alla macchina. Per questo, ha detto, crede che “serva una revisione profonda della legge Bassanini: serve una riforma in forza della quale se io ho una responsabilità, ce l’ho nel bene e nel male“, ha auspicato la premier.
Meloni ha chiarito anche l’espressione usata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, sul ‘machete‘ da usare nei ministeri. La premier ha spiegato che il co fondatore di Fratelli d’Italia “è noto per i suoi racconti un po’ figurati“, ma “al di là delle dichiarazioni del ministro, sicuramente non ho apprezzato che nel passaggio di consegne tra un governo e l’altro in piena campagna elettorale qualcuno si adoperasse per coprire spazi nella macchina pubblica“. “Non ho trovato garbato che alcuni prima di andarsene pensassero a come occupare posizioni. L’ho segnalato io e diversi esponenti di Fdi con interrogazioni parlamentari – ha continuato -. Lo dico perché rimanga agli atti, perché quelli che ci fanno sempre la morale in molti casi non si comportano proprio bene“.
DRAGHI – In merito, ancora, al recente passato, Meloni ha detto di sentire il peso della figura del suo predecessore, Mario Draghi: “Mi fa piacere. Misurarmi con persone capaci e autorevoli è stata la sfida della mia vita. Invidio quelli che si divertono a essere qualcuno dimostrando l’impresentabilità dei loro avversari: a me non è mai piaciuto vincere facile“.
Nonostante durante l’esperienza dell’ex presidente della Banca centrale europea lei fosse all’opposizione, la premier non ha negato che “Draghi è una persona di grande autorevolezza a livello nazionale e internazionale, mi rendo conto dell’eredità“. “Mi pare che rispetto alle dieci piaghe d’Egitto che sarebbero dovute arrivare nel cambio tra il vecchio e il nuovo governo, in fin dei conti stiamo ancora difendendo questa nazione nel migliore dei modi“, ha poi osservato la leader di Fdi.
SCOSTAMENTO DI BILANCIO – Nel merito di un possibile scostamento di bilancio, di cui parlava anche Matteo Salvini in campagna elettorale, lei, come all’ora, si è detta molto prudente: “Sicuramente non è una cosa che farei a cuor leggero“, ha dichiarato nella conferenza stampa di fine anno.
QATARGATE – Meloni è stata interrogata anche su una questione che sta facendo discutere non poco la politica italiana ed europea, quella del Qatargate. La premier non ha fatto sconti: “Si deve andare fino in fondo, senza sconti. Il rischio è che alcune istituzioni siano permeabili ad alcuni interessi e che diventi un problema per gli Stati. Non penso che le istituzioni debbano dimostrare o accettare una vulnerabilità. Per questo è fondamentale la risposta che le istituzioni europee e ciascuno saprà dare“.
Ha poi spiegato anche la differenza sugli accordi economici tra Stati e ciò che va oltre e potrebbe essere successo con la questione Qatar: “Mi è capitato in passato di denunciare la differenza tra legittimi accordi che si fanno con le Nazioni, commerciali, e il tentativo di favorire o consentire, il soft power, il condizionamento, che alcune Nazioni facevano in Italia e in Europa. Quello che mi innervosisce è che alcuni colleghi internazionali definiscano i fatti come ‘italian job’, come se fosse una macchia sulla nostra nazione. Ma la vicenda non riguarda solo italiani ma anche belgi, greci. Non è un tema solo italiano – ha tenuto a precisare -, se mai di un partito, un ‘socialist job’“.
E su questo punto ha detto ancora che “è un tema che riguarda una famiglia politica ma non l’Italia, come se l’Italia fosse un grande corruttore d’Europa. Lo dico per difendere l’onore, l’orgoglio e la dignità della Nazione contro attacchi strumentali“.
DIFESA – Sulla difesa, Meloni ha fatto il punto non solo per quanto riguarda l’Italia, ma anche nella sua collocazione europea: “Il tema dell’impegno di spesa al 2 per cento del Prodotto interno lordo assunto in sede Nato è un impegno al quale ovviamente in Europa e all’interno dell’Alleanza atlantica tutti quanto cercano di tenere fede il più possibile. Al di là della facile retorica che si può fare sul tema dei soldi spesi in armi, il punto di questa materia è che la libertà delle nazioni ha un costo e se tu decidi di appaltare la tua difesa a qualcun altro, devi sapere che quel qualcun altro non lo fa gratis“.
La premier ha continuato: “Il tema di quello che si investe in difesa è un tema che riguarda la capacità che una Nazione ha di difendere i suoi interessi, io l’ho sempre pensata così“.
Anche stavolta si è rivolta al lavoro della sua nazione con un certo orgoglio: “L’Italia sta facendo la sua parte, l’ha fatta trasversalmente ai governi e alle forze politiche. Voglio ringraziare il coraggioso impulso dato da Giuseppe Conte, il cui governo aumentò di tre miliardi le spese militari. L’Italia andrà avanti, deve andare avanti. Ovviamente di quanto parliamo e in quanto tempo è dato dalle condizioni che ci circondano, non sono in grado di definire numeri e tempistiche precise ma posso confermare la volontà da parte dell’Italia di mantenere gli impegni presi“.
IRAN – Il focus si sposta sulle drammatiche notizie che stanno arrivando dall’Iran, su cui Meloni ha affermato con fermezza: “Ho concordato la convocazione dell’ambasciatore, per dire che quel che accade in Iran è inaccettabile, l’Italia non intende accettarlo oltre – ha spiegato subito -. Noi siamo stati sempre un paese dialogante ma se le repressioni non dovessero cessare, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare completamente, passando da un’interlocuzione a livello di alleati“.
Meloni ha parlato di una vicenda, a riguardo, che non l’ha lasciata per nulla indifferente: “Io sono stata estremamente colpita dalla storia di questa campionessa di scacchi“. Si tratta di Sara Khadim al-Sharia, che ha sfidato gli ayatollah giocando i mondiali senza velo: “Mi ha fatto riflettere molto. Noi siamo abbastanza abituati ai gesti simbolici, ma i nostri non hanno conseguenze così gravi come potrebbe averne per Sara, per la scelta fatta. In Iran coloro che decidono di fare gesti simbolici pagano un prezzo altissimo. Questo deve far riflettere sul valore libertà, da noi scontata, mentre per altri vale qualsiasi rischio“.
GUERRA RUSSIA-UCRAINA – Dall’Iran si è passati a parlare della guerra tra Russia e Ucraina, che ancora non vede una fine, e per cui Meloni ha sempre affermato che terrà una posizione atlantista. A tal proposito, la presidente del Consiglio ha detto: “Confermo che storicamente i rapporti, anche culturali, con la Russia, sono solidi, antichi. Questa è la ragione per la quale ho difeso la scelta della Scala di Milano di dedicare la sua prima a un’opera russa. Credo che le scelte che il governo russo sta facendo non debbano ricadere sul popolo russo“.
E su una possibile pace, è stata chiara: “Credo e spero che prima o poi il governo russo si renda conto dell’enorme errore che sta facendo e decida di fermare questa incomprensibile e inaccettabile guerra di aggressione“. Meloni ha confermato anche che continuerà a dare il suo supporto all’Ucraina, e a difendere “il diritto internazionale, la sovranità di una nazione che sta dimostrando quanto creda nel valore della libertà e nell’amore per la sua patria“.
Le scelte e la posizione del Cremlino, quindi, restano assolutamente da condannare: “Il principio che la Russia vuole far passare con l’invasione dell’Ucraina è poco conveniente per tutti: chi è militarmente più forte può invadere il suo vicino. Questo per noi è inaccettabile. Agli italiani può mancare il turismo russo, il turismo in Russia. Ma ci sono cose che non si possono piegare ai nostri desideri“.
Meloni si è sbilanciato anche su un possibile viaggio nella capitale ucraina: “Penso di recarmi a Kiev prima della fine di febbraio. Sono favorevole a tutto quello che si può fare per favorire la pace. Bisogna sapere che il tema della pace non si ottiene solo rivendicandolo. Bisogna lavorarci concretamente, avendo segnali dalle parti, in campo, che oggi non ci sono, soprattutto dalla parte della Russia. Se si vuole costringere due parti in campo a mettersi a discutere, la condizione di base è che ci sia equilibrio tra le forze in campo“.
L’Italia, in questo modo, favorirà sempre le posizioni che sono indirizzate verso la pace: “Sono contenta di aver sentito da parte di Zelensky la volontà di avviare un dialogo. Io ho detto che l’Italia è pronta a farsi garante di questo processo per arrivare alla pace“.
SEMIPRESIDENZIALISMO – In occasione della conferenza stampa di fine anno, Meloni è stata interrogata anche sulla questione relativa il semipresidenzialismo. Su questo punto, Meloni ha affermato di non voler fare alcun passo indietro: “Confermo che è una mia priorità – ha detto -. Questa riforma porta stabilità e governi frutto del voto degli italiani“. Poi ha continuato: “Vorrei fare una riforma il più possibile condivisa. Io questa riforma presidenziale la voglio fare, non ho pregiudizi e preclusioni. La Bicamerale è utile se c’è la volontà di fare la riforma, non se ha scopi dilatori. Il semipresidenzialismo – ha continuato la premier – non è il mio preferito ma può esserci convergenza“.
MSI E 25 APRILE – Incalzata sull’argomento, Meloni ci ha tenuto a precisare la sua posizione in merito alla questione Msi: “Ha avuto un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica, il terrorismo. Penso alle parole di Almirante, che diceva: ‘Doppia pena di morte per i terroristi di destra’. Erano partiti che avevano anche la responsabilità di accompagnare persone che altrimenti avrebbero fatto delle scelte diverse“.
Poi è arrivata al punto della questione: “Francamente non capisco perché qualcosa che era perfettamente presentabile 10, 20, 50 anni fa tanto da partecipare all’elezione di Presidenti della Repubblica, debba diventare impresentabile oggi. Il dibattito sul Msi – ha rivelato – mi ha molto colpito. Credo che il Msi sia un partito che abbia avuto un ruolo molto importante nella storia della Repubblica, quello di traghettare verso la democrazia milioni di italiani usciti sconfitti dalla guerra. È stato il partito della destra repubblicana, pienamente presente nelle dinamiche democratiche di questa nazione, che è arrivato al governo prima del congresso che lo trasformò in An. È stato un partito della destra democratica, dell’Italia democratica e repubblicana“.
E poi è tornata ancora sulla questione: “Non mi torna questo eterno gioco al rilancio per cui si deve sempre cancellare di più. Il Msi, per esempio, è stato un movimento sempre chiarissimo sul tema della lotta all’antisemitismo. È una comunità che ha fatto il suo percorso: oggi alcuni esponenti del governo, delle massime cariche dello Stato vengono da quell’esperienza, ci sono arrivati con un voto democratico. Vuol dire che la maggioranza degli italiani non considerava quella storia impresentabile“.
Sulla partecipazione alle celebrazioni per il 25 aprile, Meloni non ha avuto alcun dubbio: “La risposta è sì, parteciperò sicuramente“.
REGIONALI – Tra i temi trattati nella lunga conferenza stampa di fine anno da Meloni anche quello che riguarda le elezioni locali che sì, “servono soprattutto per scegliere la persona migliore per governare quella città, quella regione ma ovviamente sono anche sempre un test politico. Le due cose vanno mediate“. Nella fattispecie, Lazio e Lombardia “sono regioni importanti, sicuramente molto influisce anche la dinamica locale, ma do per scontato ovviamente che quello che emergerà da quelle elezioni regionali debba essere qualcosa con cui anche il governo nazionale fa i conti e ciascuno di noi debba fare i conti“, ha detto.
“La politica – ha aggiunto la premier – più o meno così funziona, quello che dicono i cittadini lo devi sempre guardare con attenzione, penso che il modo migliore per fare campagna elettorale in questo senso sia fare bene il proprio lavoro per continuare a dare risposte e far vedere che ce la stiamo mettendo tutta“.
Ma sul suo impegno per le regionali nel Lazio è convinta “che il modo migliore di fare campagna elettorale sia continuare a fare bene il proprio lavoro. È la prima volta che faccio il presidente del Consiglio: guardo cosa hanno fatto i miei predecessori e mi regolo di conseguenza…“, ha risposto ai cronisti.
SCUOLA – La leader di Fratelli d’Italia ha chiarito anche le posizioni del ministro Giuseppe Valditara sull’associazionismo studentesco, che per lei è “importante” ma non vorrebbe che ci fosse indottrinamento politico nelle scuole. “Se l’intenzione del ministro fosse quella di limitare la presenza dei movimenti politici studenteschi nelle scuole, non sarei d’accordo. Ma non credo che si riferisse a questo, quanto piuttosto all’uso della scuola come luogo di indottrinamento politico. La politica studentesca è la migliore palestra“, ha detto Meloni.
BCE E UNIONE EUROPEA – Nel corso della lunga conferenza di fine anno, Meloni ha risposto alla domanda sui rapporti del governo con l’Europa: “La Banca centrale ha la sua autonomia e la rispettiamo. Se su qualcosa non si è d’accordo è normale dire come la si pensa. Per come la vedo io, sarebbe meglio evitare scelte peggiorative. Soprattutto sarebbe utile gestire bene la comunicazione sulle scelte che si fanno, altrimenti si rischia di generare non panico ma fluttuazioni sul mercato che vanificano il lavoro dei governi“. Una frecciata niente male, dunque, che fa capire in che direzione andrà il suo esecutivo e cioè una presenza in Europa che comunque non sarà passiva, in merito alle scelte e alle indicazioni che arriveranno.
Poi ha continuato: “Sul tema dell’aumento dei tassi ci eravamo messi al sicuro, nella legge di Bilancio avevamo tamponato la situazione. Adesso serve a livello europeo, non solo italiano, un cambio di passo, un’accelerazione e una visione completamente diversa“. Meloni si è chiesta anche: “Possiamo continuare con le norme che abbiamo oggi? Penso agli aiuti di Stato, ai fondi per mettere in sicurezza le nostre aziende, ai tempi delle decisioni. Io credo di no“.
La premier ha incentivato il confronto a livello europeo che possa portare a un modus operandi e a delle scelte differenti rispetto a quelle che sono state prese in passato: “Questo dibattito è cominciato al Consiglio europeo, è molto interessante, deve andare avanti. Si deve ripartire dalla definizione delle catene di approvvigionamento“. E ha ribadito: “Adesso serve a livello europeo, non solo italiano, una visione completamente diversa“.
Insomma, sulle scelte del passato Meloni ha continuato a sottolineare il bisogno di un taglio netto: “Siamo tutti d’accordo sul fatto che non si possa tornare alla regole precedenti, erano parametri sbagliati, a maggior ragione lo sarebbero oggi. In passato il Patto di stabilità e crescita è stato molto concentrato sulla stabilità e poco sulla crescita – ha detto -. Quindi, credo che il nuovo Patto di stabilità debba essere concentrato più sul tema della crescita”. Ha fatto un esempio in particolare, quello dello “scomputo delle spese di investimento nel rapporto tra Pil e debito”.
SALVA CALCIO – La premier si è soffermata anche sulla norma salva calcio che tanto sta facendo discutere l’opposizione e su cui, in particolare, è tornato più volte a puntare il dito Matteo Renzi: “Il governo precedente aveva sospeso i pagamenti dovuti dalle società sportive. Non calcio ma sportive: per tutte erano stati sospesi i pagamento allo stato. Noi ereditiamo questa situazione e decidiamo di applicare le stesse regole“.
Meloni ha spiegato ulteriormente, riferendosi alle società in questione: “Mi dai il dovuto con la rateizzazione e con una maggiorazione del 3%“. E ha tuonato: “Si grida allo scandalo perché queste società non erano in difficoltà? Perché diamo la possibilità di rateizzare? Tra l’altro chi accede deve dare subito le prime tre rate, con un pagamento importante. non si regala qualcosa, tutti pagano quel che devono pagare. Questo potevamo fare, allora non si doveva votare la sospensione del pagamento di queste società“. Questo suona come una risposta diretta alle critiche delle ultime settimane arrivate proprio da Renzi, leader di Italia Viva, anche se la sensazione è che l’argomento farà discutere ancora nel prossimo futuro.
TIM – Meloni ha parlato anche di Tim e ha chiarito che l’obiettivo del governo è quello di “mantenere il controllo della rete e mantenere i livelli occupazionali. Tutto il resto lo lasciamo alla dinamica libera del mercato, su come a questo ci si arrivi consentitemi di essere prudente e riservata“.
EXPO – Mentre sull’Expo, che si dovrebbe tenere a Roma se si vincesse, ha detto che “da italiana e romana credo che Expo 2030 sia una grande occasione“. “Mi è capitato di essere critica e polemizzare con chi in passato sosteneva che Roma e l’Italia non avessero gli anticorpi per organizzare grandi eventi. Abbiamo tutti gli anticorpi ed è una grande occasione“.
Finora, la premier ha detto di essersi occupata di “segnalare il nostro interesse agli interlocutori internazionali incontrati in questo mese, 30-40 tra capi di stato e di governo. Io intendo spendermi anche in prima persona. Non posso garantire come andrà a finire, ho iniziato a lavorarci un po’ tardi per quel che mi sarebbe piaciuto fare. Ma c’è la mettiamo tutta, è una grande occasione e noi non ci daremo per vinti”.
MPS – Su Mps, la presidentessa del Consiglio, ha detto che il suo esecutivo auspica “un sistema bancario che non ripeta gli errori del passato. Noi a lavoro su Mps, un’altra situazione difficile ereditata e gestita finora pessimamente. Quello che stiamo facendo è lavorare per una ristrutturazione solida, con un’uscita ordinata dello stato e lavoriamo affinché in Italia ci siano più poli bancari“.
INTEL – La costruzione di un impianto Intel in Italia “è un dossier che devo ancora concretizzare. È un investimento enorme molto importante, molto strategico che Intel potrebbe fare in Europa e in Italia, da parte nostra c’è la massima disponibilità e in queste ore stiamo cercando di calendarizzare un incontro con i rappresentanti di questa azienda, per capire come possiamo facilitare questa decisione, per favorire questo investimento. È una delle prime cose su cui lavorerò nei prossimi giorni“. ha affermato Meloni.
PD – Pur non entrando nel merito delle candidature, Meloni si è detta “contenta se ci sono donne che corrono alla guida del Pd, forse è perché si può fare. Non si è dimostrato qualcosa arrivando alla presidenza del Consiglio, si può fare la storia facendolo bene, dimostrando che si può fare ad altissimi livelli, per rompere un tabù e decenni di pregiudizi“.
DL RAVE – Incalzata, e a quel punto anche un po’ nervosa, Meloni ha rivendicato ancora le scelte fatte nel decreto rave, considerata una norma “giusta” oltre che il segnale che “è finita l’Italia che si accanisce contro chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le viola“.
“Considero profondamente sbagliato vedere che da vario tempo arriva gente da tutta Europa a organizzare dei raduni illegali con spaccio di droga, violenze, in alcuni casi morti e devastazione di aree protette perché si diverte. Perché non si vanno a divertire in altre nazioni europee? Perché noi siamo quelli che lo hanno consentito, ma le nazioni normali non consentono alla gente di devastare aree protette per divertirsi, perché ci sono le discoteche“, ha detto la numero uno di FdI.
Nel merito del reintegro dei medici no vax ha detto che si è solo anticipata una misura che sarebbe entrata in vigore domani: “Si figuri su che cosa l’opposizione sta facendo l’ostruzionismo. Se noi non fossimo intervenuti, i medici non vaccinati sarebbero stati reintegrati al 31 dicembre“, ha risposto.
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