Cosa ha detto Meloni alla Camera, e a Schlein

Alle 15, alla Camera, è iniziato il question time in cui la protagonista è stata Giorgia Meloni, la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana. La leader della maggioranza di governo ha risposto alle domande dei deputati, specialmente quelli delle opposizioni, e specialmente a Elly Schlein, la neo segretaria del Partito democratico con cui non c’era mai stato un faccia a faccia prima.

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Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio, durante il suo primo question da premier alla Camera – Nanopress.it

Sul tavolo, i migranti, il cambiamento climatico e la scelta del centrodestra di bocciare, a livello europeo, il piano per le macchine green, il Mes, le banche, gli aiuti ai più sfortunati, la riforma fiscale e il salario minimo, tutti i temi che sono all’ordine del giorno e che sono stati, in alcuni casi, terreni di scontro tra Meloni e le opposizioni.

Il primo faccia a faccia tra Meloni e Schlein è un elogio alla democrazia

Per la prima volta da quando ha ottenuto la fiducia, a ottobre, Giorgia Meloni è stata alla Camera dei deputati per rispondere alle domande dei suoi colleghi, della maggioranza, ma anche e soprattutto delle opposizioni. Il question time di oggi, però, era importante anche per un altro motivo, per la prima volta, infatti, c’è stato un confronto diretto tra la presidentessa del Consiglio e la nuova segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, ovvero colei che adesso, e anche prima, è la numero uno del secondo schieramento in Italia. Un giorno importante perché il confronto è stato tra due donne, la prima ad arrivare a Palazzo Chigi e la prima a guidare i dem, da sempre, anche in un’epoca in cui le donne non hanno ancora la stessa rilevanza degli uomini.

L’intervento dell’italo americana è arrivato quasi alla fine di tutto, dopo che la premier aveva risposto ad altre importanti come quelle sui migranti, sul Mes, sulla riforma del fisco, anche sul Superbonus, e infatti seduta tra la capogruppo a Montecitorio, Debora Serracchiani, e la sua vice, Chiara Gribaudo, Schlein ha preso appunti, ha limato il suo discorso e ha applaudito a quello degli altri.

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Debora Serracchiani, Elly Schlein e Chiara Gribaudo durante l’intervento della neo segretaria del Partito democratico alla Camera – Nanopress.it

La questione che ha sollevato lei, poi, è stata quella del salario minimo, una battaglia che, ha spiegato, stanno portando avanti anche le altre forze che siedono nei banchi dell’opposizione, e su cui la leader di Fratelli d’Italia ha contrattaccato prima di entrare nel merito. Prendendo atto del fatto che la succeditrice di Enrico Letta avesse ragione nell’indicare quello degli stipendi bassi come un problema, Meloni ha detto che “chi ha governato fino a ora, purtroppo ha reso più poveri i lavoratori italiani e questo governo deve fare quello che può per invertire la rotta. E noi già nei primi mesi di legislatura, pur con le risorse limitate, abbiamo dato dei segnali in questo senso“.

Le risposte successive non hanno soddisfatto la segretaria dem e il Pd in generale, ha detto non appena ha ripreso la parola Schlein. Lo schieramento del Nazareno, ha precisato, “ha provato ad approvare il salario minimo“, ma qualcuno di quelli che siedono ora in maggioranza con lei non l’ha reso possibile, e poi il carico da novanta: “Le vorrei ricordare che adesso c’è lei al governo e io sono all’opposizione, non è più il tempo di dare le responsabilità ad altri, ma di dare le risposte“. Infatti, nonostante l’apertura della presidentessa del Consiglio sui congedi parentali, è il resto che stride per l’ex vice governatrice dell’Emilia Romagna.

Non si nasconda dietro a un dito: se fosse bastata la contrattazione collettiva non avremmo quel 12 % di lavoratrici e lavoratori poveri – ha continuato poi -. La nostra proposta – ha detto – vuole rafforzare la contrattazione collettiva ma accanto fissare una soglia sotto la quale, dove non arriva la contrattazione collettiva, ci sia una risposta a che vede calpestata la dignità del lavoro. Siete in carica da soli cinque mesi ma state andando in direzione opposta e sbagliata“. Dopo ci è andata anche più pesante, Schlein: “Siete una destra che è ossessionata dall’immigrazione ma vedete l’emigrazione di tanti giovani che i salari bassi e la precarietà costringono a costruirsi un futuro altrove. Avete quasi cancellato Opzione donna“.

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Giorgia Meloni – Nanopress.it

Queste risposte, ha detto ancora, non vanno bene, e non vanno bene perché le prioritàsono altre: i rave, i condoni, la guerra alle Ong e da ieri colpire i figli e le figlie delle famiglie omogenitoriali che hanno gli stessi diritti di tutti i bambini e bambine che fanno parte della nostra comunità“, ha detto tra gli applausi del partito, anche del suo predecessore, e i buu di Fratelli d’Italia, che pure Meloni ha cercato di sedare. “Sul piano sociale la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità. Ma la vostra propaganda sta sfumando e verrete giudicati per quello che fate e non per le facili promesse alimentate per anni che sono già smentite dal suo governo“, ha concluso Schlein. E quello che è successo, in realtà, è un vero e proprio elogio alla democrazia, ma sta a voi decidere da che parte stare.

Intanto, Schlein ha commentato a caldo il “duello” con i cronisti dicendo che non importa chi abbia vinto, ma è preoccupata di più per “chi sta perdendo: lavoratrici e lavoratori poveri che sono più di tre milioni. Lavoratrici e lavoratori precari“. Precarietà di cui non ha voluto parlare, ha precisato ancora la numero uno del Pd: “Ieri ho fatto una ricerca in rete con le parole ‘Meloni’ e ‘precari’. Sono usciti solo due risultati: uno del 2020 e uno del 2017… non vorrei aspettare di questo passo il 2026” per avere risposte dal governo, ha sottolineato prima di ribadire ancora che le risposte date non possono considerarsi sufficienti.

Le risposte della premier sui migranti, sul Superbonus, sulle auto green

Intanto Meloni non ha risposto solo a Schlein, dicevamo, ma anche ai molti altri che l’hanno interpellato.

MIGRANTI – Alla risoluzione del segretario di +Europa, Riccardo Magi, sui migranti, la premier ha detto che “per fini politici si finisce per mettere in discussione l’onore e l’operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l’Italia intera, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso su di noi invece che assumersi le proprie responsabilità“. Ma la leader del centrodestra ha anche ribadito il leit motiv di questi giorni, ovvero che la coscienza dei membri del governo “è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sulle responsabilità degli scafisti possa dire lo stesso“.

Una risposta a cui ha replicato il deputato ex radicali dicendo che “l’impostazione giusta non è quella che lei, in un assurda inversione di ruoli, ha detto quando ha chiesto ‘credete davvero che il governo abbia voluto fare annegare i naufraghi di Cutro?’; dobbiamo semmai chiederci ‘Abbiamo fatto tutto per salvare vite umane?’ rispettando la nostra Costituzione“. Lei, ha detto ancora, “dovrebbe chiedere ai partner europei una operazione congiunta e lei avrebbe più credibilità per chiederlo se il governo operasse così“. Il governo per Magi dovrebbe chiedere all’Europa una operazione europea di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, perché “è ora di finirla con la farsa della Sar libica“.

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La foto di un salvataggio di migranti in mare – Nanopress.it

Sempre sul tema dei migranti, la premier ha risposto all’interrogazione di Noi Moderati, quindi anche di Maurizio Lupi, spiegando che l’esecutivo non ha intenzione di “piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe imporre la visione ideologica di un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare“. “Le cause sono dei flussi migratori sono molteplici – ha proseguito – le conosciamo: instabilità politica, crisi economiche aggravate dal conflitto internazionale e, non da ultimo, interessi di potenti organizzazioni criminali di trafficanti spesso dotati di proiezioni transnazionali“, nessun accenno, quindi, alla Wagner, a differenza di quanto fatto dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, o da quello degli Esteri, Antonio Tajani.

MES – Un confronto di Meloni c’è stato poi con Luigi Marattin, deputato del terzo polo, sul Mes. L’ex dem, che ha seguito Matteo Renzi dopo la scissione dal Partito democratico in Italia Viva, ha chiesto alla leader del centrodestra che cosa abbia intenzione di fare l’esecutivo con il meccanismo salva-Stati, che solo l’Italia e la Croazia devono ratificare in Europa. “Finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri“, ha ribadito ancora una volta la premier, anche un po’ spazientita dell’atteggiamento del centrosinistra che mormorava durante la sua risposta al deputato.

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Luigi Marattin, deputato del terzo polo – Nanopress.it

Per dare ancora più credito alla teoria che debba essere ancora discusso a livello europeo, Meloni ha fatto sue le parole del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che da sostenitore del Mes, ha detto che se loro ritengono che il nuovo regolamento da approvare e che sta in piedi dal 2021 “non sia nell’interesse del Paese e non sia adeguato alle sfide, dovrebbe essere il momento di discutere come usarlo come uno strumento di politica industriale europea. Il tema è che l’Europa potrà affrontare le sue sfide se riesce a fare sistema e proiettarsi verso una politica di sviluppo comune, e la proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione dal governo“. Marattin ha controreplicato alla numero uno di Fratelli d’Italia protestando e dicendo che “la verità è che avete ridotto la politica a un reality show in cui tutto è piegato allo slogan che vi piace di più“.

CASE E AUTO GREEN – Dall’alleanza Verdi e Sinistra, nello specifico dal co portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli a Meloni è stato chiesto delle fonti di energia e sull’uso del nucleare, ma anche della posizione dell’esecutivo sulle case green. Per quanto riguarda il primo tema, la premier ha risposto che qualsiasi cosa si deciderà si passerà prima per il Parlamento, precisando che “non siamo pericolosi negazionisti climatici. Riteniamo che nel rispetto degli impegni” presi sul clima “bisogna mantenere un approccio pragmatico e non ideologico“. Insomma, ha spiegato, “stiamo attivando una cabina di regia, il governo considera il gas naturale come vettore necessario a mantenere l’autonomia del nostro Paese e come perno del progetto strategico di diventare l’hub energetico sul Mediterraneo“, e ha poi osservato che come nazione “dobbiamo essere pionieri sulle tecnologie innovative“.

Per quanto concerne, invece, la direttiva dell’Unione europea, la presidentessa del Consiglio ha precisato che con il voto di ieri, “il Parlamento europeo ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa scelta, che noi consideriamo irragionevole, che consideriamo mossa da un approccio ideologico, impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini e della Nazione“.

Sulla questione delle auto green, più specificatamente di quelle elettrice, sollecitata dall’ex sottosegretaria del suo partito all’Università e alla Ricerca, Augusta Montaruli, Meloni ha spiegato di come l’Italia condivida “gli obiettivi della transizione verde e quella digitale” ma che “la stessa parola transizione presuppone un percorso graduale, non si può assecondare un processo che sull’altare della decarbonizzazione ci conduce dritti alla deindustrializzazione“. Lo stop ai motori diesel e benzina dal 2035, ha detto ancora, che va solo nel senso delle macchine elettriche “rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in Paesi extra Ue. Ci sono alternative per coniugare sviluppo e sostenibilità. Occorre l’uscita dai carburanti inquinanti” senza punire “gli interessi dell’Italia dei lavoratori“. “Si è aperto in Europa un dibattito grazie all’Italia, la presidenza svedese ha rinviato il dibattito sull’automotive. Noi siamo soddisfatti. Non si può devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati“, ha concluso sul tema.

SUPERBONUS – Travisando un po’ la domanda del MoVimento 5 stelle, come ha poi precisato il capogruppo, Francesco Silvestri, che, come ha detto poi all’AdnKronos, aveva posto alla premier una questione riguardante “l’aumento dei mutui rispetto alle fasce sensibili della popolazione“, sui cui il pentastellato ha ritenuto che Meloni fosse arrivata impreparata, ma ha comunque riconosciuto che è un problema, ha parlato del Superbonus. “La norma che nasceva da un presupposto condivisibile ha prodotto conseguenze sulle quali il governo lavora da mesi. Una norma che ha consentito la proliferazione di un mercato opaco di circolazione dei crediti fiscali a tutto vantaggio delle imprese ma dei vari intermediari finanziari intervenuti a raccogliere questi crediti“, ha detto la leader di FdI, che ha poi ribadito che già serve è “intervenire sul riassorbimento sui crediti fiscali, ma stando attenti che ci possa essere un’occasione” di lucro per rendite di posizione. “Siamo pronti a correggere gli squilibri“. Per Silvestri, però, ancora all’agenzia di stampa, “Meloni si è messa all’angolo da sola non avendo una soluzione rispetto un problema su cui dibatte tutto il Paese: le ho chiesto dei mutui, ha risposto sul superbonus, veda un po’ lei…” ha detto al termine del question time alla Camera.

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Giuseppe Conte, presidente del MoVimento 5 stelle – Nanopress.it

E alla conclusione, dal gruppo dei Cinquestelle, ha parlato anche il presidente, Giuseppe Conte, che ha detto che la premier ha fatto una “scorrettezza istituzionale“. Non rispondendo alla domanda nel merito, per l’Avvocato del popolo, Meloni è “come se alla domanda ‘per cortesia che ore sono?’ venisse risposto ‘non ho il resto’. È stata una mancanza di rispetto nei confronti di una forza di opposizione  da parte della massima autorità di governo“, ha dichiarato. Non solo, per lui la situazione è ancora più grave perché il tema posto è importante per gli italiani che lo “avvertono sulla propria pelle” e hanno anche proposte “delle soluzioni con gli extraprofitti“. Ancora: “Meloni invece ha fatto solo propaganda e non ha offerto soluzioni per emergenza mutui dei cittadini“, ha concluso l’ex presidente del Consiglio.

RIFORMA FISCALE – Interrogata sulla riforma fiscale dal capogruppo di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, la premier ha confermato che “la legge delega di riforma del sistema fiscale verrà portata in Consiglio dei ministri domani“. “È delle priorità del governo. Siamo convinti che la riforma costituisca un fattore fondamentale per il rilancio dell’economia e per incoraggiare investimenti e imprese“, ha concluso la premier.

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