La sconfitta sonora alle amministrative, le visioni differenti sulla cancellazione del reato di abuso d’ufficio, il commissariamento della Campania, ma anche la manifestazione del MoVimento 5 stelle che ha portato prima alle dimissioni dall’Assemblea nazionale di Alessio D’Amato, e poi all’addio della vice segretaria del Molise, Maria Concetta Chimisso, e a pochi giorni dalle regionali: c’è tanta carne al fuoco nella Direzione del Partito democratico, ma la segretaria, Elly Schlein, non si nasconde, anzi.
Dopo aver ringraziato, infatti, Articolo Uno e Roberto Speranza per essere tornati nella famiglia del Nazareno, la deputata italo americana si è presa le sue responsabilità per quelle che è successo alle comunali, ma ha anche precisato che il Pd non si deve prendere demeriti che non ha, per lo meno non tutti. Ha lanciato l’estate militante, poi, Schlein, che non ha mancato neanche di attaccare la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, sul Pnrr, sul fisco. Attaccata, però, anche per le parole da cui non si è dissociata di Moni Ovadia sulla guerra in Ucraina, la segretaria dem ha ribadito la posizione del Partito democratico, ovvero il sostegno al Paese di Volodymyr Zelensky, che è anche il tema che li divide dal MoVimento 5 stelle. Nel merito delle critiche che sono arrivate dopo la sua partecipazione alla manifestazione dei pentastellate, la deputata ha detto che vanno bene ma serve anche lealtà nei confronti suoi e di tutto lo schieramento.
Con mezz’ora di ritardo (più o meno) rispetto alla tabella di marcia, è iniziata nella sede del Nazareno la riunione della Direzione del Partito democratico, che non sta vivendo uno dei suoi periodi migliori. Ad aprirla (ovviamente), la relazione della segretaria Elly Schlein finita nel tritacarne, in questi ultimi giorni, prima per la sconfitta alle amministrative, poi per aver partecipato alla manifestazione del MoVimento 5 stelle in cui Moni Ovadia ha espresso dei pareri piuttosto discutibili sulla guerra in Ucraina, e Beppe Grillo ha richiamato alle brigate di cittadinanza e ai passamontagna – tanto che prima l’ex candidato alla regione Lazio, Alessio D’Amato, poi la vicesegretaria del Molise (prossimo alle elezioni regionali), Maria Concetta Chimisso, si sono dimessi dai loro incarichi. In mezzo, è vero, anche tanto altro, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, per esempio, i rapporti un po’ tesi con i dem campani capitanati dal governatore Vincenzo De Luca, e quindi appunto la necessità di chiarire e mettere dei punti, da cui ripartire anche nella rincorsa a quel centrodestra, in vista soprattutto delle europee del prossimo anno in cui, per l’occasione, sarà programmata una segreteria nazionale a Ventotene, dove ha appena aperto un circolo Pd.
Il lungo discorso di Schlein, però, è cominciato con i ringraziamenti, a Roberto Speranza, ex ministro della Salute, e al suo Articolo Uno, che ha deciso di confluire nuovamente nella famiglia democratica. “Abbiamo riallacciato il rapporto con tanti mondi attorno a noi. Ora è il momento di mobilitare tutto il partito sulla nostra agenda per l’Italia e l’Europa“, ha iniziato la segretaria che poi si è concentrata su quanto fatto, a livello di rilevazioni, dal 26 febbraio, il giorno delle primarie vinte contro Stefano Bonaccini.
“C’è un’apertura di credito che ci ha consentito di portare il nostro partito, nei sondaggi, dal 15 al 21 percento“, ha precisato infatti, senza però dimenticare che “c’è stato un forte psicodramma attorno alla sconfitta alla amministrative. Noi oggi non abbiamo una coalizione e non vinciamo da soli, così come non abbiamo perso da soli: non attiriamoci più demeriti di quelli che abbiamo“, anche perché non solo il Pd ha perso consensi, lo ha fatto anche la Lega, ma loro, ha spiegato, hanno “una coalizione che si ricompatta e noi non ce l’abbiamo oggi quella coalizione e non pensiamo di essere autosufficienti“.
A prescindere, però, si deve fare qualcosa per combatterla, questa destra, e quindi ha proposto “un’estate militante“. Il compito di Schlein, infatti, è quello di “ricostruire una identità chiara del partito, che ci renda riconoscibili. Se si tenta di rappresentare tutto e il contrario di tutto si rischia di non rappresentare nessuno e lasciare spazi agli altri“. Dopo tutto, ha sottolineato, “questo partito è l’unico che si dà regolarmente sede di discussione ampia e democratica, facciamone buon uso“.
Gli appuntamenti sono fissati. Ci sarà una mobilitazione sul Pnrr e sul progetto dell’autonomia differenziata di Roberto Calderoli. Per quanto riguarda il primo punto, la segretaria, dopo aver attaccato il governo di Giorgia Meloni, che vive la messa a disposizione dei 200 miliardi di euro da parte dell’Unione europea, utili per ammodernare il Paese, come un peso, e ricordando anche come la leader di Fratelli d’Italia “ha passato tutta la campagna elettorale dicendo che bisognava cambiare il Pnrr, dopo nove mesi ancora non ha detto cosa vuole cambiare“, e questo nonostante i solleciti anche da parte del suo schieramento di riferire in aula quali sono le modifiche che vorrebbe apportare, ha chiesto “a tutte le nostre parlamentari e i nostri parlamentari di promuovere nei nostri territori almeno un appuntamento sul Pnrr, coinvolgendo le altre forze politiche ed economiche“.
“Siamo a giugno, sveglia. Noi monitoreremo tutto da vicino. Dagli studentati ai presidi di legalità: il contrasto alle mafie è nel nostro dna“, ha detto ancora la deputata che ha poi dedicato un passaggio anche al welfare, spiegando come si corra il rischio che vengano tagliati i nidi dal Pnrr, e con la prima premier donna della storia della Repubblica italiana.
Ma i fondi che arriveranno da Bruxelles, servono anche ad altro, ovvero a “politiche di accompagnamento alla transizione digitale e alla transizione ecologica vera e giusta, che non lasci indietro le imprese piccole e medie che, da sole, non hanno gli strumenti per stare nelle transizioni epocali. Il Pnrr deve servire a questo, a darsi il piano industriale che manca a questo Paese“. A questo proposito, “il 6 luglio – ha detto Schlein – cominceremo un ciclo di incontri con le nostre proposte per il piano industriale che serve al Paese“.
Sull’autonomia differenziata che, ha precisato, “aumenta le diseguaglianze territoriali in un Paese che aspetta di essere ricucito“, la mobilitazione sarà il 14 e il 15 luglio e assieme ai sindaci: “Alessandro Alfieri e Marco Sarracino stanno già preparando un ordine del giorno“, ha detto. Ma non solo, perché il 30 giugno ci sarà una grande manifestazione sulla casa, tra i fautori c’è l’ex candidato alle regionali in Lombardia Pier Francesco Majorino, e ancora una volta saranno protagonisti i primi cittadini, che hanno il compito di presentare le idee del Partito democratico e far partire una “campagna di ascolto e tirare le fila a settembre“. Sul tema della sanità, invece, il 24 giugno il Pd sarà al fianco della Cgil.
Gli attacchi al esecutivo, anche dopo aver elencato la road map, non sono finiti. Sulle tasse, ha spiegato, “è vergognoso che Meloni parli di pizzo di stato, è una vergogna per l’ideologia che sottende. Noi continueremo a battarci per la progressività fiscale“. E non è un caso, perché citandola più volta direttamente, la leader dei dem ha detto che l’agenda dello schieramento a cui fa capo “racchiude una visione di Paese, che tiene conto del fatto che siamo all’opposizione senza sconti al governo Meloni“.
Parte di questa opposizione passa anche dai diversi pensieri che si hanno sulla gestione dei flussi migratori, e Schlein ha per questo ricordato l’ennesima strage, forse una delle più crudeli, avvenuta nei giorni scorsi: “Davanti alla Grecia c’è stato il più grave naufragio di sempre ed ha ragione l’Anpi a chiedere una giornata di lutto europea per questi morti nell’indifferenza. Serve subito una missione di ricerca e soccorso“. Allargando lo sguardo, però, ha anche aggiunto che si deve “sempre avere l’ambizione di cambiare questo modello di sviluppo, a questo tendono i piani europei e proprio per questi motivi la destra nazionalista li ha scelti come nemici, accanto ai migranti, ai diversi, alla comunità Lgbtq+“.
Dopo un caloroso abbraccio, pronunciato con commozione, mandato a Romano Prodi per la scomparsa improvvisa della moglie Flavia Franzoni, l’italo americana è entrata anche nel vivo delle critiche che sono arrivate negli ultimi due giorni, ribadendo che “siamo stati sempre chiari e lineari sul pieno supporto al popolo ucraino anche fornendo aiuti militari, continueremo a tenere un atteggiamento coerente con i nostri alleati“. Questo, ha continuato, “non significa che rinunciamo a ricercare un approdo di pace, in questo siamo con Mattarella. E sosteniamo lo sforzo della Chiesa e del Cardinal Zuppi. L’appello è quello di non lasciare l’internazionalismo ai nazionalisti“.
Precisato questo, però, c’era da mettere anche altri puntini sulle i. “La settimana prossima si vota in Molise, dove siamo alleati con il MoVimento 5 stelle – ha iniziato sulla questione -. Lo eravamo anche prima della manifestazione. Siamo d’accordo su tutto? No. Sull’Ucraina siamo molto distanti. Se mi invitasse Calenda a una manifestazione andrei anche lì, ma non cambierei idea sul sindaco d’Italia“. Non con Matteo Renzi, però, né con Italia Viva, criticato in apertura dalla segretaria perché una delle prime mosse da numero uno del Pd è stata quella di invitare al Nazareno Silvio Berlusconi.
E quindi le critiche. “Lavoriamo tutti insieme, in maniera corale, serve un’orchestra che suona lo stesso partito“, ha detto ancora Schlein, perché sì va bene discutere, ma si deve essere sicuri nella “lealtà sui temi che ci uniscono“. “Non mi dovrete mai convincere che la segretaria non basta da sola, l’ho detto io fin dall’inizio. Io credo nel gioco di squadra, nella leadership collettiva. A me tocca provare tenervi insieme nella chiarezza della linea politica uscita dal congresso“, ha spiegato dicendo anche che “il logoramento dei segretari non funzionerà“.
Tra molte citazioni di cantanti, per la precisione Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Diodato, tutti chiamati a ribadire l’unità (pur nelle differenze) dello schieramento, Schlein, che ha raccolto l’unanimità dei consensi per il suo intervento, ha parlato anche della festa dell’Unità che, per dimostrare la vicinanza del Pd al territorio, si terrà in Romagna, a Ravenna. Ricordando l’alluvione che ha colpito la regione, ha detto di fidarsi dell’Emilia Romagna, e ha sollecitato il governo a nominare “al più presto un commissario per quel territorio“.
A proposito di Emilia Romagna, dopo la lunga relazione di Schlein, ha preso la parola anche Bonaccini, che è presidente sia della regione, sia del Pd. “Con il congresso di febbraio non abbiamo archiviato la vocazione maggioritaria, altrimenti avremmo archiviato il Partito democratico. Su questo proviamo a capirci. Non è con approcci minoritari che mandiamo via la destra dal governo“, ha iniziato lo sconfitto ai gazebo che poi ha detto che senza il Nazareno, sia il MoVimento 5 stelle, sia il terzo polo “non potranno mai essere alternativi alla destra” ed è per questo che “il Pd deve essere perno della coalizione“.
Per quanto riguarda le polemiche sulla presenza della segretaria alla manifestazione con Grillo e Ovadia (e pure Giuseppe Conte), Bonaccini ha detto di non avere “nulla in contrario a partecipare a iniziative di altri. Vado alla manifestazione Cgil il 24. Ma dobbiamo avere noi iniziativa non andare a rimorchio di altri“. Molto meno cauto è stato invece Alessandro Alfieri.
Se Maria Cecilia Guerra, ex sottosegretaria di Articolo Uno, ha difeso la deputata per la scelta di partecipare al corteo con i pentastellati, il senatore, esponente della base riformista e anche membro della segreteria, ha spiegato che “l’unità si costruisce sul pluralismo. Ho compreso che servisse mandare una delegazione, ma ho compreso meno la necessità di esporre la segretaria alle contraddizioni di quella piazza. Spero che le critiche non siano considerate lesa maestà“.
“Le loro posizioni sulla politica estera e sull’Ucraina sono irricevibili. Le parole di Moni Ovadia sono irricevibili – ha proseguito Alfieri -. Su questo punto bisogna essere chiari. Dire queste cose non significa criticare o indebolire la segretaria, ma confrontarci“. Con un motto di stizza, il senatore ha detto basta alla divisione tra renziana e non: “Chiariamolo, una volta per tutte. Noi riformisti abbiamo fondato il Pd, abbiamo difeso il Pd dalle scissioni e qui restiamo. Hic manebimus, sull’optime ci stiamo lavorando. Fatevene una ragione e mettetevi il cuore in pace“, ha concluso.
Chi ha chiesto una tregua è stato Peppe Provenzano, che ha detto che non si deve fare un Congresso permanente sulla politica estera. “Bene la nettezza della posizione sull’Ucraina – ha continuato il deputato dem, responsabile degli Esteri nella segreteria -, che non cambierà. Ma noi dobbiamo dire più forte la parola Pace se non vogliamo regalarla agli ‘utili idioti’ di Putin“. Per lui, la parola pace significa che la Russia deve tornare a casa, condannando l’aggressore e difendendo l’aggredito, ed è per questo motivo, ancora, che “non si può attaccare la segretaria strumentalmente, come dopo le amministrative, su scelte che non ha nemmeno compiuto. Ma si deve costruire un metodo democratico. No a chi dice ‘separatevi tra riformisti e radicali’. Non mi sono mai piaciuti i caminetti, ma dobbiamo trovare luoghi dove maturino democraticamente le decisioni“, e poi il richiamo proprio a Schlein: “Dobbiamo guardare al mondo fuori da noi, ma la nostra comunità è un patrimonio di cui prenderci cura. Perché senza di questo, nessuna alternativa è possibile“, ha concluso Provenzano.
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo che alle primarie sosteneva Bonaccini, ha invece citato Enzo Tortora nel suo intervento nella sala intitolata a David Sassoli, che è anche esplosa in un applauso fragoroso. Il Partito democratico, per lui, “dovrebbe essere in prima fila per una giustizia diversa e più giusta. In linea con l’articolo 27 della Costituzione“, e l’accenno così come quello sul conduttore parte dal garantismo ma è andato a toccare anche la controversa riforma sull’abuso d’ufficio. Mentre Matteo Orfini, ex presidente dei dem e anche lui vicino al governatore emiliano, ha deciso di non contestare Schlein per la scelta di scendere in piazza con Conte: “Evitiamo discussioni strumentali – ha premesso – Ho osteggiato i 5Stelle ma non mi scandalizzo se si passa cinque minuti a manifestare, visto che con loro ci abbiamo governato. Semmai la questione è un’altra. La destra è forte. Ha radicamento sociale e creato un blocco politico. Serve una strategia per aggredire questo. Ma non possiamo limitarci al posizionamento. Serve aprire processi politici che intacchino quel blocco di consenso“.
Per Gianni Cuperlo, ancora, la segretaria incarna “una domanda di innovazione che oggi è la tua e nostra migliore risorsa. Ma attorno a quella spinta hai il bisogno, io direi il dovere, di portare tutto il partito a condividere la rotta, il linguaggio, il traguardo. Perché questo è il compito di chi guida“. Come detto dalla stessa segretaria nel suo lungo discorso, anche il candidato alle primarie del 26 febbraio (e persino contro Renzi) ha spiegato che il partito, pur con una minoranza interna, deve viaggiare unito, ovviamente “conquistando il riconoscimento e l’autorevolezza che derivano dalla volontà di essere il segretario, la segretaria, dell’intera comunità. Perché il Congresso è finito“.
“Se un partito si confronta – ha detto ancora Cuperlo -, anche su temi difficili, non è mai una cacofonia” perché “l’unità vera si fonda sulla capacità di riconoscere la quota di vero presente nelle ragioni dell’altro“. In conclusione, il deputato ha riconosciuto che non si può azzoppare una leader che si è appena insediata, ribadendo anche che si deve condividere una politica. “Abbiamo da scalare una montagna? Sì. Ma allora meglio farlo in cordata rifiutando di pensare che quello dietro a noi sia una zavorra inutile. Chi apre la cordata ha una grandissima responsabilità. Perché quelli dietro devono fidarsi. L’autorevolezza di chi siede su quella sedia viene anche da qui. Nasce anche da qui“.
Anche la quarta candidata alle primarie, Paola De Micheli, ha preso la parola durante la riunione della Direzione del Partito democratico e ha ricordato che “i segretari più longevi sono stati quelli criticati a viso aperto, anche sui giornali, e non sono caduti nella trappola dell’unanimismo di facciata. Non credo nelle tifoserie e chiedere profondità e condivisione nella nostra discussione non significa lesa maestà“. Secondo la parlamentare dem, “occorre sforzarci per fare un vero salto di qualità e affrontare una fase costituente che sciolga alcuni nodi, ci tolga dall’imbarazzante discussione di massimalisti contro riformisti e al contempo provi a modernizzare alcune nostre posizioni“. Nel merito della partecipazione dell’italo americana alla manifestazione, l’ex ministra dei Trasporti ha detto di non essersi scandalizzata, invece, ma ha avvertito che “le alleanze non si fanno in piazza, perché prima c’è la politica e una prospettiva progressista del Paese“.
Quanto a Pina Picierno, che invece sosteneva la mozione di Bonaccini, ha voluto precisare ancora una volta l’importanza del sostegno al Paese di Zelensky, ribadendo anche quanto sia importante la pace: “Sosteniamo l’Ucraina ma la pace. Sosteniamo l’Ucraina ma l’Europa. Chiariamoci qui e definitivamente. Sostenere l’Ucraina è la pace. Perché la guerra sta dall’altra parte, dalla parte dell’aggressore. Sostenere l’Ucraina è l’Europa. Perché tutto quello che è contro l’Europa sta dall’altra parte, dalla parte di chi non nasconde neanche l’odio verso il nostro sistema di valori aperto e plurale, e chi sta disordinando il mondo. Altrimenti corriamo il rischio di non capirci“, ha detto l’eurodeputata che in apertura della riunione aveva chiesto a Schlein di aprire lo streaming anche dopo il suo intervento ricevendo il parere contrario della segretaria.
Per concludere, almeno per quanto riguarda il Partito democratico, è intervenuto Lorenzo Guerini, non certamente colui il quale sostiene e ha sostenuto di più la causa della deputata dem. “Dobbiamo affrontare questo dibattito con la responsabilità che il contesto in cui ci troviamo ci richiede: un vento di destra che soffia in modo pesante in Europa. Fondato su un’idea di restrittiva di nazione, che esclude chi non la pensa allo stesso modo. Una idea preoccupante per il futuro dell’Unione europea e anche in vista delle elezioni americane e dei possibili effetti di un trumpismo in rimonta. Nei confronti del quale vorrei segnalare che c’è ancora dell’irrisolto da parte del MoVimento 5 stelle lo cito come esempio per dire quali contraddizioni nel rapporto con i Cinquestelle dobbiamo affrontare per costruire un campo alternativo alla destra“, ha iniziato senza mezzi termini l’ex ministro della Difesa che poi ha ribadito che si deve essere consapevoli di questo, specialmente in vista di una futura alleanza “perché i nodi devono essere sciolti con la fatica, non con una breve presenza a una manifestazione“.
Dato che è stato chiesto di essere sinceri e franchi, Guerini ha detto a Schlein che, pur non volendone azzoppare la segreteria, “la parte finale della tua relazione è stata inutilmente polemica sul tema. Chi guida deve farsi carico della complessità della nostra comunità e delle decisioni fondamentali che dobbiamo assumere per rafforzare insieme il nostro partito. E la dialettica, se leale, anche quando è aspra, non è lesa maestà, ma se portata avanti con solidarietà e rispetto serve innanzitutto a te, Elly“. “Sulla scelta di partecipare alla manifestazione di Conte ho già detto pubblicamente ciò che penso: le parole dette sull’Ucraina sono indecenti e non possono essere parole accettabili per il nostro partito. È una questione dirimente perché la guerra all’Ucraina sta cambiando la storia“, ha concluso l’attuale presidente del Copasir.
Ma chiamato in causa dalla segretaria, e poi anche dagli altri, anche l’ex premier ed ex segretario del partito ha voluto dire la sua in un lungo post sui social in cui, per l’ennesima volta, ha messo in evidenza i risultati ottenuti alle europee del 2014, quando il Pd era riuscito ad andare oltre il 40% delle preferenze. Ma non solo, perché Renzi non ha perso occasione per ribadire la subalternità sua e del suo schieramento rispetto al movimento di Conte, in richiamo proprio alle parole di Schlein.
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