Il presidente cinese Xi Jinping ha parlato alla Cina e ha puntualizzato quali sono i principali obiettivi delle autorità cinesi. Ciò che preoccupa di più è la riunificazione tra Pechino e Taiwan, soprattutto ora che l’astio nei confronti degli Stati Uniti è più forte che mai.
Nonostante Taiwan abbia avuto la possibilità di organizzarsi, fino ad oggi, in maniera autonoma potendo gestire istituzioni e ambito commerciale è riconosciuta da Pechino come una provincia ribelle cinese e dal momento in cui gli Stati Uniti hanno intensificato le interazioni con Taipei è stato più che evidente il malcontento di Jinping, che ritiene l’intera missione statunitense come un affronto mirato che ci va ad aggiungere alle questioni del pallone spia e della guerra tecnologica che stanno attanagliando attualmente le tue potenze globali. Il primo discorso del leader, non appena ha assunto ufficialmente il terzo mandato, ha precisato quali obiettivi perseguirà Pechino in quale direzione ha intenzione di andare Jinping.
Oggi, 13 Marzo, il capo di Stato Jinping ha parlato nel suo primo discorso del terzo mandato presidenziale degli obbiettivi che saranno perseguiti. Ciò che è emerso chiaramente è che e che è stato messo in evidenza dal presidente della Cina è la volontà di rafforzare la sicurezza nazionale è costruire un esercito “grande muro d’acciaio”.
Il punto principale da cui poter sviluppare tutto il resto, ovvero gli obbiettivi statali in programma e, soprattutto, per gli ambiti commerciali e produttivi è poterlo fare in sicurezza e, pertanto, la modernizzazione in modo completo in ogni ambito va di pari passo con la difesa nazionale il rafforzamento dell’esercito.
Xi ha precisato che: “Dobbiamo trasformare l’Esercito popolare di liberazione in un grande muro d’acciaio che salvaguardi efficacemente la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo”.
Il presidente cinese ha parlato a circa 3000 delegati del Congresso del Popolo dopo essere stato approvato dall’unanimità per essere il capo di Stato per altri cinque anni. Il cerimoniale nel quale è stato reso nuovamente presidente della Cina si è dimostrato un evento sentito e condiviso dai deputati del Congresso nazionale del Popolo, che ha reso il capo di Stato cinese dall’alto dei suoi 69 anni il presidente più longevo della Cina comunista dalla sua Fondazione nel 1949.
Xi ha voluto ringraziare in maniera decisa i delegati per averlo riconfermato nuovamente e ha precisato in merito che: “Questa è la terza volta che assumo l’alto incarico di presidente. La fiducia delle persone è la più grande forza trainante per me per andare avanti, e anche una grande responsabilità sulle mie spalle”.
Poi all’interno del suo discorso ha menzionato, come in tutti i suoi discorsi ufficiali, le limitazioni imposte alla Cina dalle potenze occidentali ostili e con un tono nazionalista ha precisato che la sofferenza è dettata da: “potenze straniere prepotenti” ed ha precisato inoltre come il partito comunista si è riuscito a far prosperare la Cina riuscendo anche a cancellare l’umiliazione nazionale”.
Ha voluto sottolineare che: “Il popolo cinese è diventato padrone del proprio destino. Il grande ringiovanimento della nazione cinese è entrato in un processo storico irreversibile”.
Poi, inevitabilmente, la questione è andata a scontrarsi con la delicata faccenda della riunificazione di Taiwan, da tempo ormai temuta dai taiwanesi che sono però spalleggiati costantemente dagli Stati Uniti.
Il Partito Comunista Cinese ritiene che la democrazia autonoma di Taiwan faccia parte del proprio territorio di competenza statale e precisa che la sovranità territoriale cinese non verrà mai intaccata ma, soprattutto, non esclude l’uso della forza per riprendere il controllo dell’isola ribelle. Questo è stato causato dalla decisione degli USA hanno inviato Nancy Pelosi ad agosto 2022 in visita a Taipei e cui ha gettato attrito nei rapporti bilaterali e ha contribuito a deteriorare repentinamente i rapporti tra Washington e Pechino.
L’avvicinamento costante della Casa Bianca alle autorità taiwanesi ha generato un meccanismo che potrebbe portare ad uno scontro in quanto il popolo di Taiwan, in larga maggioranza, si sente taiwanese e non più di appartenenza cinese in quanto l’isola ha creato una propria identità nel corso degli anni, forgiata dalle diverse presenze e influenze straniere all’interno del Paese che la differenziano dal filo di pensiero Cinese e pertanto i cittadini hanno paura di perdere la propria identità.
La Cina sta cercando di spingere il più possibile per allentare la pressione economica che è stata un crescendo ed è stata in gran parte causata dalla Politica Zero COVID e che, per la prima volta, ha visto una sorta di immobilità cinese inusuale e ora la ripresa economica e produttiva è essenziale per il capo di Stato Jinping.
Per permettere al popolo cinese di realizzare questi traguardi è necessario ampliare la sicurezza del paese.
La questione militare, discussa dal presidente cinese, ha subito un forte scossone anche a causa delle dinamiche scaturite dal conflitto tra Russia e Ucraina. Ciò che ha insegnato il conflitto in territorio ucraino è che è necessario essere sempre pronti a difendersi ma anche ad un’eventuale attacco e così Pechino ha deciso di non tralasciare la questione Taiwan ma anzi ha intensificato le operazioni economiche, diplomatiche e militari.
Il fatto che Jinping non abbia pubblicamente e fermamente condannato l’invasione russa in territorio ucraino ha generato il timore tra le autorità internazionali che possa capitare la stessa cosa con Taiwan ovvero che Pechino tenti di rinviarlo riunificare Taipei con un’invasione.
Il leader cinese ha dichiarato in merito: “Dobbiamo… promuovere attivamente lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto, opporci fermamente all’interferenza di forze esterne e alle attività separatiste di Taiwan e far avanzare risolutamente il processo di riunificazione nazionale”. Il discorso ha raccolto l’apprezzamento della Sala del Popolo, dove il discorso del presidente è stato incoronato da un grande applauso.
Xi ha chiesto anche di coordinare in maniera più proficua e produttiva lo sviluppo la sicurezza del paese sottolineando che: “La sicurezza è la base per lo sviluppo, la stabilità è il prerequisito per la prosperità”.
Il capo di Stato cinese durante gli anni trascorsi al comando della Nazione, ha introdotto riforme sull’esercito cinese per renderlo moderno e competitivo, tanto quanto le potenze internazionali e a organizzato la Marina dell’esercito cinese in maniera moderna formando la flotta militare più grande del mondo.
Nei giorni scorsi si ha parlato dell’aumento chi è il presidente cinese ha introdotto per la spesa militare che aumenterà del 7,2% quest’anno e vede una cifra pari a 224 miliardi e questo per contrastare tensioni geopolitiche crescenti e una corsa alle forniture militari globale sempre in rialzo.
Ha anche cercato di consolidare ulteriormente il suo personale controllo sulle armi militari e civili per diventare così ancora più assertivo e dominante in questa nuova fase cinese.
La volontà di rendere ancora più efficiente l’esercito popolare cinese arriva mentre le relazioni tra Stati Uniti e Taiwan sono alquanto tese e mostrano, attualmente, relazioni bilaterali deteriorate e evidente diffidenza reciproca.
Jinping tiene molto al far presente che non lascerà spazio agli aggressori che attaccano il territorio cinese e le tensioni emerse con gli Stati Uniti spaziano attualmente in diversi settori partendo dal commercio arrivando alla tanto discussa tecnologia e alla guerra dei chip fino alla questione importantissima di Taiwan.
La scorsa settimana si è assistito a un evento inusuale ovvero ad alcune dichiarazioni fatte dallo stesso Jinping in merito agli Stati Uniti dove ha accusato chiaramente l’Occidente di seguire consigli e raccomandazioni statunitensi in merito alle azioni da compiere.
Secondo quanto ha affermato gli USA hanno la colpa di guidare le nazioni occidentali a: “contenere e sopprimere la Cina e portarla gravi sfide senza precedenti”.
Qin Gang, il nuovo ministro degli Esteri che è andato a sostituire l’alto diplomatico Wang, ha spiegato che se gli Stati Uniti non frenano questo attacco deliberato alla potenza cinese saranno sicuramente responsabili di un confronto e di un probabile conflitto.
Jinping ha dimostrato con l’ultima dichiarazione che l’intenzione di riunificarsi a Taiwan e di riportare l’isola ribelle sotto il dominio della Cina continentale è qualcosa di radicato nella sua idea personale e che vuole portare a termine anche per dimostrare di non aver perso terreno e di essere ancora la superpotenza mondiale di sempre.
Nella scorsa dichiarazione pubblica, stranamente, il presidente cinese si è riferito chiaramente agli Usa senza velare le accuse come di consueto dato che spesso ha utilizzato parole come potenze occidentali o paesi occidentali ostili ma ha voluto sottolineare invece la contrapposizione con gli Stati Uniti andando così a prendere posizione contro di essi e contro le autorità di Washington.
Mentre emergono queste dichiarazioni le autorità internazionali osservano e tengono monitorata la situazione intorno a Taiwan, dopo che sono state attuate incursioni cinesi in territorio taiwanese, sia per via aerea che via mare, e la risposta degli usa è stata quella di ampliare la propria presenza nella zona dell’indo pacifico ottenendo il permesso di utilizzare quattro basi nei pressi dell’isola di Taiwan.
Con l’aumentare della pressione di Pechino anche gli Stati Uniti hanno ampliato le manovre congiunte militari con Taipei, dove sia le autorità che i cittadini, sono preoccupati di un’imminente invasione cinese che vada a minare la democrazia che vige attualmente sull’isola.
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