Nel 2018, gli Stati Uniti, il Messico e il Canada hanno vinto l’assegnazione dei prossimi Mondiali di calcio maschili, quelli del 2026. Se quelli appena conclusi sono stati i primi a essere giocati in autunno, in un Paese mediorientale, questi che verranno saranno i primi a vedere impegnate 48 squadre (contro le 32 che, invece, disputano la fase finale dal 1998).
Saranno 16 gli impianti sportivi che diventeranno i palcoscenici della coppa del mondo Fifa, la maggior parte negli Stati Uniti. Dalla federazione presieduta da Gianni Infantino, però, si sta cercando di capire quali formule utilizzare per il torneo vero e proprio. La prima ipotesi era quella di organizzare dei gruppi a tre squadre, ma l’ultima fase dei gironi dei Mondiali in Qatar, e il rischio di combine, ha cambiato i piani della Fifa, che ora sta valutando altri tipi di soluzioni.
Come potrebbero essere organizzati i Mondiali di calcio del 2026
I Mondiali in Qatar si sono conclusi tra molte polemiche e la vittoria dell’Argentina di Lionel Messi poco meno di dieci giorni fa, eppure è già tempo di pensare alla prossima edizione della coppa del mondo, la terza volta che si svolgerà in Messico, la seconda negli Stati Uniti e la prima in Canada. Saranno, infatti, tre gli Stati che ospiteranno il primo torneo della Fifa a cui potranno accedere 48 nazionali (e magari ci rientrerà anche l’Italia, stavolta).
Che il massimo torneo internazionale di calcio venga organizzato da più di un Paese non succedeva dal 2002, quando furono assegnati al Giappone e alla Corea del Sud, d’ora in avanti, (molto probabilmente), invece, diventerà prassi proprio perché sono aumentate le squadre partecipanti, e anche nel 2030 in lizza ci sono diverse triadi.
Tornando all’organizzazione in sé e per sé, dalla coppa del mondo in Francia del 1998, vinta pure dai Bleus, le nazionali che arrivano alla fase finale dei Mondiali sono 32, sono organizzate in otto gironi all’italiana da quattro squadre ciascuno, con le prime due che accedono agli ottavi di finale, a partita secca.
Nel Paese mediorientale, dal 20 novembre al 18 dicembre sono state giocate 64 partite, con la nuova formula, che ancora deve essere studiata del tutto, i match saranno molti di più, e rispondono all’esigenze del mercato: venderne il più possibile, e possibilmente in più continenti – in Qatar, per la prima volta, si sono qualificate alla fase a eliminazione diretta almeno una nazionale per continente -, oltre che più persone che, effettivamente, compreranno i biglietti.
In media, almeno una federazione di uno Stato su quattro riuscirà a qualificarsi ai Mondiali, dalla Uefa ne arriveranno 16, tre in più di adesso, dal Sud America saranno sei, almeno nove (contro le cinque attuali) proverranno dall’Asia, mentre dall’Africa se ne qualificheranno almeno otto, anche loro tre in più rispetto agli ultimi Mondiali.
“Almeno” perché al termine delle qualificazioni continentali, ci sarà un ulteriore torneo di spareggio intercontinentale tra sei squadre di diversi continenti, e in cui due squadre su sei saranno scelte in base al loro posizionamento nel ranking Fifa, per provare a limitare la possibilità che squadre importanti restino tagliate fuori dalle qualificazioni.
Come si potrebbero organizzare nella fase a gironi
L’idea di partenza della federazione guidata da Gianni Infantino era quella di dividere le nazionali in 16 gironi da tre squadre ciascuno, con le prime due che si sarebbero poi qualificate ai sedicesimi di finale (e non più agli ottavi), portando le partite totali a 80.
I Mondiali in Qatar e qualche avvenimento passato come quello del 1982, conosciuto come “la vergogna di Gijon” in cui la Germania dell’Ovest vinse per 1-0 contro l’Austria, l’unico risultato che avrebbe garantito a entrambe di accedere alla fase a eliminazione diretta per contro di Cile e Algeria, che avevano giocato in precedenza, ha reso necessario giocare le ultime due partite del gruppo alla stessa ora a partire dal 1986, ma ha anche reso palese la possibilità di andare incontro ai cosiddetti “biscotti”, che in questa maniera verrebbero facilitati.
Non solo, però, perché perdendo la prima partita, come per esempio è successo all’Argentina quest’anno contro l’Arabia Saudita, la qualificazione verrebbe compromessa già dall’inizio, rendendo probabilmente anche meno spettacolare il torneo in sé se venissero eliminati fin da subito squadre ad alto potenziale. Quindi, in pratica, l’ipotesi che nel 2017, quando si pensò di ampliare il torneo, era la più convincente e accreditata, ha perso nel corso del tempo appeal.
Secondo The Athletic, la Fifa starebbe considerando l’introduzione di una serie di calci rigore, che di solito si tirano dopo i supplementari in caso di parità, ma solo nella fase a eliminazione diretta. Ecco, l’idea è quella di introdurli già ai gironi, dando un punto bonus alle squadre che li vincono. Addirittura si potrebbero tirare prima che inizi la partita stessa, e quindi a prescindere dal risultato, in modo da assegnarlo di default una volta conclusa la gara.
L’ipotesi, però, che al momento ha più senso è quella che vedrebbe ancora i classici gironi a quattro squadre, che diventerebbero quindi 12, portando 24 squadre tra prime e seconde, e altre otto che sarebbero le migliori terze, in tutto ci sarebbero 32 nazionali che si dovrebbero giocare i sedicesimi e via dicendo. Il problema di questa formula nascerebbe dal fatto che le partite da disputare diventerebbero 104, 40 in più rispetto a prima.
Molte di meno sarebbero, ancora, se da ciascun girone si qualificasse solo una squadra e quattro migliori seconde, così da arrivare quanto prima ad avere le 16 nazionali che si giocherebbero “solo” gli ottavi. Questa sembra una delle idee meno accreditate perché per la Fifa è molto importante che di partite se ne giochino tante (per i motivi di cui si è parlato poco fa).
E infatti, la terza possibilità sul piatto, accennata anche dall’ex allenatore dell’Arsenal Arsene Wenger, ora direttore tecnico della Fifa, è quella di dividere le 48 nazionali in due tabelloni da 24 squadre ciascuno che giocherebbero due tornei paralleli se non per la finale che assegnerà il titolo, in cui si scontrerebbero, appunto, le vincenti dell’ulteriore sfida finale di ciascun gruppo.
In pratica si tratterebbe di riproporre gli schemi noti fino al 1994, in cui le nazionali erano 24 e si qualificavano già le prime due di ogni girone e le migliori terze, ma con il doppio delle gare (e dello spettacolo). Il modello, tra l’altro, si rifarebbe anche all’Nba, in cui a trovarsi contro sono sempre le rispettive vincitrici delle leghe Est e Ovest.
Entro il 2023, comunque, si arriverà a una sintesi, oltre che una decisione, mentre l’anno dopo si sceglierà quale sarà la sede dei Mondiali del centenario, proprio quelli del 2030.