Una delle questioni più delicate da capire nella guerra tra Russia e Ucraina è comprendere per quanto durerà il sostegno degli alleati occidentali e, in particolare, degli Stati Uniti al Paese guidato da Volodymyr Zelensky. Negli scorsi giorni, qualche incertezza era emersa a riguardo per Joe Biden, in vista delle elezioni di midterm, ma nelle ultime ore sono arrivati segnali chiari in tal senso. Ecco la ricostruzione di tutti i passaggi della vicenda.
Il conflitto a Est ruota attorno a equilibri e dinamiche molto chiari per il mondo occidentale e il sostegno all’Ucraina è uno dei perni indispensabile su cui si basa il futuro della controffensiva ucraina. Gli aiuti militari inviati dagli Stati Uniti sono assolutamente decisivi per Zelensky e i numerosi appelli del presidente lo dimostrano senza alcun dubbio. Le elezioni di midterm, però, incombono e non tutti sembravano d’accordo sulla posizione assunta dagli americani fin dal 24 febbraio. Le ultime dichiarazioni e i fatti, però, hanno smentito dubbi sul futuro sostegno degli USA contro la Russia.
In Ucraina la partita è più ampia rispetto alle sole questioni relative il Cremlino e il Paese invaso e riguarda gli equilibri di tutto l’Occidente. La situazione attuale è evidente e profondamente cambiata rispetto a qualche settimana fa: la controffensiva è nel vivo, con l’esercito russo che accusa diverse perdite sul campo di battaglia e sulle posizioni precedentemente conquistate. Una sofferenza che gli alleati europei, e soprattutto statunitensi, di Zelensky stanno alimentando con continui aiuti inviati alle truppe del Paese invaso, con armi specifiche e che costano miliardi e miliardi di dollari.
Linfa vitale per Kiev che, negli ultimi giorni, ha vissuto con una certa attesa e apprensione quello che filtrava proprio dagli Stati Uniti. I sondaggi legislativi del prossimo mese, infatti, secondo quanto ha riportato il “Washington Post” potrebbero essere decisivi e incidere anche sul gran numero di aiuti militari che Washington ha inviato per contrastare l’offensiva di Vladimir Putin fin dallo scorso febbraio. Una sconfitta o una vittoria, infatti, potrebbe portare a un ammorbidimento del sentimento repubblicano che potrebbe avere conseguenze sul nutrimento della controffensiva ucraina. Ma andiamo con ordine.
In America, infatti, c’è grande attesa per quello che succederà sul fronte interno. Diversi sondaggisti, infatti, hanno allarmato sugli equilibri dell’attuale governo, sottolineando che i repubblicani potrebbero riprendersi la Camera dei rappresentanti. E proprio dai repubblicani è filtrato un certo sentimento di dispiacere circa gli enormi aiuti e le somme spese destinate per sostenere l’Ucraina. E il problema non è solo economico, perché c’è chi teme per gli equilibri con la Cina, chi sottolinea la necessità di dare priorità alle questioni interne e l’importanza di una maggiore supervisione. Tutti i repubblicani della Camera, ad esempio, avevano votato contro un disegno di legge di finanziamento provvisorio in cui erano previsti 12 miliardi di dollari per l’Ucraina.
L’occhio di Kiev, quindi, non può che essere puntato sulle questioni americane, tanto che, riporta sempre il ‘Washington Post’, un alto funzionario ucraino ha sottolineato che la loro dipendenza dalle armi fornite dagli alleati costringeva le truppe ad avanzare il più velocemente possibile sul campo di battaglia, riconquistando le posizioni perse da febbraio. Se l’Europa è nella morsa della crisi energetica, gli Stati Uniti sono alle prese con elezioni di midterm che potrebbero cambiare l’orientamento e il coinvolgimento degli USA nella guerra. Per forza di cose, però, i vertici ucraini mantengono una certa fiducia sugli aiuti americani, anche perché i fatti hanno dimostrato un pieno sostegno da Joe Biden, nonostante la riluttanza di alcuni repubblicani.
Gli ultimi appelli arrivati da Zelensky, soprattutto dopo i bombardamenti di lunedì scorso a Kiev e in alcune delle principali città ucraine, hanno subito trovato risposta nel presidente degli Stati Uniti, che ha ribadito il pieno sostegno al Paese invaso contro Putin. Di certo, le polemiche interne con Donald Trump non aiutano. Il tycoon, infatti, ha sempre dichiarato durante la sua amministrazione e non solo che il focus dovesse essere rivolto sui cittadini americani e non sugli aiuti. Fin dall’inizio, comunque, il sostegno in gran parte bipartisan degli Stati Uniti ha sfidato l’animosità prevalente al Congresso. E anche tra i repubblicani non emergono posizioni univoche, anzi.
Il senatore Mitch McConnell e il senatore James M. Inhofe sono veri e propri leader, che hanno sostenuto l’aiuto militare all’Ucraina. Però, ci sono anche altri repubblicani, tra cui il senatore Josh Hawley e Roger Williams che hanno storto il naso. Intanto, Fox News ha anche insinuato il dubbio su dove stessero andando i fondi destinati all’Ucraina, mettendo in dubbio, di conseguenza, il flusso verso il Paese assalito da Putin. La speranza di alcuni al Congresso è che prevalga la sicurezza, piuttosto che la spinta alla controffensiva. Il pericolo è, quindi, che prevalgano le questioni interne di fronte alla richiesta di armi sempre più sofisticate e specifiche da parte dell’Ucraina.
Un altro timore di Kiev è che la Russia possa sfruttare le elezioni midterm per indebolire il sostegno bipartisan, interferendo con l’esito del voto, attraverso vere e proprie campagne di disinformazione. Il Cremlino ha già dimostrato quanto sia importante la macchina della propaganda e quanto i media possano incidere sulle questioni interne ed estere.
Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, l’ha detto chiaramente: “Ovviamente mi preoccupo che alcuni politici non ricevano le informazioni giuste. I russi usano i media in modo così forte contro il mondo”. Il recente voto sulla spesa, comunque, riguardava questioni importanti rispetto al solo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina. Inoltre, la direzione presa dalla guerra, come le minacce russe, l’incubo nucleare e l’avanzata di Zelensky potrebbero ammorbidire anche la posizione dei repubblicani. Non bisogna dimenticare anche che è interesse dell’Europa e degli Stati Uniti continuare a finanziare l’Ucraina, dato che il conflitto sta avvenendo sul suo territorio e rappresenta un problema dell’intero mondo occidentale.
La pressione del Paese assalito, in ogni caso, continuerà a essere importante in questa fase per continuare ad avere gli aiuti necessari per sostenere la controffensiva e da più parti le risposte sono state affermative.
Nonostante la situazione interna che vi abbiamo illustrato, quindi, i segnali delle ultime ore sembrano smentire chiaramente qualsiasi voce che indichi l’interruzione del sostegno americano all’Ucraina, anzi. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha detto senza mezzi termini che gli USA continueranno a difendere “la libertà e l’indipendenza” del Paese guidato da Zelensky. Il tutto si è tradotto nell’invio di nuove armi per un valore di 725 milioni di dollari, annunciato direttamente dal governo americano.
Un sostegno che continuerà e che è ancora più importante dopo il bombardamento di lunedì scorso da parte di Putin sulle infrastrutture dei civili, su Kiev e in alcune delle più importanti città ucraine. Il presidente russo, allo stesso tempo, non ha fatto alcun passo indietro, dichiarando di non pentirsi di nulla e facendo intendere che l’ulteriore escalation in senso distruttivo nella guerra non sarebbe rimasta isolata. Una porticina aperta al dialogo con Kiev resta aperta, ma ora Zelensky non ha alcuna intenzione di sedersi al tavolo delle trattative.
Non è l’unica voce decisiva che è arrivata dagli Stati Uniti. Infatti, il portavoce del Pentagono, Patrick Ryder, ha dichiarato chiaramente via Twitter che gli USA continueranno a sostenere l’Ucraina. Si tratta di una vera e propria smentita indiretta alla disamina di Fox News che hanno posto il dubbio sulla fornitura delle nuove armi richieste tra cui i famosi missili Himars, i missili anticarro Javelin, i sistemi di difesa aerea Stinger e gli obici M-777. Ryder sottolinea chiaramente: “Continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri alleati per fornire all’esercito ucraino armi chiave sul campo di battaglia”.
Non solo, perché il Dipartimento di Stato americano ha dato anche ulteriori dettagli circa il nuovo pacchetto di armi che sono state inviate alle truppe di Zelensky. Si tratta di forniture che provengono direttamente dalle scorte del Pentagono e hanno sottolineato che l’assistenza militare data all’Ucraina ha un valore totale di 18,2 miliardi di dollari. Di questi, 17,6 miliardi sono stati inviati da quando è partita la guerra a Est. Blinken, tra le altre cose, ha confermato che il pacchetto di aiuti militari è stato ben calibrato rispetto alle richieste di Zelensky e alle necessità dell’Ucraina per proseguire la controffensiva. Gli USA si sono concentrati sui sistemi lanciarazzi Himars, munizioni, veicoli corazzati e forniture mediche. Mancano, invece, i sistemi anti-missile che aveva richiesto l’Ucraina.
La preoccupazione di Kiev, quindi, è andata via via scemando, come dimostra l’ultima reazione di Zelensky. Il presidente ucraino si è rivolto direttamente a Biden per esprimere tutta la sua gratitudine per gli ultimi aiuti militari. Il pacchetto comprende, inoltre, anche armi leggere con oltre 2.000.000 di munizioni. Su Twitter, Zelensky ha scritto senza mezzi termini: “È uno splendido regalo per la Giornata dei Difensori dell’Ucraina. L’invasore russo sarà sconfitto e l’Ucraina sarà libera”.
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