I fatti risalgono all’aprile 2020, quando l’influencer pugliese, Alessia Ferrante si è sottoposta a un intervento di liposuzione. La ragazza è morta in sala operatoria e a distanza di 3 anni si cerca ancora di capire quali siano state le cause del decesso.
Nel giugno del prossimo anno, presso il tribunale di Bari, ci sarà il processo davanti la prima sezione penale.
Le cause della morte di Alessia Ferrante
Tre anni dopo si cerca ancora di capire quali siano state le cause del decesso di Alessia Ferrante, morta durante un intervento di liposuzione alle gambe in uno studio polispecialistico di Monopoli, nella città metropolitana di Bari. Doveva essere un semplice intervento di chirurgia estetica ma qualcosa, purtroppo, è andato storto.
I familiari dell’influencer chiedono giustizia e il medico che la operava si difende dichiarando che dalle perizie effettuate sul corpo della donna di 37 anni sia emerso l’uso di cocaina.
“Gli esami clinici svolti dai consulenti del pubblico ministero hanno accertato che il tutto si è verificato nell’ambito di un utilizzo cronico di cocaina verosimilmente alla simultanea assunzione di alcol da parte della paziente, elemento ad avviso della difesa assai rilevante per come poi gli eventi si sono drammaticamente evoluti”.
Queste sono state le parole dei legali della difesa.
Le dichiarazioni dei familiari
I familiari di Alessandra Ferrante, l’influencer di Bisceglie, vogliono vederci chiaro circa la morte della donna avvenuta nell’aprile del 2020 mentre si stava sottoponendo a un intervento di liposuzione alle gambe.
I legali del medico che la operava hanno dichiarato che sul corpo della 37enne sia emerso l’uso di cocaina. Gli avvocati dei familiari, invece, sostengono, che la donna sia deceduta a causa di un arresto cardiaco sopravvenuto in seguito a un sovradosaggio anestetico.
Infatti, dalle perizie è emerso che all‘influencer siano stati somministrati due anestetici, la lidocaina e la bupivacaina.
“Il giudice ha valutato che vi siano gli elementi per il rinvio a giudizio dopo aver respinto per due volte la richiesta di patteggiamento, prima a un anno, poi a un anno e quattro mesi”.
Queste le dichiarazioni dei legali dei familiari di Alessia Ferrante, i quali hanno spiegato che dall’esame autoptico non è stato l’abuso di droga e alcool a portare la vittima alla morte ma il sovraccarico di anestetico.
Soltanto il processo che si terrà presso il tribunale di Bari nel giugno del prossimo anno potrà stabilire la verità in cui il medico dovrà rispondere di omicidio colposo.