E’ stato identificato l’uomo che la sera del 31 agosto ha ucciso a fucilate l’orsa Amarena, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo. Si tratterebbe di un 56enne il quale si è giustificato dicendo di aver sparato in quanto l’animale era entrato dentro la sua proprietà, quindi un gesto impulsivo per difendere la sua famiglia, per paura di un’aggressione.
La Procura di Avezzano, ha aperto un fascicolo nei confronti del responsabile del gesto, denunciato a piede libero per uccisione di animale e con l’aggravante della morte di un orso.
È stata uccisa a fucilate lo scorso 31 agosto l’orsa Amarena, alla periferia di San Benedetto dei Marsi, simbolo del Parco Nazionale dell’Abruzzo. Si difende l’uomo responsabile dell’accaduto.
“Ho sparato per paura ma non volevo uccidere, l’ho trovata dentro la mia proprietà è stato un atto impulsivo, istintivo”.
Queste le parole del 56enne il quale ha avuto paura dell’animale. L’uomo al momento è stato denunciato a piede libero per uccisione di animale e con l’aggravante della morte di un orso. Nel frattempo la Procura di Avezzano ha aperto un fascicolo nei confronti del responsabile del gesto.
Il responsabile legale e vice presidente del WWF Italia, Dante Caserta, ai microfoni di Fanpage.it ha spiegato quali rischi potrebbe correre l’uomo responsabile di aver ucciso l’orsa Amarena, cercando di capire in primo luogo che tipo di reato gli verrà contestato in quanto c’è un po’ di confusione riguardo tale disciplina.
Secondo Caserta due sono le leggi che si potrebbero applicare: o la legge 157 articolo 30 per l’uccisione di specie particolarmente protette prevede la reclusione da 2 a 8 mesi e una sanzione da 774 euro a poco più di duemila euro.
La seconda opzione, invece, risulterebbe il reato 554 bis del codice penale con una pena che va dai 4 mesi ai 2 anni di reclusione.
Secondo le leggi vigenti in Italia, quindi, l’uomo responsabile di aver sparato all’orsa non rischierebbe pene eccessive. Nel nostro Paese, tra l’altro, non è la prima volta che si assiste a episodi del genere. Un caso simile si è registrato nel 2014 quando un orso bruno marsicano del territorio di Pettorano sul Gizio è stato ucciso.
Il responsabile è stato condannato nel 2021 dalla Corte di Cassazione solamente al pagamento delle statuizioni civili. I soggetti del WWF lanciano un grido di allarme e chiedono che vengano aumentate le pene per coloro i quali uccidono degli esemplari a rischio estinzione.
“si è uccisa una orsa femmina tra le più prolifiche che ci sono, si è fatto danno forte alla specie”.
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