Emettere lo scontrino fiscale è – o forse farei meglio a dire sarebbe – un obbligo per qualsiasi esercente. D’altra parte richiedere l’emissione di uno scontrino fiscale dovrebbe essere un diritto – ma anche un dovere – per ogni cittadino. Spesso però non è così. Per motivi diversi – dalla solidarietà, visti i tempi di crisi, alla fretta e al desiderio di evitare polemiche – non si può fare a meno di registrare un diffuso disinteresse verso l’emissione dello scontrino fiscale.
Sgombriano subito il campo. Dal lontano 2003, grazie al Decreto Legge numero 269, la Guardia di Finanza non può più erogare una sanzione al cliente che esce da un esercizio commerciale sprovvisto di scontrino fiscale, dopo aver effettuato un acquisto.
La Guardia di Finanza può solo fermare un cliente che esce da un negozio, e dopo essersi qualificati mostrando la tessera di riconoscimento, chiedere informazioni in merito agli acquisti effettuati senza creare situazioni di “disagio, preoccupazione, oppure turbamento” – come recita una recente circolare del Comando Generale della Guardia di Finanza. I finanzieri secondo la circolare dovrebbero anche cercare di evitare i controlli su minorenni, e anziani.
Le sanzioni possono essere irrogate solo nei confronti dell’esercente, e si va dai 500 euro – almeno – per la mancata emissione di uno scontrino fiscale – la sanzione è pari al 100% dell’imposta per l’importo non documentato, e può essere comminata anche per l’emissione di scontrini o ricevute fiscale per somme inferiori al prezzo effettivamente pagato -, ai 1.000-4.000 euro per il registratore di cassa non installato ed ai 250-2.000 euro per il misuratore fiscale guasto – e per il quale non c’è stata una richiesta tempestiva di intervento.
Anche se non ci sono sanzioni pecuniarie per i clienti che non richiedono lo scontrino fiscale, dobbiamo continuare a richiedere questo documento perché rappresenta l’unica prova – l’unica riconosciuta dalla legge – di avere effettivamente fatto un acquisto. Senza scontrino fiscale non si può richiedere il cambio di un articolo – perché, per esempio, non ci siamo accorti al momento dell’acquisto di un difetto del bene comprato – o beneficiare di eventuali detrazioni fiscali – ovvero della possibilità di scaricare alcune spese a condizione di avere lo scontrino fiscale che attesta l’avvenuto acquisto.
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