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Cosa sta succedendo in Iran dopo i primi messaggi inviati dal nuovo sistema di videosorveglianza

In Iran sono entrante ufficialmente in funzione le telecamere di sorveglianza installate dal regime, che sono la nuova metodologia per verificare le infrazioni attuate dalle donne e ragazze in merito all’utilizzo dell’hijab. Nonostante le ammonizioni occidentali, le autorità iraniane hanno plasmato la metodologia di verifica delle violazioni riguardanti le norme relative al velo ma il rigoroso rispetto richiesto dalle leggi della Sharia è sempre uno dei punti focali e indissolubili del governo iraniano.

Khamenei – Nanopress.it

Nelle scorse ore è stata toccata la questione velo e sorveglianza dalle massime cariche in Iran ovvero sia il presidente Raisi che la guida Suprema Khamenei. Entrambi sostengono che il rispetto delle leggi islamiche sia la base della legislazione iraniana e non accettano nessuna intromissione occidentale, che anzi vedono come la causa della rivoluzione popolare che ha preso piede a seguito della morte di Mahsa Amini, deceduta a causa delle percosse ricevute dalla polizia morale per aver indossato male il velo.

La dura repressione che è stata attuata successivamente da parte del regime iraniano ha portato alla morte di oltre 500 manifestanti e alla detenzione decine di migliaia di giovani, che hanno subito soprusi e maltrattamenti come monito per chi volesse intraprendere le stesse azioni. Ora le proteste si sono riaccese più violente a causa degli avvelenamenti che hanno colpito moltissimi istituti scolastici femminili e che costretto oltre 5.000 studentesse a ricorrere a cure mediche ospedaliere. Ma anche a seguito della sorveglianza che sta sollevando polemiche e proteste sia interne all’Iran che internazionali.

I messaggi di avvertimento inerenti le violazioni sull’uso del velo in Iran

In Iran è stata modificata la modalità nella quale vengono verificate le violazioni delle norme che regolano l’utilizzo del velo, ma mantenendo in essere le pene previste in precedenza, inserendone di nuove plasmate in base allo sviluppo della società come per esempio il blocco dei conti corrente.

Quando diversi mesi fa a Raisi preannuncio la sua volontà di cambiare la metodologia di verifica e soprattutto di punizioni per aver utilizzato male o non averlo indossato, la comunità internazionale aveva sperato in un cambiamento dettato da tutto ciò che era emerso quasi sette mesi di protesta popolare, proprio per chiedere diritti ed uguaglianza al genere femminile e malleabilità nel rispetto delle leggi di castità e velo.

Sia il capo di Stato che la Guida Suprema dell’Iran camei, massime cariche statali,  sostengono che l’utilizzo del velo faccia parte integrante della cultura iraniana islamica e piuttosto che rinunciare all’applicazione più dura delle norme preferiscono sostanzialmente reprimere la popolazione e mantenere in essere la loro volontà di essere totalmente dipendenti e sottomesse alle leggi della serie A soprattutto quando si parla di donne.

Dopo i nuovi avvelenamenti e l’introduzione delle telecamere di videosorveglianza montate all’interno dei luoghi pubblici, quindi uffici ma anche attività e luoghi di aggregazione esterni come parchi avranno lo scopo di individuare le violazioni e in posizioni inerenti il velo e inviano automaticamente, dopo la scansione del volto e la constatazione della violazione, un messaggio di avvertimento che rappresenta la prima ammonizione che prevede poi multe attuali sono davvero importanti e difficilmente sostenibili dalla popolazione.

Nelle scorse ore sono cominciati ad arrivare gli SMS che avvisavano di una violazione presunta sull’utilizzo del velo. Diversi uomini iraniani hanno affermato di aver ricevuto messaggi di testo sull avvertimento inerente l’hijab.

Quello che ha sollevato in realta molta tensione e il fatto che siano arrivati anche per esempio a uomini che si trovavano in auto soli e pertanto senza accompagnatrici femmine da poter sanzionare.

Le testimonianze riguardo alle ammonizioni inerenti il velo verso il popolo iraniano

Iran International ha raccolto diverse testimonianze che rivelano il contenuto dei messaggi ma, soprattutto, che essi sono arrivati a  persone innocenti e addirittura di sesso maschile e non hanno imposizioni ovviamente riguardo alle leggi di castità è velo.

Mohammad Alì Abtahi , ex vicepresidente dell’iran riformista ha dichiarato che: “Ho ricevuto un messaggio di avviso per l’hijab! Giuro su Dio che ero solo in macchina!”.

Abtahi è soprattutto un religioso e ha scherzato in merito alle telecamere di sorveglianza della polizia, dopo il messaggio che lo avvisava di utilizzare il turbante per stemperare la cosa ma soprattutto gettare attenzione sulla problematica.

Un uomo iraniano ha condiviso su Twitter la sua esperienza in merito al messaggio ricevuto: “Ho ricevuto un messaggio di testo che mi avvisava di rispettare le regole dell’hijab. Penso che le telecamere di sorveglianza non siano in grado di distinguere tra uomini e donne. I cinesi [apparecchiature e software di sorveglianza] sono apparentemente la ragione di ciò. Sono troppo moderni!”.

Per parlare di situazioni inerenti l’hijab viene utilizzato l’hashtag NoToCompulsoryHijab e  spesso gli utenti condividono anche l’immagine della testo chi è stato mandato loro. loro un’immagine del messaggio di testo che aveva ricevuto.

La polizia iraniana ha deciso di mandare un messaggio di massa nei giorni scorsi per avvisare la popolazione sull’introduzione delle telecamere con al suo interno riportato che: “Caro cittadino, il rispetto della legge sull’hijab e il rispetto di essa è necessario come qualsiasi altra legge” .

Un sito di notizie online locale ha riferito che dalle statistiche ufficiali sembra che ci siano in Iran 141 milioni di sim card attiva.

L’invio dei messaggi di avvertimento sembra essere costato alle autorità già in estrema crisi ben due trilioni di rial ovvero 40.000 $.

Nelle ultime settimane si è intensificata ulteriormente la repressione inerente l’utilizzo del velo e, sia funzionari statali che  figure di spicco religiosa, comprese le massime cariche iraniane Raisi e Khamenei, hanno ribadito la posizione intransigente in merito all’utilizzo del velo e hanno chiesto esplicitamente alle aziende di rifiutare di servire le donne che non utilizzano correttamente l’hijab.

Per evitare accendere nuovamente un contrasto la pensata delle autorità iraniane è stata quella di cedere alle imprese statali e private il peso della decisione e soprattutto della contestazione della violazione ma questo non ha fatto altro che creare ancora più problematiche Per il popolo che vede come una sorta di scaricare il problema sulla stessa popolazione e le proteste hanno ripreso vita in maniera accesa.

L’opposizione all’hijab obbligatorio è diventata una questione di principio per il regime iraniano che non tollera minimamente le violazioni popolari e ci si accanisce con forza.

Una manifestazione della propria importanza influenza e soprattutto un gesto che dimostra la libertà nello scegliere come mandare avanti il Paese, nonostante siano state avanzate moltissime ammonizioni da parte degli Stati occidentali. Ma è proprio l’occidente secondo le autorità che è responsabile di ciò che sta capitando In Iran dove  l’influenza delle Nazioni occidentali sta plasmando la popolazione.

Le imprese saranno punite, nel caso non facciano rispettare l’utilizzo del velo, con multa in contanti e anche la chiusura dell’attività a causa delle violazioni attuate dai clienti. Non si tratta di una novità in Iran ma il ritorno di avvertimenti e minacce importanti sta esercitando una forte pressione Sull’ambito commerciale e della vendita al dettaglio ma anche dell’ospitalità in un momento in cui la popolazione iraniana sta vivendo una crisi economica e sociale senza precedenti.

Secondo diversi esperti legali e della Sharia islamica  rendere responsabili le imprese per l’applicazione dell’hijab non ha un’azione giustificabile nemmeno secondo le leggi islamiche.

Iran impiccagioni pubbliche – Nanopress.it

L’esperto di diritto islamico Mohsen Borhani ha dichiarato in un tweet che non esistono limitazioni inerenti alla vendita di merci che possano giustificare religiosamente e illegalmente l’obbligo che è stato deciso di far pesare sulle imprese iraniane.

Ha sottolineato che non ha giustificabile in nessuna maniera chiudere un’attività nel caso in cui una donna non indossi il velo.

Hassan Rouhani altri esponenti politici iraniani hanno sottolineato è suggerito più volte di organizzare un referendum riguardante le questioni importanti in Iran, che includerebbero al loro interno l’utilizzo del velo e dare così potere decisionale anche al popolo.

Ma il leader camei a categoricamente escluso questa possibilità e criticato la scelta di proporre un referendum.

Ha affermato riguardo la questione che: “Chi dice che le varie questioni del Paese possano essere sottoposte a referendum? In quale parte del mondo lo fanno? Chi dice] /che tutte le persone che partecipano a un referendum hanno la facoltà di analizzare quella materia? Che tipo di richiesta è questa?”.

Opporsi e sfidare le regole di utilizzo del velo si sono trasformati in una sorta di disobbedienza civile che ha come scopo quello di sollevare la questione a livello internazionale e far ent mare all’interno del problema realmente il popolo e le autorità internazionali per capire l’entità  del problema  .

Molte donne hanno deciso di manifestare contro questa limitazione della propria libertà di espressione, condividendo foto dove si mostravano senza isab vicino alle telecamere di sorveglianza.

Il  caporedattore del giornale intransigente Kayhan Hossein Shariatmadari ha che si tratta di immagini “falsificate”.

Il leader supremo ha sottolineato l’incapacità della popolazione di intraprendere scelte e si è opposto immediatamente al referendum.

Ovviamente la retorica attuata dal leader è fuorviante o almeno cerca di esserlo per la popolazione in Iran, ma non viene minimamente sfiorata l’uccisione da parte del regime iraniano di oltre 500 giovani manifestanti e nemmeno viene toccato l’argomento e torture e soprusi a cui sono stati costrette e sottoposte migliaia di innocenti.

Rouhani e Mousavi sono tra i maggiori sostenitori del coinvolgimento del popolo nelle scelte dell’iran ma sono state derisi e screditati dai funzionari statali.

Khamenei ha dichiarato che: “Le attività degli studenti non dovrebbero polarizzare la comunità studentesca e il Paese. La polarizzazione è la volontà del nemico. Le richieste degli studenti devono essere accompagnate dal realismo e fornire soluzioni scientifiche e pratiche. Le difficoltà non demoralizzano un giovane studente motivato. Studia e lotta per risolvere i problemi”.

Attivisti insieme a gruppi politici e riformisti iraniani hanno chiesto espressamente di prendere in considerazione l’idea di una votazione e oltre 400 attivisti politici e giornalisti hanno deciso di firmare una dichiarazione a sostegno dell’appello del leader politico del movimento dei Verdi  per cercare di porre fine al dominio clericale.

La dichiarazione riporta:Con l’attuale risveglio sociale e la disillusione della società nei confronti delle riforme all’interno dell’attuale struttura [politica], non c’è altro modo che permettere alle persone di decidere del proprio destino”.

Le autorità internazionali hanno diverse opinioni in merito alla questione dell’utilizzo delle camere come videosorveglianza per verificare le infrazioni relative alle norme del velo e le posizioni sono essenzialmente due ed estremamente contrastanti.

Da un lato, ci sono coloro che sostengono che l’utilizzo delle telecamere per attuare un controllo costante sull’utilizzo  del velo sia un’ingerenza nella sfera individuale e un atto di repressione delle libertà personali di ogni individuo. Questa posizione critica l’approccio del governo iraniano nei confronti delle donne e sostiene inoltre che le telecamere siano uno strumento subdolo e non accurato per intimidire il genere femminile.

D’altro canto, ci sono persone che vedono l’uso delle telecamere come un passo avanti verso il rispetto delle leggi iraniane e la tutela della sicurezza pubblica. Questa posizione sottolinea che il velo non è solo una questione di scelta personale, ma una legge vigente nella Repubblica islamica iraniana, ma anche ch l’utilizzo delle telecamere può incoraggiare le persone a rispettare le norme e prevenire comportamenti devianti.

Proteste contro gli avvelenamenti in Iran – Nanopress.it

In ogni caso, ci sono anche preoccupazioni riguardo all’effettiva efficacia delle telecamere nel controllare l’uso del velo, e all’uso improprio delle immagini registrate per scopi di sorveglianza più ampi. Inoltre, alcuni osservatori internazionali vedono l’uso di telecamere come parte di una tendenza più ampia di aumento della repressione delle donne in Iran, che potrebbe limitare il progresso dei diritti delle donne in generale.

In definitiva, il pensiero internazionale riflette la complessità delle questioni legate all’uso delle telecamere per controllare l’utilizzo del velo in Iran. Mentre alcune persone vedono l’uso di telecamere come un passo avanti nella tutela delle leggi iraniane, altre vedono ciò come un intrusione nella sfera personale e una minaccia alla tutela delle libertà individuali.

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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