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Kokito è il nome con cui si fa chiamare Mohamed Hamduch, un jihadista che ha aderito all’Isis, il gruppo islamista alla conquista del mondo attraverso un califfato. Sta diventando famoso sul web, oltre che in patria, visto che ama farsi fare delle foto con le teste mozzate dei suoi nemici uccisi. E non è il solo, sono stati individuati altri collezionisti di teste con la mania delle foto. Ma cosa sta succedendo adesso in Siria?
All’orrore della violenza non c’è mai fine, ma non deve pensarla così, Mohamed Hamduch, il jihadista dell’Isis, che dopo aver ucciso i suoi nemici, ne taglia le teste e si mette in posa tra esse per farsi scattare delle macabre foto della vittoria.
Il Collezionista di teste, conosciuto pure come Il macellatore di Castillejos, prima di partire per la Siria e fare della jihad la sua vita, viveva gestendo un negozio di abbigliamento.
Il ventottenne islamista radicale è nato e vissuto in Marocco, a pochi chilometri dalla frontiera con la Spagna, ed è sposato con Asia, una ragazza spagnola.
Dal suo profilo Twitter, Kokito scrive: “Un giorno nella mia terra tornerà la guerra santa”.
A reclutarlo sarebbe stato Mustafa Maya Amaya, che dopo aver raccolto potenziali jihadisti in Europa li ha mandati il Mali, in Libia e in Siria.
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Chi colpisce Kokito? Chi sono le sue vittime? Molti sono soldati di Bashar Al Assad, altri sono semplici passanti.
Ma Kokito non è l’unico cacciatore di teste, in giro è già stato individuato pure un tale che risponde al nome di Khalid Abdel Rahman, di origini olandesi, che si è fatto scattare delle foto mentre teneva due teste in mano e altre cinque stavano intorno ai suoi piedi.
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Cosa sta succedendo ora in Siria?
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La guerra in Siria prosegue in tutta la sua tragedia. Nel solo mese di luglio oltre 5 mila persone sono state uccise, tra le quali circa mille civili, compresi 225 bambini. Inizialmente in Siria sembrava esserci una netta contrapposizione tra i ribelli anti-Assad, sostenuti dai paesi occidentali, e il Presidente siriano, che godeva del supporto di diversi Stati asiatici e mediorientali, tra cui la Russia, la Cina e l’Iran. Ma ora ci troviamo davanti a una guerra civile in cui i principali gruppi ribelli sono associati con al-Qaeda o con altre milizie estremiste come lo Stato Islamico, e le atrocità si sprecano.
Le infiltrazioni jihadiste hanno determinato una moltiplicazione esponenziale dei gruppi estremisti, tra i quali il più pericoloso è sicuramente lo Stato Islamico, i cui miliziani non combattono soltanto contro le Forze armate di Assad, ma si scontrano frequentemente anche con gli altri gruppi ribelli. Il Governo di Assad, che inizialmente aveva perso diverse città dietro l’avanzata dei ribellli, oggi controlla tutta la Siria occidentale ad eccezione di alcune piccole aree situate intorno alla città di Daraa. La capitale, Damasco è divisa in due parti, con le zone centrali (dove sono i vari uffici governativi) controllate da Assad e le periferie nelle mani dei ribelli. Nelle regioni settentrionali vi sono diverse aree controllate dalle milizie curde.
Le forze governative di Assad hanno trovato un alleato nelle milizie libanesi Hezbollah, sciite come il Presidente siriano, ma considerate terroriste da Stati Uniti, Unione Europea, Egitto, Israele, Australia e Canada. Negli ultimi giorni circa 50 jihadisti sono stati uccisi nel corso di una serie di imboscate organizzate congiuntamente dalle forze di Assad e dalle milizie Hezbollah. Nel frattempo sulle montagne del Qalamun, situate nella parte sud occidentale della Siria, miliziani del Fronte al-Nusra, braccio operativo di al-Qaeda in Siria, hanno stretto un accordo con i guerriglieri dell’Isis, sebbene al-Qaeda abbia rinnegato i leader dell’Isis. Inoltre il 2 luglio scorso, una bomba – quasi sicuramente piazzata da uomini dell’Isis – ha ucciso il capo di al-Nusra mentre era nella sua auto.